“Alla fine della guerra nei Balcani la Croazia fu il primo Paese ad attivarsi seriamente per lo sminamento. Dopo 30 anni, nonostante quest’ impegno, è ancora lontana dal raggiungimento dell’obiettivo”. Così si esprimeva la giornalista Milena Gabanelli in un suo intervento su LA7 alcune settimane fa. Le sue parole ci ricordano il drammatico fardello causato da questa insensata e ignobile “strategia” bellica. Se è vero che la guerra fa schifo, questo segmento della guerra stessa fa ancora più schifo. Perché non determina altra “vittoria” che una condanna generalizzata senza bandiere. In quanto, a conclusione della guerra, chiunque potrà rimanerne vittima. Paradossalmente potrebbe capitare che il figlio o il nipote di chi ha installato la mina, si ritrovi a mettere malauguratamente il piede su di essa rimanendone ucciso; o, più probabilmente, menomato a vita, privato di una parte del corpo, di un piede, di una gamba, di un braccio. Perché accade questo in un gran numero di casi: la mina non sempre uccide ma dilania singole parti del corpo. E la vergogna si fa ancor più atroce quando si concepiscono mine dalle forme accattivanti e colori piacevoli che attirano i bambini facendoli saltare in aria nell’ottica di un odio incontrollato proiettato alla pulizia etnica del popolo nemico. I famosi “pappagalli verdi” narrati da Gino Strada (nome tecnico PFM-1) furono utilizzati in Vietnam, poi in Afghanistan, in Cecenia. I costruttori ti diranno che questa particolare forma consente una maggiore aerodinamicità quando vengono lanciati dagli aerei. Per quanto riguarda il colore ti spiegheranno che consente una migliore mimetizzazione sul terreno. A loro non basterà sapere che quella mimetizzazione produce disabilità, dolore, costi sociali, imprevedibilità, sofferenze e pericoli per i bambini. E non li convincerai nemmeno se proverai a fare un cinico ragionamento militare, spiegando loro l’insensatezza dal punto di vista della strategia bellica, della “logica” di guerra. Proverai a fare un discorso nudo e crudo, quasi da ufficiale dell’esercito: “è così che pensi di vincere una guerra? Riempendo di mine campi, coltivazioni, spazi naturali, zone di passaggio e abitate dalla povera gente?” È solo crudeltà, nient’altro che questo. Ma la spirale dell’odio funziona così, purtroppo.

Il trattato di Ottawa del 1997 metteva al bando le mine antiuomo; un segnale di civiltà che lasciava ben sperare. Ma ci sono nazioni come gli Stati Uniti e la Russia che non l’hanno mai ratificato. Ed altre, come l’Ucraina, che hanno deciso di uscirne dopo gli eventi di questi ultimi anni (ad oggi è lo Stato più minato al mondo). Insomma, purtroppo capita spesso che l’essere umano, quando sembra fare un passo avanti in direzione del buon senso, ne faccia poi due indietro in direzione dell’orrore.

Alla mia età tutto può essere un gioco

Così, mi hanno insegnato a non scherzare col fuoco

Ma qui, di altro, c’è rimasto ben poco…

(Rime spontanee Marcello 2025)

1 commento

  1. Condivido pienamente sull’atrocità delle mine antiuomo che non ti fanno certo vincere nessuna guerra ma, anche a distanza di anni, possono colpire tanti innocenti, tante giovine vite ignare del subdolo pericolo. È un’illusione sperare nel divieto dell’uso delle armi ma armi atroci come le mine antiuomo dovrebbero essere sicuramente proibite.

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