Anno 2012, ottobre, venerdì della seconda settimana. Sono le 18,00. Come di solito è la fine della giornata lavorativa. Insieme al collega ci prepariamo, mettiamo in ordine le scrivanie, chiudiamo tutto chiaccherando del più e dl meno e ci mettiamo d’accordo per la solita uscita del sabato sera insieme alla sua fidanzata. Passiamo dalla stanza del capo per salutare, come di consueto. Ci saluta come sempre e poi come a ripensarci ci dice: Lunedì dobbiamo parlare! L’indomani, durante l’uscita serale serale, ci interroghiamo con il collega, su cosa dovrà dirci. Qualche rimprovero? Boh, non ci pare di aver fatto nulla di sbagliato. Sappiamo che l’azienda è in difficoltà ma si va avanti. Comunque un po’ di inquietudine serpeggia tra noi per tutta la sera.

La domenica incontro il capo. È sorridente, mi saluta, ci fermiamo a cambiare due chiacchere. Niente di che. Questo mi rassicura un po’. Sarà una sciocchezza.

Il lunedì mattina tutto procede nei soliti binari. Indaffarati come sempre, ognuno nelle nostre stanze, capo chino sulle scrivanie. Nemmeno ci si rende conto che si sono già fatte le tredici. Andiamo a salutare prima di andare via per la pausa e il capo ci dice: sedetevi, per favore! Ci sediamo e aspettiamo.

Sta a volto chino, poi di botto ci dice (e si percepisce quanto sia difficile anche per lui): “Ragazzi, l’azienda è in grossa difficoltà. Non riesco ad andare avanti con questo assetto aziendale. Ho preso una decisione. Sono costretto a licenziare tutti. Anche voi!”

È come ricevere un pugno in faccia! Ti stordisce, non ti fa pensare lucidamente. Ci alziamo e andiamo via. Con il collega andiamo a casa mia, ci sediamo a riflettere. D’un tratto, come se mi fossi risvegliata da un lungo sonno , mi rendo conto che ho appena 700,00 euro sul conto e tanti stipendi arretrati da percepire.

Vado letteralmente nel panico. Come farò a pagare le rate del mutuo, le bollette, la spesa? Ci guardiamo increduli, sotto choc. Ho sempre gestito io tutti i conti aziendali, la parte amministrativa e contabile. Come è possibile che non abbiano più bisogno di me? Inizio a fare telefonate. Avviso i miei fratelli di quello che è avvenuto. Subisco i loro rimproveri quando dico qual è il mio credito nei confronti dell’azienda. Come hai potuto permettere che si accumulasse un credito così alto? Facile a dirsi!

Ma quando sei all’interno di un’azienda e lavori con passione, come se fosse tua, attendi che un mese di stipendio salti, poi lo recuperi, ma la volta dopo i mesi diventano due, tre, ne percepisci uno, ne saltano quattro, cinque e così via fin quando cominci a chiedere e ti viene risposto che al momento non ci sono fondi.

Ho chiesto a tutti i miei conoscenti se sapessero di qualche posto di lavoro disponibile. Qualunque. Ho parlato con il capo, cercando di farlo ragionare, prospettandogli che con un licenziamento globale avrebbe creato ancora più debiti per l’azienda, tra Tfr, ferie non godute, contributi da versare. Niente. Irremovibile.

Ho mandato curriculum a destra e manca e solo una consulente è stata tanto gentile da rispondermi che al momento l’organico era al completo e che mi augurava di trovare una soluzione. Ho fatto colloqui e mi sentivo rispondere: Lei è troppo preparata per il tipo di figura che serve a noi! Ho trovato un piccolo lavoro presso una signora anziana. L’accordo era che le preparassi i pasti e che qualche volta la accompagnassi a far compere. E invece ha iniziato a pretendere che le facessi le pulizie, che la portassi a destra e a manca, che preparassi da mangiare anche per i suoi parenti, con ingredienti che stazionavano in frigo da tempo e in scarsa quantità. Tornavo a casa e rimettevo per lo schifo. Il rapporto non si è chiuso nel migliore dei modi anche seppur di lavorare ho ingoiato tanti rospi.

Sono stati momenti veramente difficili, ho stretto la cinghia a più non posso e sono riuscita a non chiedere niente a nessuno. Ringrazierò sempre le due persone che mi hanno spontaneamente aiutato, una inviandomi un assegno e l’altra offrendomi in prestito una piccola somma che avrei potuto renderle con comodo. Ho rifiutato ma non ho mai dimenticato il gesto!

Per fortuna le cose si sono pian piano sistemate, il capo mi ha richiamato e riassunto. Abbiamo fatto un piano di rientro e piano piano ho recuperato parte del credito. Ma tuttora ho incubi ricorrenti, dove mi trovo in difficoltà economica e senza lavoro. È stato un vero e proprio trauma perché, per me, il lavoro era una passione, una delle certezze della mia vita. Trovarti fuori ad un’età che non consente di trovare facilmente soluzioni, perché tutti cercano persone giovani, da pagare poco, è una botta durissima. Ti senti ad un tratto inutile, perso, senza via d’uscita! La tua dignità va in frantumi! E sono stata tra quelli fortunati ad averlo ritrovato un lavoro. Però comprendo a pieno chi si trova adesso nelle stesse situazioni e spero che una soluzione arrivi anche per loro!

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