Quasi un editoriale
Passi
Quando anni fa la mia fidanzata mi disse che, pur lavorando a tempo pieno ed essendo prossimi al matrimonio, si sarebbe iscritta all’università mi sono lanciato in una promessa che voleva avere l’intenzione di un incoraggiamento. Ecco cosa avrei fatto: le avrei regalato un paio di scarpe per ogni “30” conquistato agli esami. Intendiamoci, non che io sia troppo generoso e nessuno osi pensare che io non avessi fiducia nella mia consorte. Solo che non mi aspettavo che sarei diventato a breve socio di maggioranza di varie multinazionali delle calzature, nel giro di tre anni. Ogni esame un grande successo, insomma. Per fortuna la casa
Gli articoli
Tutti i passi non fatti
Tutti i passi che non ho fatto continuano a guardarmi. Non chiedono spiegazioni, non avanzano pretese: semplicemente stanno lì, come promemoria di ciò che il tempo ha lasciato fuori campo. Ci penso spesso. Ai silenzi che non ho ascoltato perché avevo fretta di dire, alle deviazioni che non ho preso per paura di sprecare il fiato, agli incontri sfiorati mentre credevo di essere al centro di qualcosa. È curioso: ciò che manca definisce quanto ciò che resta. Ogni luogo attraversato ha escluso un intero universo che, in quell’istante, non ha avuto occasione di manifestarsi. Non si tratta di rimpianto, ma di constatazione: l’identità non è
Con passi giapponesi di Patrizia Cavalli: l’eccezione della prosa che incede con la poesia
«Scardinante» fu l’attributo cui ricorse la Giuria dei Letterati dell’edizione 2020 del Premio Campiello, per accogliere Con passi giapponesi (Einaudi, 2019) nella cinquina dei finalisti insieme al nome di Patrizia Cavalli (1947-2022), autrice delle più note raccolte di poesia italiana del Novecento. In quell’anno straordinario – come dimenticare l’emergenza pandemica, l’ombra dei secoli medievali sulla fine del mondo, la tragedia delle morti, l’obbligo del distanziamento sociale, le ricadute economiche ed emotive sulla quotidianità umana – anche la straordinarietà dell’opera presentata era indubbiamente di evidente portata, e tuttora basta scorrere l’indice dei sedici testi della raccolta o lasciarsi catturare dal primo che le dà il titolo,
Le passeggiate solitarie di Walser
Era uscito come sempre, quella mattina, per la sua solita lunghissima passeggiata solitaria. Lo trovarono due ragazzini di una fattoria vicina, in escursione sugli sci, incuriositi da quella figura riversa sulla neve. La faccia verso il cielo, e la mano sul cuore, avvolto in un mantello nero. Il cappello rotolato un po’ più in là. Era il giorno di Natale del 1956. Come caduto da un sogno, e dimenticato. Robert Walser è considerato uno dei più grandi scrittori e poeti svizzeri. Ma è una considerazione silente, sommessa, quasi un ossequio alla sua volontà in vita: quella scelta di scomparire, lentamente e inesorabilmente lungo un sentiero
Io cammino
Quanti passi mancano all’arrivo? È una questione di gambe, della loro lunghezza, della falcata. Ci siamo quasi, mi dicono, ma non me ne accorgo nemmeno, sono troppo concentrato a misurare il mio passo, ad aumentarne la velocità, che poi è una questione di frequenza. Ma io non frequento nessuno, cammino da solo, non preoccupandomi del percorso, penso a rimanere in piedi, a non inciampare. Ma quanti passi mancano all’arrivo? Non ne sono certo, pare che non sia distante, ma la prospettiva è un po’ distorta e mi sfuggono le proporzioni tra le cose e, per questo, dispero di arrivare. Nel frattempo percorro spazi sempre più
A Ferrara, sui passi dello scrittore Giorgio Bassani
Oggi ho pensato di condurvi in bici in giro per Ferrara, sui passi dello scrittore per il quale l’elegante città estense fu luogo di adozione. Nato a Bologna da una benestante famiglia ferrarese di origine ebraica, Giorgio Bassani cresce e compie gli studi liceali a Ferrara, la città in cui è ambientata l’intera sua opera narrativa. L’intera famiglia Bassani ha abitato in via Cisterna del Follo n.1, dentro le mura, dall’inizio degli anni Venti quando il nonno paterno, David Bassani (un commerciante di tessuti benestante), l’ha acquistata e l’ha rinnovata per viverci con moglie e figli. Tutti i Bassani hanno lasciato Ferrara nell’autunno del 1943
I passi mancati: quando l’URSS sfiorò la Luna
