Quasi un editoriale

La raccolta

Vi ricordate, vero, l’Ecclesiaste? C’è un tempo per seminare e uno per raccogliere. E le due cose, lo si capisce al volo, sono intimamente correlate. A un generoso spargimento di semi corrisponde un’abbondante mietitura. E al duro lavoro spetta una meritata ricompensa. Una specie di karma agricolo in cui a una azione corrisponde una reazione. A meno che un dio capriccioso non decida di mandar giù un sole troppo cocente o acque sovrabbondanti. In qualche parte di mondo probabilmente le cose stanno ancora così, ma non ora non qui.Per chi, come la maggior parte di noi, vive in una città, la raccolta resta un fenomeno

Gli articoli

Torno da te

«Antonio. Antonio. Antonio», urlò Giovanna, in piena notte. «Nonna, ma che…? Nonna. Che ore sono?», rispose Amelia ancora assonnata. «Tu chi sei? Perché sei qui? Antonio! Antonio!», Giovanna guardava la stanza intorno a lei ma non riconosceva il luogo in cui si trovava. Tutto intorno le era completamente sconosciuto e la persona che aveva di fronte era un viso estraneo. «Nonna. Sono Amelia, tua nipote». «Amelia? Antonio, dov’è Antonio? Voglio Antonio. Tu non sei Antonio», rispose Giovanna con rabbia, alzando la voce. «Antonio… nonna, Antonio non è qui, tra poco torna, rimettiti a letto tranquilla», la confortò Amelia. «Non mi toccare, vattene. Antonio! Antonio!». La

Coltivare il passato

Viviamo nell’epoca dell’istantaneità, della informazione compulsiva, del subito e ora. Ogni gesto pare essere proiettato solo per l’esterno, ogni esperienza rischia di trasformarsi in contenuto da esibire. Eppure, in questa corsa continua, a volte qualcosa ci sfugge: il tempo per comprendere, per ascoltare ciò che abbiamo vissuto o stiamo vivendo. Forse oggi più che mai abbiamo bisogno di recuperare l’arte perduta della memoria consapevole, e con essa il valore del silenzio come spazio riflessivo. Non ricordiamo tutto, né sempre allo stesso modo. La memoria non sempre è una macchina fedele, ma una lente che si modula con il passare degli anni. Ricordare è un atto

C’era una volta l’album delle figurine

Alla parola “Raccolta” nel mio immaginario si lega indissolubilmente il termine “figurine”. Chi è stato bambino in alcuni decenni del secolo scorso conosce bene queste piccole immagini plastificate dal retro adesivo. Si acquistavano i famosi pacchetti, buste chiuse da 5 o 6 figurine, al prezzo di circa 100 o 200 lire negli anni Ottanta. Poi il contenuto si attaccava negli album dedicati. Che meraviglia! Esistevano raccolte su svariati argomenti: serie televisive, cartoni animati giapponesi, fantascienza ma c’erano album a tema storico, dedicati agli animali e alla geografia. La raccolta era difficoltosa e per completarla servivano dagli ottanta ai cento pezzi, al netto dei doppioni. Raggiungere

La città è casa nostra

La raccolta differenziata dei rifiuti ha radici antiche ma così come la conosciamo oggi inizia intorno agli anni settanta del secolo scorso. In Italia si è iniziato a farla in modo organico a partire dagli anni novanta, con il momento della svolta che arriva nel 1997, quando il ministro Edo ronchi impone l’obbligo della differenziata, affidando ai comuni il compito di organizzarla.Su questo tema Operaincerta ha intervistato Mario D’Asta, assessore del Comune di Ragusa con deleghe all’Ambiente, Verde Pubblico, Decoro Urbano, Transizione Ecologia e Servici Cimiteriali. Assessore, a Ragusa quando si è iniziato a parlare di differenza?La prima vera raccolta differenziata è iniziata con la

La playlist del giugno 2025

Cari amici, abbiamo pensato che leggere i nostri articoli ascoltando buona musica sia una buona idea. Da sempre le canzoni sono motivo di interesse quando pensiamo e componiamo il tema del mese. Per questo abbiamo stilato una “compilation” di musica italiana che speriamo non vi dispiaccia. Buon ascolto! Caparezza – Cacca nello spazio Angelo Branduardi – Cogli la prima mela Juri Camisasca – L’impermanenza Lorenzo Baglioni – La raccolta differenziata Angelo Branduardi – La raccolta Nicolò Fabi – Il giardiniere Redazione

Reliquie di uomini. Incontro con Gianni Iurato.

