Sono un “sagittario”, e si sa, i “sagittario” sono amanti dei viaggi. Ma al di là del segno zodiacale, mi è sempre piaciuto viaggiare. E da parecchi anni condivido questa passione con una carissima amica, alla quale mi unisce, inoltre, la comune formazione universitaria, l’amore per il mondo classico e per il “greco mar” di foscoliana memoria.

Era il giugno del 2018, e in una calda serata catanese di fine primavera, ci siamo trovati a parlare dei nostri programmi vacanzieri per la prossima estate, scegliendo come meta l’isola di Rodi, volendo vivere quel viaggio come scoperta del mondo e riscoperta di sé.

S. si era messa subito all’opera, prenotando l’alloggio su una famosa piattaforma specializzata nella locazione ai turisti in tutto il mondo, dalla semplice camera con bagno alla villa, passando per l’appartamento o per il camping. Aveva scelto una casa immersa nella campagna rodiese nei pressi del paesino di Salakos, a pochi chilometri dalla costa occidentale dell’isola.

Un piccolo e grazioso villaggio, con poche centinaia di abitanti, situato lungo il versante del monte Profitis Ilias. Cuore del villaggio è la bellissima piazza lastricata con al centro una grande fontana dalla quale zampilla un’acqua proveniente dalla vicina sorgente Nimfi. Dei maestosi e profumati alberi di tiglio fanno ombra alla piazza, offrendo frescura agli abitanti del luogo e ai turisti che si attardano nei tavolini dei bar e di qualche ristorante che si affacciano su di essa.

Nella piazza, la Platea Nuova, di ritorno dal mare, ci fermavamo, il tardo pomeriggio, per bere una bevanda fresca e dove spesso incontravamo Petros, il giovane proprietario della casa presa in affitto che, insieme ad alcuni anziani del posto, ci offrivano delle succose pere o dei gustosi fichi raccolti nelle loro campagne.

La mattina, prima di partire per le escursioni alla scoperta delle più belle spiagge dell’isola o dei siti archeologici di cui è ricca Rodi, facevamo colazione con yogurt greco, frutta fresca e miele raccolto da Petros negli alveari sparsi tra gli uliveti e le vigne attorno alla casa.

La prima località visitata è stata la baia di Arcangelo, dominata da un maestoso promontorio ricoperto da un fitto bosco. Per pranzare S. aveva trovato un piccolo locale sulla spiaggia dove servivano, tra l’altro, la Horiàtiki: l’insalata a base di cetrioli, pomodori, cipolla, peperoni, olive nere, capperi e una generosa fetta di feta tagliata a pezzetti e condita con sale, origano e olio. Abbiamo chiuso il pranzo con frutta fresca del posto.

Una sera abbiamo deciso di visitare Maritza, un paesino nell’interno dell’isola: Petros ci aveva detto che ci sarebbe stata una festa in piazza dove si sarebbe ballato il sirtaki, la danza tradizionale greca.

In un caratteristico ristorante sulla piazza principale del paese sono andato a colpo sicuro su cosa mangiare: avrei preso la moussakà; anche questo uno dei piatti più tipici della cucina greca. È una sorta di sformato composto da diversi strati di melanzane, patate, carne tritata e salsa di pomodoro, con sopra uno spesso strato di besciamella, e cotto al forno.

Alla fine della cena, per cercare di smaltire le calorie di quello che avevamo mangiato, ci siamo mescolati alla gente del posto che ballava in piazza come improbabili danzatori di sirtaki, cercando di imparare i passi del ballo e felici per la piacevole conclusione di quella lunga giornata.

In quei primi giorni di agosto abbiamo visitato le principali località di Rodi, partendo dalla parte settentrionale dell’isola fino a giungere a sud con la splendida Lindos, famosa per l’acropoli che domina il centro abitato dalle caratteristiche case bianche.

Saliti sull’acropoli, passando dalla monumentale porta del IV secolo a. C., al centro dell’acropoli abbiamo ammirato i resti del tempio di Atena Lindia. Tornati verso il centro della città, siamo passati davanti al castello di San Giovanni che, con la sua imponenza, testimonia l’importanza di Lindos anche durante il Medioevo. E nel dedalo di strette stradine tra gli edifici bianchi, siamo entrati nella chiesa della Madonna di Lindo con splendidi affreschi bizantini del XIV secolo.

La sera abbiamo cenato sul terrazzo di un ristorante dal quale si poteva ammirare l’acropoli illuminata con una luna “civettuola” che le faceva la corte. La cena era stata per me a base di pesce: insalata di polpo e calamaro ripieno, mentre per S., vegetariana convinta, un’altra insalata greca e una variante della feta impanata e fritta.

Due giorni interi erano stati riservati per la visita della città di Rodi. Siamo partiti dalle parte bassa della città: la zona del porto di Mandraki con il faro costruito sui resti della fortezza di San Nicola che, a sua volta, era stato edificato sui resti del famoso Colosso di Rodi, una delle sette meraviglie del mondo antico. E lì vicino due alte colonne poste ai lati dell’imboccatura del porto con sopra due sculture in bronzo che rappresentano i simboli della città: “Elafos” (cervo) e “Elafina” (cerva).

La “città vecchia”, in alto, è il cuore di Rodi, un gioiello dell’architettura medievale, riconosciuta patrimonio universale dell’umanità dall’Unesco nel lontano 1988.

Ammirati, ci siamo persi tra le sale del Palazzo dei Gran Maestri dei Cavalieri di Rodi, vedendo scorrere negli affreschi e nelle opere d’arte che abbelliscono l’austera architettura, tracce di un passato glorioso.

Tappa obbligata per noi, amanti del mondo classico greco, il Museo archeologico, ospitato nelle sale dell’Ospedale di San Giovanni, alla fine della famosa via dei Cavalieri di Rodi. Le sale riservate alle sculture del Tardo Ellenismo di Scuola Rodia conservano la “Venere al bagno” che si scioglie i lunghi capelli ondulati, una variante della più famosa “Venere accovacciata” dello scultore Doidalsa e la testa del poeta Menandro, una copia romana da un originale greco del IV sec. a. C.: da sole queste due opere valgono tutta la vacanza a Rodi!

Gli ultimi giorni della vacanza li abbiamo dedicati alla visita degli scavi di Kamiros, grosso centro fondato nel VI sec. a. C., con la sua acropoli arroccata sulla sommità di una collina, l’Agorà e i resti della città che si distendono su delle terrazze naturali verso il mare cristallino.

E poi tanto mare. La baia di Agathi, la spiaggia di Kalavarda, gli scogli e l’acqua limpida della baia di Kalithea, la spiaggia di Stegna e quella ventosa di Theologos, famosa per essere il ritrovo di molti surfisti provenienti da diverse parti del mondo.

Abbiamo lasciato Rodi facendo nostre le parole del grande scrittore e drammaturgo francese, Jean Cocteau: “Chi ha bevuto l’acqua delle fontane di Rodi, a Rodi sempre tornerà.

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