Certo: immortale l’impronta di Neil sulla ghiaia lunare, impressa dagli scarponi della Storia alla data del 20 luglio 1969. Ma c’è una vicenda di passi mancati che merita almeno la consolazione del racconto. Già, perché alla fine degli anni ’60 l’Unione Sovietica era a un (piccolo) passo dal piantare per prima un paio di suole socialiste sul suolo grigio della Luna.I russi avevano quasi tutto: una navicella per arrivarci e una per scenderci, calcolatori che oggi verrebbero umiliati da un tostapane smart e un manipolo di cosmonauti pronti a tutto (tranne forse a sopravvivere all’hardware). Quello che mancava alla radiosa Luna dell’Avvenire era un Von
I “passi” nella poesia: tra attese e rimpianti
Il “passo” rappresenta il movimento di chi cammina, di colui che si sposta e lascia un’impronta di sé, anche invisibile, sulla terra. Ma possiede, inoltre, delle interpretazioni figurate che indicano il procedere, l’avanzare, non solo fisico: ad esempio “fare un passo falso”, nel senso di sbagliare, oppure leggere “il passo di un libro”, ovvero un brano tratto da un libro. Nell’ambito poetico, la parola passi è usata in modo frequente, sia in senso proprio che in senso figurato o metaforico e si sposa con lo stato d’animo del poeta stesso, dandone un afflato personalizzato e coinvolgente. Ne “La morte è una curva della strada”, Fernando
Passi che il tempo ha consumato
In una società dominata dalle macchine, dove l’umano sbiadisce nel virtuale e l’intelligenza diventa artificiale, i passi sono una forma di resistenza, quello che ci rimane della nostra nascita come homo erectus nel Paleolitico, milioni di anni fa. Quando l’ominide ha lasciato i quattro appoggi per ergersi su due gambe e guardare l’orizzonte. Da allora ne abbiamo fatta di strada, di passi appunto. Fino a inventare macchine che sono, lo ha detto per primo il sociologo canadese Marshall McLuhan, estensioni del nostro corpo. Le automobili sono estensioni delle nostre gambe. Filano veloci a migliaia di metri all’ora. I media elettronici sono estensioni del sistema nervoso
Passi illuminati
I primi passi non sono uguali per tutti.Lo osserviamo ogni giorno in comunità, dove i ragazzi al loro arrivo si pongono in maniera diversa, ognuno in linea con le proprie caratteristiche personali, cosi come succede ad ognuno di noi allorché veniamo inseriti in un nuovo contesto. Generalmente facciamo emergere con più forza i nostri limiti e le nostre attitudini, parimenti i giovani ospiti dei centri di accoglienza portano in dote qualcosa di sé stessi. C’è chi è più estroverso, chi più timido, chi si adatta subito, chi vuole capire immediatamente dove è finito tempestandoci di domande.E c’è chi va semplicemente a dormire!Gli scenari comuni sono
Passi d’autore
È il titolo di un disco di Pino Daniele, al quale ha collaborato il trio di Peter Erskine con Alan Pasqua al piano e Dave Carpenter al basso. Perché lo abbia intitolato così non lo so, ma, mi piace pensare, che Pino ha semplicemente sottolineato con questa scelta, di evidenziare che il suo cammino di artista non si è mai adagiato sugli allori. Un cammino è fatto di passi e il suo, anche se interrotto troppo presto, è stato un cammino lungo, instancabile, pieno di importanti soluzioni musicali fresche e nuove. Un cammino mosso dall’amore infinito per la musica, per la chitarra. Una curiosità e
L’infrazione di passi
Quando si pensa ai passi, probabilmente i più pensano alle camminate (“Facciamo quattro passi in montagna?”), al progresso o al regresso (“Stiamo facendo dei passi in avanti”, “Questo è un passo indietro”). Ma c’è anche il basket, e la sua infrazione di passi. Ne abbiamo parlato con Lia Rebecca Valerio, già capitano della Passalacqua Ragusa, e attualmente assistente allenatore della Superconveniente Virtus Ragusa. Lia, vuoi spiegare ai lettori di Operaincerta che cos’è l’infrazione di passi?Nella pallacanestro se un giocatore si vuole spostare da un punto all’altro del campo, con il pallone in mano, deve palleggiare. Altrimenti si incorre nell’infrazione di passi. Quindi non è possibile
La marcia francescana
Step by step, ormai va di moda l’inglesismo, rende tutto più smart, si ha l’impressione di essere “a passo” con i tempi moderni ed invece, talvolta, si rimane fermi o si fa un passo indietro o forse, più semplicemente, ciascuno va avanti “passo dopo passo” col proprio ritmo. Ecco, a me piace di più la mia lingua: mi dà il sapore delle cose piene. Sento la sostanza, la consistenza viva del “passo dopo passo”. Sono i passi di una marcia, “la marcia francescana”, sono i passi di uomini e donne in continua ricerca, alla ricerca di un proprio equilibrio. Non sempre, durante il cammino, l’avanzare
Piedi, che passione!
