Conservare, il parco archeologico di Santa Maria la Vetere
Eppure, c’era qualcosa laggiù, in quel fossato, che tratteneva a fatica il nostro chiasso bambino.
Dall’alto scorgevamo quel campanile, la forma inequivocabile d’una chiesa antica, si trattava di passare tra gli asini e poi ancora giù, sempre di nascosto, con uno strano senso di vertigine frammisto a quel disobbediente calpestio d’ogni divieto.
Quel fruscio tra sterpi eravamo noi, i rotolanti detriti pure.
La scoperta dell’ossame che affiorava da certi cumuli ricordo ci ammutolì, più della bellezza inattesa del portale affrescato.
Risalimmo e d’altronde: a chi e cosa avremmo potuto …