Quasi un editoriale

Distruggere

Il terzo atto della nostra trilogia risuona di triste attualità. Il tema della distruzione pare quanto mai accordarsi con i tempi e con gli anni che stiamo vivendo. Il panorama della geopolitica confonde e spaura i cuori; la cronaca dei quotidiani sembra sovrabbondare di atrocità assortite. Perché? Perché la distruzione, la voglia di abbattere hanno spesso la meglio sul desiderio di costruire o custodire qualcosa o qualcuno? La risposta è venuta da sola in una spiaggia libera che si affaccia sul Mediterraneo. Uno di quei luoghi che resistono a mala pena all’invasione geometrica di sdraio e lettini per lasciare posto ad anarchiche borse frigo, teli

Gli articoli

La distruzione di Dresda

Si dice che per costruire bisogna distruggere. A volte, purtroppo, si distrugge solo per il piacere di distruggere, per vendetta. È quello che è successo tra il 13 e il 15 febbraio 1945, durante la Seconda Guerra Mondiale, a Dresda, in Germania. Situata nella Germania orientale, sulle rive dell’Elba, Dresda era chiamata la “Firenze sull’Elba” per la sua architettura barocca, i musei, i teatri, le gallerie d’arte e una grande tradizione musicale. Fino al 1945, la città era stata in gran parte risparmiata dai bombardamenti alleati, probabilmente perché non era un obiettivo strategico in quanto priva di importanti industrie belliche e di particolari strutture militari.

Gli effetti distruttivi dell’AI: ne parliamo con il sociologo Francesco Pira

L’intelligenza artificiale è diventata oramai parte integrante della nostra realtà sociale. Ne fanno un uso smodato non solo gli studenti, per le attività didattiche, ma anche molti adulti per lo svolgimento delle loro attività professionali o per gli hobbies.  Se il suo uso è senz’altro utilissimo nei campi della scienza, della medicina, della tecnologia, per citarne solo alcuni, non è altrettanto così in altri settori la cui facile accessibilità da parte di chiunque, se male gestita, può produrre effetti davvero deleteri. Primi fra tutti le varie “allucinazioni” che possono caratterizzarne le risposte e creare dei cortocircuiti specialmente nei confronti di chi non ha adeguate conoscenze

Eterna (auto)distruzione: dall’ira divina alla crisi ambientale

Allora Dio disse a Noè «È venuta per me la fine di ogni uomo, perché la terra, per causa loro, è piena di violenza, ecco io li distruggerò insieme con la terra.» (Genesi, 6,13) Innumerevoli sono i miti che narrano la distruzione della terra ad opera degli dèi. In moltissime culture le divinità adirate avrebbero scatenato diluvi che, sommergendo terre e animali, avrebbero punito la malvagità degli esseri umani. Ho scelto di iniziare dal diluvio narrato nella Bibbia forse il più famoso al grande pubblico, tra quelli che ho scelto. Dio guardando sulla terra si accorse della corruzione e crudeltà degli esseri umani e si

Il castello che si distrusse due volte

Bocconi in riva al mare, si spalmava addosso crema solare rubata a un tramonto violaceo, l’estate dei 18 anni. Io, mio fratello e gli amici sonnecchiavamo su progetti riciclati da qualche telefilm, i gomiti piantati in uno spicchio di sabbia difeso a denti stretti nella ressa degli ombrelloni, a Kaukana. Lo spettro da spiaggia arrivò alla velocità dei quanti. Era forse lontano parente di uno di quegli jiin che terrorizza i musulmani, sollevando mulinelli maligni su più vaste distese di sabbia. Io non gli interessavo affatto e non voleva farmi del male, ma mi usò per un suo esperimento o apprendistato che ancora oggi ricordo.