Conosco Gianni Iurato da sempre. Quando ero bambina era una figura carismatica dell’oratorio Salesiano che frequentavo. Ricordo i suoi racconti di un’esperienza missionaria in Madagascar che ci mostrò con le vecchie diapositive a mascherina. Il suo impegno politico tra i giovani che bazzicavano intorno a mio padre, esponente di una Democrazia Cristiana che in una delle tanti correnti cercava di far scorrere l’acqua vitale del messaggio di Sturzo e di Moro. Ora è consigliere comunale, funzione che svolge con dedizione e responsabilità. Cultore appassionato e generoso di storia locale, ha una pagina facebook che è una frequentata miniera di informazioni e aneddoti sulla storia di

Oro verde di Sicilia: La raccolta, cuore pulsante di un tesoro minacciato

Il Nettare degli Dei: Virtù Ineguagliabili della Tonda Iblea L’olio extravergine d’oliva non è semplicemente un condimento, ma un vero e proprio elisir di benessere. Numerosi studi scientifici ne attestano le proprietà benefiche: è un formidabile alleato della salute cardiovascolare, contribuendo a innalzare il colesterolo “buono” (HDL) e a ridurre quello “cattivo” (LDL). Sorprendentemente, è persino un coadiuvante nella lotta all’obesità, donando un senso di sazietà prolungato. Alcuni suoi componenti, come l’oleuropeina, giocano un ruolo cruciale nella modulazione dell’omeostasi del glucosio, essenziale per la gestione del peso e la prevenzione del diabete, oltre a sostenere le funzioni cerebrali, migliorando la memoria e stimolando la neurogenesi.

Seminare senza raccogliere

Si semina e si raccoglie. È questo l’ordine naturale delle cose, e vale anche in senso figurato, per dire che le conseguenze delle nostre azioni sono inevitabili. Non è però sempre è così. A volte si semina ma sono altri a raccoglierne i frutti. È quello che è successo a João Alves Jobim Saldanha, conosciuto anche come João Sem Medo (João senza paura, leggendo l’articolo si capisce il perché del nomignolo). Nato ad Alegrete, Brasile, nel 1917, due sono le scelte importanti che da ragazzo João fa: giocare a calcio e aderire al Partito Comunista. Come calciatore inizia a giocare con il Botafogo ma la

I libri di giugno di Operaincerta

Operaincerta, oltre ad essere il mensile che state leggendo, è anche una casa editrice nata nel 2007 sull’onda dell’emozione per la prematura scomparsa di Lorenzo Vecchiato, uno dei nostri collaboratori. Tracce di blues era il titolo della sua rubrica, ed è stato, raccogliendo i suoi articoli scritti per il giornale, il primo titolo della casa editrice. Oggi Operaincerta editore ha nel suo catalogo oltre 120 titoli. Questi che seguono sono gli ultimi volumi pubblicati, in ossequio al tema del mese, che molte delle ispirazioni derivano dall’essere parte di una città, dei suoi racconti e delle sue vicende sociali e politiche. Buona lettura. Agata VinciguerraRitratto di signoraData di Pubblicazione: maggio

La raccolta dei compleanni

Compleanni telescopici, le cui immagini si inseriscono scorrendo l’una dentro l’altra. Nel 1981 ho 6 anni e sono un disinvolto divo per il Super8 che sfarfalla sui visi di una tribù di vecchi. Io e mio fratello siamo arrivati da poco da un’altra dimensione e soffiamo incerti su due distinte torte preparate da mia madre. Nel salotto un piccolo robot si muove da solo. Lo guardiamo come la tribù di vecchi guarda noi. Nel 1987 il primo sorso di caffè. Forse quell’ombra sul labbro superiore che si vede in foto l’ha lasciata il bordo della tazzina. Lo zio Paolo e la zia Licia vengono a

Vertigine della lista

In un numero che ha come tema centrale la raccolta, il testo di Eco La vertigine della lista non può che essere considerato un riferimento a cui guardare con attenzione, sia perché raccoglie una moltitudine di esempi sia letterari che pittorici, che fotografici, tali da essere loro stessi vertiginosamente accostati un un elenco impossibile degli elenchi, sia perché prova a dare un senso a un’abitudine che è propria del nostro modo di ragionare: la categorizzazione. In effetti quando a scuola spiego il ragionamento in psicologia, si passa abbastanza presto a parlare di categorizzazione, la nostra capacità di racchiudere le cose in cassetti concettuali inclusi in