Feticismo dei piedi. Recita Wikipedia: attrazione sessuale, definita anche podofilia, che sposta l’interesse verso una parte non genitale del corpo. Spesso le cause riguardano l’associazione di questa parte del corpo con concetti di eleganza, umiltà o dinamica di potere. L’interesse è focalizzato sui piedi, sia nudi che con le calzature. Un argomento che non avevo considerato prima d’ora. In verità ho sempre guardato, nelle altre donne, le scarpe ma più per un giudizio estetico che altro. Penso infatti che una bella scarpa possa rendere interessante un abito banale, mentre una brutta calzatura affossa anche un abito di alta sartoria. È certamente piacevole vedere dei piedi
Buen Camino!
Il Cammino di Santiago è sicuramente il pellegrinaggio più famoso al mondo. Non si tratta soltanto di un itinerario, ma piuttosto di una fitta rete di itinerari, il più esteso dei quali raggiunge all’incirca i 1000 chilometri. Tuttavia, anche in virtù della sua fama, il Cammino di Santiago è ormai diventata un’esperienza completamente personalizzabile e adatta a tutti.Ufficialmente, il pellegrinaggio risulta valido se si superano i 100 chilometri a piedi o a cavallo, oppure i 200 in bicicletta. Il percorso minimo più comune per ottenere la cosiddetta Compostela (ovvero la pergamena – scritta in latino! – che attesta e ufficializza il pellegrinaggio) è quello che
Dieci passi verso l’arcobaleno
I passi dal marciapiede opposto alla saracinesca alzata a metà erano pochi. Una decina, in media. Sarà che ho sempre avuto la camminata veloce… ma una decina. Non sotto i nove, ok. Ma a dodici non ci si arrivava davvero. Un po’ come quando al liceo, in matematica, studiavi quelle operazioni con l’intervallo. In casi come questo avresti dovuto scrivere “9 ≤ x ≤ 11”. Se mi avessero detto, durante l’adolescenza, che quella formula avrebbe descritto un aspetto della mia vita non ci avrei mai creduto. E pensi che è vero quando ti dicono che la cultura non serve. Nel senso che non si fa
Passi avanti passi indietro
Da quando si andava all’arena per assistere al duello mortale tra due uomini ad oggi si può dire che di passi in avanti ne sono stati fatti. Beh, sì ora si fanno i combattimenti dei galli e dei cani ma sono clandestini perché vietati in quasi tutti gli Stati, però c’è gente che ci va e ci scommette sopra. E si fanno anche le gare clandestine con le automobili e magari ci muore qualche passante ignaro. E si fanno ancora le guerre dove di gente ne muore tanta. C’è chi ha detto che nelle guerre combattono e muoiono persone che non si conoscono per gli
Passi a ritmo di tecnologia
La tecnologia è stata sempre vista come uno strumento nato per aiutare l’uomo nella vita di tutti i giorni. È innegabile che svolga un ruolo fondamentale al giorno d’oggi, consentendo l’agevolazione di varie mansioni lavorative, intellettuali e domestiche. Oltre ad essere un utile vantaggio, sarebbe più corretto definirla oggi uno strumento necessario. Negli ultimi anni, infatti, i passi della tecnologia sono stati molto rapidi, e conoscerne le funzionalità è diventato essenziale in ogni ambito per non rischiare di cadere nella trappola dell’ignoranza. Questo avanzamento tecnologico sembra dunque aver aperto le porte a una nuova era: l’era digitale, che, come ogni altra epoca, porta con sé rischi e benefici. I passi della tecnologia, infatti, sono stati talmente concreti da
Scarpe e scarpe e scarpe…
“Prima di giudicare la mia vita o il mio carattere mettiti le mie scarpe, percorri il cammino che ho percorso io”. Scriveva così qualche decennio fa Luigi Pirandello. La domanda è più che lecita: quanto riescono a raccontare i calzari della vita di chi le indossa? Davvero tanto; basta pensare ad alcune tipologie di scarpe che sono diventate così riconoscibili che hanno preso il proprio nome da chi le porta abitualmente. È il caso del sandalo da frate, delle ballerine o degli anfibi militari. Non si può negare che la scarpa completa un abito, lo migliora o lo peggiora, dà personalità a chi la indossa