Su amore e distruzione in “Gli anni al contrario” di Nadia Terranova

“Si amavano, sappiatelo”, scriveva il poeta spagnolo Vicente Aleixandre (1898-1984), premio Nobel per la Letteratura nel 1977, in calce agli aspetti naturali assunti dal sentimento degli amanti: “Giorno, notte, tramonti, aurore, spazi, / onde nuove e antiche, fuggitive, perpetue, / mare o terra, naviglio, letto, piuma, cristallo, / metallo, musica, labbro, silenzio, vegetale, / mondo, quiete, sua forma”. E nel verso non vi era un annuncio a chi ascoltava, ma l’affermazione che le relazioni umane fossero destino o condanna, come lasciava intendere il titolo della sua raccolta La distruzione o amore (1935). Lontani dal mito di Platone della febbrile ricerca della metà e dalla “perversione

Baudrillard, le Torri Gemelle e dintorni

Il nuovo millennio è stato inaugurato da uno dei più celebri eventi distruttivi della storia recente: il crollo delle Torri Gemelle, in quel fatidico 9/11 che proprio in questi giorni ci capita di ricordare. Si tratta di una vicenda drammatica e senza dubbio opaca, oggetto di speculazioni e teorie cospirazioniste che, sebbene non provino nulla, sollevano altresì molteplici quesiti sulle modalità e le responsabilità dell’attacco. Tuttavia, nemmeno le ipotesi più fantasmagoriche sulle cause dell’accaduto riescono a pareggiare l’importanza e il grado di interesse suscitato dall’evento in sé e dalla sua portata. Qualora, infatti, decidessimo di sottrargli ogni valenza politica, ogni legittimo interrogativo, congettura ed isteria,

Fetonte e la superbia distruttrice

Già nell’epoca antica si alzava un ammonimento riguardo la distruzione della Natura, della Terra e quindi di noi stessi: il Mondo senza la presenza umana ha vissuto e forse vivrebbe meglio, è invece l’essere umano che senza la Natura non sopravvivrebbe; ma la nostra arrogante presunzione ci porta a negare tutti quei segnali inequivocabili sull’imminente catastrofe ambientale. Nelle Metamorfosi di Ovidio troviamo un eclatante esempio di questa superbia, è la vicenda di Fetonte, che preso dalla hybris, cioè da una giovanile tracotanza, rischiava di travolgere definitivamente l’ordine cosmico.Figlio di Febo Apollo, dio del sole, e di Climene, Fetonte si intestardisce nel dimostrare le sue origini

Variazione sul tema

Crollano le cattedrali, martoriate dai mortai.Crollano le convinzioni, costruite sull’acqua.Crollano le case, fondate sulla sabbia.Distruzione. Comporta sempre un prima, e un dopo.Distruzione. Avviene ogni volta che qualcosa è stato precedentemente creato, alacremente costruito.Osserva un bambino, che negli ultimi giorni di settembre, quando l’aria è ancora calda e la spiaggia accogliente, vuole salutare l’estate con la sua opera d’ingegno: ancora un altro castello di sabbia. Il più bello.Raccoglie paletta e secchiello. Accumula la sabbia, la impasta. Se ne serve, con la perizia acquisita nei mesi precedenti, maturata a tentativi elaborati mischiando acqua e rena in giuste dosi per creare le più varie consistenze.Per primo costruisce il

Quante volte ancora l’aeroporto di Comiso sarà distrutto?

In tempi di progetti faraonici, di infrastrutture che promettono di cambiare i destini della Sicilia, una comunità in ansia prova a salvare un aeroporto perfettamente funzionante ed estremamente utile per i cittadini e per le imprese turistiche. L’affaire dell’aeroporto di Comiso è sulle pagine social, sui giornali, e se ne è parlato anche nelle sedi istituzionali regionali e nazionali. Non mi soffermo sulle vicende odierne, sul rimpallo di responsabilità, sugli intrecci tra politica ed affari, sull’immobilismo della nostra classe dirigente e sullo strapotere della SAC, e del suo socio di maggioranza, la camera di commercio del Sud Est. Purtroppo questa non è la prima volta

A te…

Ti scrivo un’ultima volta adesso che non ci sei più. Hai sempre distrutto quel che ti stava attorno. Eri una contemporanea Re Mida, a cui però, contrariamente al re della Frigia, era stato concesso da Dioniso di rovinare ogni cosa. Eri bella e sapevi di esserlo, elegante, con un grande fascino. Il tuo salotto accoglieva l’ intellighenzia di quegli anni. Eri un’affabulatrice e al pari delle sirene incantavi chi ti ascoltava! Hai illuso chi si perdeva d’amore per te. Come Circe trasformavi i tuoi pretendenti in docili servi, proni ai tuoi piedi. Hai fatto soffrire tua madre sposando un uomo che era stato il prete

E ora ti distruggo!