La raccolta dei dati

Oggi, il termine “raccolta” non evoca più soltanto contadini romanticamente chini su spighe di grano, in spossanti giornate di giugno, oggetti di antiquariato e figurine di calciatori.C’è, per esempio, anche la raccolta di cibo e beni di prima necessità che, neanche due settimane fa, sono stati caricati sulla Madleen, un’imbarcazione salpata il 1° giugno alla volta di Gaza, da San Giovanni li Cuti, Catania, per “rompere simbolicamente l’assedio nella Striscia” – citando a memoria le parole di Greta Thunberg, che fa parte dell’equipaggio assieme a 11 membri della ONG Freedom Flotilla.Ad ogni modo, augurandomi che la missione della Madleen possa, se non altro, gettare un’ulteriore

Raccolta di frammenti di Pace

Siamo alla disperata ricerca di frammenti di Pace da raccogliere, custodire, lanciare come semi che portino frutto; comporli a formare il mosaico di un futuro tutto da costruire. A tal fine sarebbe utile (soprattutto nelle scuole) ribaltare il concetto di “eroismo”. Nell’immaginario collettivo, si basa sull’”arte” militare, sui nemici abbattuti e i territori conquistati. Invece penso che il gesto più eroico sia restare umani quando tutto intorno a te ti porterebbe in ben altra direzione. È eroismo l’abbraccio del palestinese Aziz Sarah (al quale l’esercito israeliano ha ucciso il fratello) con l’israeliano Maoz Inon (al quale sono stati uccisi i genitori nell’attacco di Hamas del

L’officina del racconto nelle raccolte di Alba de Céspedes

Se un lettore della rubrica Dalla parte di lei su Epoca, negli anni Cinquanta, le avesse chiesto quanto contasse l’individualità dello scrittore rispetto all’opera, possiamo immaginare che forse Alba de Céspedes (Roma, 1911 – Parigi, 1997) avrebbe risposto come William Faulkner al tempo dell’intervista a The Paris Review (1956): “L’artista non ha importanza. Solo ciò che crea è importante.” Così infatti lo scrittore americano – di cui De Céspedes aveva apprezzato Le palme selvagge (1939), quale “bellissimo romanzo d’amore” – si era pronunciato sulla tensione verso la creazione letteraria, sull’impossibile inseguimento della perfezione, spingendosi fino a una teorizzazione della propensione di ciascun autore per le forme e i generi. “Forse ogni romanziere vuole prima scrivere poesie, scopre

Ragusa, città pulita?

La raccolta rifiuti in centro storico. Croce e delizia dell’amministrazione comunale. Purtroppo quasi ogni angolo delle viuzze cittadine è ingombro di immondizia di ogni genere. Diverse sono le cause di questo degrado. In primo luogo la scarsa cultura che impedisce una corretta differenziazione dei rifiuti spesso accompagnata dalla cattiva volontà, per cui si opta per mettere tutte insieme le varie tipologie di immondizia per poi uscire tutto nel mastello dell’indifferenziata. Esiste un numero verde della ditta Busso, azienda che si occupa della raccolta, che consente di prenotare il ritiro di rifiuti ingombranti: ebbene perché si trovano in strada materassi, poltrone e ogni tipo di mobilia

La città

La città è quel luogo che puoi abbracciare in uno sguardo. Non importa quanto grande sia, che storia abbia. L’essenziale è che la città possa essere accolta, percepita, capita da chi la vive. Non importa se sia un paesino arroccato su un monte sperduto o lo skyline di Londra. Una città si vede. Le province, invece, non si vedono. Men che meno le Regioni. A meno che non siano isole come la Sicilia o la Sardegna. Difficile intuire in uno sguardo cosa sia l’Italia o la Germania. Una città, invece, sì. Si guarda e si sente come fosse un organismo vivo. Civitas, civiltà, città, appunto.

