Pieve Santo Stefano è un piccolo centro immerso tra i boschi dell’Appennino, in provincia di Arezzo, ma a poca distanza dall’Umbria e dalla Romagna. Siamo nell’alta Valtiberina, alle sorgenti del Tevere: non lontano, l’eremo francescano di La Verna. Non ci capiti per caso, devi decidere di andarci. Sembra un alieno tra i gomitoli intatti di sassi e tegole della zona: è un paese “giovane”, non per scelta, ma per sventura. Fu quasi interamente distrutto dai tedeschi in ritirata nell’estate del 1944. Solo pochissimi edifici sopravvissero e tra questi parte del Palazzo Pretorio che accoglie il sorprendente tesoro che è il Piccolo Museo del Diario. Solo 4 stanze, le visiti in due ore e vorresti fermarti ancora. Complice un allestimento interattivo magistrale, affidato allo studio dotdotdot https://www.dotdotdot.it/, ma soprattutto la passione delle guide, che ci mettono tutto il loro cuore per raccontarti di Saverio Tutino (fondatore dell’Archivio diaristico), del Premio e dei suoi vincitori, delle tante persone che affidano a questa istituzione le loro memorie e i loro ricordi. 

Non voglio fare opera di sintesi, riportando le tante informazioni che si trovano nel loro ricchissimo sito, dove è possibile anche consultare alcuni dei diari conservati e conoscere le tante iniziative intraprese dalla Fondazione Archivio Diaristico Nazionale. http://archiviodiari.org

Ho visitato il Museo qualche settimana fa: della mia vacanza in Toscana (con tutte le sue meraviglie artistiche e paesaggistiche) le vibrazioni più intense sono quelle ricevute nel pomeriggio incantato trascorso tra le pagine dei diari del museo.

Allestimento multimediale della stanza dedicata a Vincenzo Rabito, siciliano di Chiaramonte Gulfi (RG), autore del caso letterario “Terra matta” (Einaudi).

Incontro telefonicamente Giacomo Benedetti, a cui vorrei fare qualche domanda che racconti quanto l’archivio ed il museo contino nella sua esperienza personale e comunitaria. 

Da quanto tempo collabori con la fondazione e con quale ruolo?

Dal 2017 sono una delle guide al museo. La fondazione ha alcuni dipendenti, più molti collaboratori a vario titolo (ad esempio partite iva, come me). Nonostante il valore del  volontariato, presso l’Archivio e il museo lavorano molti professionisti con competenze specifiche in campo archivistico e storico. La fondazione è una ONLUS, che sviluppa le sue attività grazie a finanziamenti pubblici, 5×1000, donazioni e impiega personale specifico per il fundraising e per partecipare a tanti bandi per progetti nazionali ed europei.  

Dall’apertura ad oggi quanti sono stati i visitatori? 

Da quando abbiamo cominciato a tenere il conto, cioè nel 2016, abbiamo avuto oltre 45000 visitatori. Quando è nato, nel 2013, il museo apriva solo su prenotazione. Ma poi il museo ha suscitato molto interesse, ed ora è accessibile tutti i giorni attraverso visite guidate. Abbiamo una grande affluenza di gruppi, sia scolastici che di adulti.

Durante tutte queste visite, hai un ricordo particolare che ci puoi raccontare?  

Il momento più intenso è stato quando ho presentato il museo al figlio di Margherita Ianelli, testimone e sopravvissuta alla strage di Marzabotto. Le sue lacrime, di dolore, ma anche di gioia e gratitudine per avere tenuto vivo il ricordo e la memoria della madre, mi hanno colpito e convinto del valore della nostra missione 

Qual è il rapporto tra gli abitanti di Pieve Santo Stefano e l’archivio?

Grazie anche al museo si è creato un affetto profondo, ed una grande vicinanza. Si deve tenere conto inoltre che la commissione di lettura che opera la prima scrematura sui diari che ogni anno concorrono al Premio è composta in larga misura da abitanti di Pieve e da persone che vivono nei dintorni e che hanno la possibilità di leggere le testimonianze presso l’Archivio. Della commissione fanno parte insegnanti, studenti, giovani e anziani, donne e uomini che creano un gruppo eterogeneo di appassionati alla lettura e alle storie dell’Archivio Diaristico Nazionale. Ogni diario che arriva è un nuovo abitante del nostro territorio! Spesso il vincitore emerge già in questa fase: se la sua energia emotiva riesce a toccare la commissione di lettura, anche la giuria nazionale, composta da esperti, si troverà concorde.

Dettaglio del lenzuolo nuziale dove è scritta la storia della vita di Clelia Marchi e dell’amato marito Anteo, a cui è dedicata la “stanza del lenzuolo”.

In che misura l’archivio ed il museo hanno cambiato il destino e il futuro di Pieve Santo Stefano?

Moltissimo: bisogna tenere conto che il Piccolo museo del diario è l’unico museo in paese e una delle poche attrazioni turistiche. Oltre ai dipendenti e ai collaboratori, c’è un indotto di B&B, bar e ristoranti che accolgono anche i tanti visitatori di cui parlavo prima. Il progetto è in evoluzione, l’archivio e il museo si trasferiranno nei nuovi locali di un ex convento a poca distanza dall’attuale sede e questo renderà l’istituto ancora più grande, e soprattutto capace di ospitare iniziative in tutte le stagioni dell’anno. Oggi, quando viaggio e dico di essere di Pieve Santo Stefano e molti mi rispondono “Ah sì, il paese dei diari!” mi riempio di orgoglio e di speranza. 

Saluto Giacomo con la speranza di tornare a visitare il nuovo Museo e con la certezza che si può lottare contro lo spopolamento delle aree interne e montane con la cultura e con la passione! 

Le foto sono di Luigi Burroni e sono state scaricate dalla galleria del Museo

2 commenti

  1. Sono toscana d non sapevo niente di questo piccolo gioiello.
    Lo metto senz’altro in evidenza nell’elenco dei luoghi di interesse nelle mie prossime peregrinazioni.

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