Bearwatching – Escursione alla ricerca dell’orso bruno marsicano
Era l’agosto del 2008, mi trovavo a Pescasseroli, all’interno del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, avevo osservato curioso e affascinato gli orsi bruni marsicani tenuti in cattività in diverse aree protette della zona (Villavallelonga, Castel di Sangro, Pescasseroli stessa). La mia era una simpatia nata nell’infanzia (i peluche, Teddy, l’orso Balù; tutte influenze che possono essere fuorvianti nell’interpretazione della realtà) e con l’età adulta si era trasformata in attrazione prudente e consapevole dei rischi; e del rispetto di cui l’uomo deve nutrirsi per potersi approcciare correttamente al mondo degli animali, specialmente se così imponenti. In quest’ottica è utile una distinzione tra la situazione abruzzese
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Maria Giovanna Fanelli
Spiccioli mitologici
Questa piccola raccolta, composta da tredici racconti più uno, è un assaggio di mitologia greca. I miti proposti non hanno un fil rouge, se non il gusto personale dell’autrice; autrice, che ha voluto anche giocare un po’ con la sintassi e i tempi verbali per rendere la scrittura quanto più vicina possibile al suo parlato. L’intento è di una lettura semplice, scorrevole e divertente, alla portata di chiunque: unico requisito, la curiosità. Buona lettura!.
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Daniela Vaccaro, Antonella Galuppi
IO E NICOLETTA
Perché raccontare una storia così intima, privata, che ha per protagonista la propria figlia affetta da una disabilità importante? Di certo, non per suscitare pietà, tantomeno ammirazione. L’idea nasce dalla voglia di mettere la propria esperienza a disposizione di tutti coloro che vivono la disabilità sotto vari fronti: genitori, fratelli, amici. Tanti genitori vivono con imbarazzo la condizione dei propri figli, al punto da relegarli in casa per evitare loro sofferenze inutili o per proteggere se stessi dalla società che non è ancora pronta ad accettarli. Una storia di vita raccontata senza tabù, con schiettezza e semplicità, perché tocca tutti da vicino.
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Stefania Germenia
I viaggi di Penelope
Penelope tesse la sua tela ponendo dinanzi a sé anime pure e prive di orientamento o di consapevolezza: sono gli specchi delle tante sfaccettature della sua stessa essenza. Sullo sfondo c’è una realtà variegata che ha il sapore e i colori delle vetrate gotiche delle chiese parigine, delle spezie d’Oriente, dello tzatziki e le amare tinte della realtà newyorkese. Una mescolanza di tradizioni, usanze, ricette culinarie appartenenti ai luoghi descritti che immerge il lettore in un viaggio dell’anima che porterà alla consapevolezza dell’eterogeneità, laddove il diverso costituisce la giustapposizione di una sfumatura di colore.
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Ermelinda Simona Buccheri
Mimi
Mimi è un gattino dotato di grande intraprendenza e candore. Una mattina di fine inverno, durante il consueto giro con la madre e i fratellini, accade qualcosa di imprevedibile che segnerà la sua giornata e la sua giovane vita. Attraverso la sua storia si può scoprire il valore della resilienza, quel saper cogliere nonostante tutto il lato positivo delle vicende più sgradevoli, quel saper trovare anche in mezzo alle difficoltà delle vere e preziose amicizie. Nascono, infatti, lungo tutto il racconto legami basati sull’empatia e sulla solidarietà, sull’inclusione e sul coraggio.


