La città bambina

Ogni città contiene e custodisce i segni del passato, incisi nei suoi muri, nelle sue piazze, nell’oblio dei suoi monumenti e nei silenzi delle sue strade. Segni che, se ascoltati, lasciano trasparire le tracce del presente e, forse, in filigrana i prodromi del futuro. È come se ogni città tacitamente racchiudesse in sé il proprio progetto di vita. Infatti le città non sono semplicemente insiemi di edifici, strade e spazi funzionali, piuttosto come afferma il filosofo e psicologo James Hillman, intervistato da Carlo Truppi in L’anima dei luoghi, ogni spazio ha un’anima. I luoghi, secondo Hillman, non sono neutri: parlano, raccontano storie e vivono nell’immaginario collettivo.

Rigenerazione urbana o fregatura?

Le città più grandi degli stati occidentali (Parigi, Londra, New York, Berlino ) ma anche di quelli asiatici (Shanghay, Singapore), hanno intrapreso nel nuovo millennio un processo di profonda rinnovazione e cambiamento in nome di una “rigenerazione“ che è stata venduta come necessaria e inevitabile, che ha sì abbellito, riqualificato spazi urbani ma, in realtà, ha dimostrato nel tempo di avere avvantaggiato non gli abitanti “nativi” delle città ma i passanti, i nomadi, ed ha arricchito società immobiliari, e soggetti per nulla affezionati alla città, alla sua vivibilità, alla sua storia, al suo reale benessere.  Non più servizi per i cittadini ma valorizzazione di ogni

Felice è Scicli, dove ciascuno è barone o re. Vittorini e il realismo mitico de Le Città del mondo

Come in una beatitudine di Borges, il teorema di “Scicli, città felice” nel romanzo Le città del mondo di Elio Vittorini (1908-1966), se da un lato privilegia la dimensione del mito fuori dal tempo, raccogliendo la sintesi di architetture, paesaggi e temi cari all’autore, dall’altro si costruisce e consolida anche attraverso quanto la scrittura e la letteratura hanno raccontato intorno al celebre centro ibleo, gioiello barocco, e alla sua meraviglia silente, incastonata “all’incrocio di tre valloni, con case da ogni parte su per i dirupi, una grande piazza in basso a cavallo del letto d’una fiumara, e antichi fabbricati ecclesiastici che coronano in più punti,

Mediblei e Palazzolo

Avete presente il bar di Nati stanchi dove Picone e Ficarra andavano a chiacchierare con gli amici? Ecco, quel locale, che si trova a Palazzolo Acreide, in piazza del Popolo, accanto alla chiesa di San Sebastiano, da qualche anno è diventata, nei fatti, la sede della cooperativa “Mediblei” che, lo leggiamo dal loro sito, “non si occupa soltanto di visite guidate e di tour nella più classica delle accezioni: ci piace narrare paesaggi e luoghi in modo non convenzionale, amiamo coinvolgere i più piccoli e abbiamo una sede pronta ad accogliere lavoratori in smart working e nomadi digitali da tutto il mondo”. Sara Curcio Raiti,

Le città non sono il luogo dell’abitare

Non c’è da stare a pensarci troppo: le città sono diventate invivibili. È un fatto evidentissimo.Inseguendo un’idea di sviluppo illimitato, i nuovi mostri urbani si sono infatti progressivamente trasformati in veri e propri distributori di disservizi. Basti pensare alle problematiche relative alla mobilità, come traffico, parcheggi, inquinamento acustico e atmosferico. Non dimentichiamoci poi dell’altissimo costo della vita, che significa anche povertà e criminalità diffuse; del sovraffollamento, ma allo stesso tempo – paradosso – delle difficoltà nello stabilire relazioni significative; della scarsità di spazi verdi, e si potrebbe andare avanti. La lista è virtualmente infinita.Si tratta di fattori concreti, molti dei quali legati fra loro da

“Le città invisibili” di Calvino nell’interpretazione pittorica di Erica Bucchieri

Italo Calvino è stato considerato, da sempre, uno scrittore intelligente ma eccentrico. Solo negli ultimi anni della sua vita è diventato un punto di riferimento della narrativa del secondo ‘900. La svolta si è avuta con la pubblicazione del romanzo “Se una notte d’inverno un viaggiatore” e “Palomar”. “Le Città Invisibili” è uno dei romanzi di Italo Calvino riconducibili alla fase in cui si interessò alla letteratura combinatoria, appresa a Parigi, ovvero ad un nuovo modo di concepire la scrittura, fatta di parole e di nuclei narrativi. Si tratta dell’immaginario resoconto che Marco Polo fa all’imperatore dei Tartari, Kublai Khan. Marco Polo parte dal medioevo