La distruzione del sistema, quello che lo precede cronologicamente o quello dell’avversario. Per distruggere un sistema basta poco: è sufficiente trovare quel minimo particolare che, inevitabilmente, fa crollare tutto l’apparato. Dei filosofi in fondo ho sempre ammirato l’attitudine critica che, spesso, si esercitava come arte della distruzione. Il principe della destabilizzazione era il Socrate dei dialoghi Platonici, fortissimo a demolire i suoi avversari, rigoroso e formidabile, attraverso l’ironia, nel far individuare il nodo problematico allo stesso avversario, rigoroso e terribile allo stesso tempo nel farlo impietosamente ritrattare per poi indurlo a richiedere di essere illuminato. Poi, onestamente, si perdeva, forse perché dietro la sua figura

La vergogna delle mine antiuomo

“Alla fine della guerra nei Balcani la Croazia fu il primo Paese ad attivarsi seriamente per lo sminamento. Dopo 30 anni, nonostante quest’ impegno, è ancora lontana dal raggiungimento dell’obiettivo”. Così si esprimeva la giornalista Milena Gabanelli in un suo intervento su LA7 alcune settimane fa. Le sue parole ci ricordano il drammatico fardello causato da questa insensata e ignobile “strategia” bellica. Se è vero che la guerra fa schifo, questo segmento della guerra stessa fa ancora più schifo. Perché non determina altra “vittoria” che una condanna generalizzata senza bandiere. In quanto, a conclusione della guerra, chiunque potrà rimanerne vittima. Paradossalmente potrebbe capitare che il

Il giorno dell’implosione

“…ho previsto che sarei restato solo in casa mia e mi butto sopra il letto e mi abbraccio il tuo cuscino non ho saputo prevedere solo che però adesso io vorrei morire.” La sala d’attesa era un vuoto freddo, si sentivano i pianti dei gatti e quelli delle loro madri umane, la disperazione di persone che facevano transazioni dall’altro lato della parete, bip… bip… bip… suono di monitor. Lo vidi alle 11 del mattino. Avevo appena lavato il suo peluche preferito: uno scoiattolo con una coda folta. Pensavo a lui, a come avesse passato la notte, a che non sentisse di essere stato abbandonato. Quando lo vidi incapace di muoversi in

“Così va la vita”?

Inizia e finisce sempre allo stesso modo. Con un uomo che racconta, con una città che brucia, con un tempo che non scorre ma si ripete. “Mattatoio n. 5” non è solo un romanzo, è un nodo alla gola, un grido soffocato che rimbalza tra passato e futuro, un inno spezzato contro ogni guerra — tutte le guerre — anche quelle che credevamo giuste. Billy Pilgrim, il protagonista, o forse solo il doppio trasparente dell’autore Kurt Vonnegut, non è un eroe. Non combatte davvero, non vince nulla, non salva nessuno. È un uomo spinto dagli eventi, trascinato dal tempo, sballottato da guerre che non ha

Nella moda nulla si distrugge, piuttosto salviamo una brioscia per Miranda

Anche nella moda, nulla si crea, nulla si distrugge e tutto si trasforma. Mettete da parte Lavoisier e i principi della termodinamica, perché stavolta a parlare come uno scienziato è Miranda Priestly, caporedattrice della rivista di moda Runway, potente e autorevole come l’abbiamo conosciuta sulle pagine di Il diavolo veste Prada di Lauren Weisberger (2003) e nel film di David Frankel (2006). E la circostanza è più che insolita, se certe dichiarazioni, anziché dal suo ufficio di New York, provengono addirittura da via Mormino Penna a Scicli, cuore del Barocco Ibleo. I capelli scolpiti nel taglio d’argento, la silhouette affusolata, gli outfit alla moda la

Distruggere per ricostruire: tra Shiva, Hegel e Kafka

C’è un paradosso che ho imparato viaggiando in India: la distruzione non è necessariamente una fine, ma un passaggio; non un muro che chiude, ma una porta che apre. Questa consapevolezza l’ho acquisita non solo leggendo testi sacri o filosofici, ma osservando la mentalità e il modo di vivere delle persone. In India, l’idea che ogni fine porti con sé un inizio è presente ovunque: nei templi, nei mercati affollati, persino nei sorrisi delle persone che ti offrono un chai bollente nel caos folle di una torrida Mumbai. Il simbolo per eccellenza di questa visione è Shiva, il dio che danza la distruzione per permettere