
Rosario Antoci nasce a Ragusa nel 1966, vive e lavora a Ragusa e Catania.
Si diploma presso l’Istituto Statale d’arte di Comiso e consegue il diploma accademico in Scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze, città in cui vive dal 1986 sino al 1992.È vincitore del Concorso Ordinario per Esami e Titoli di Assistente di Anatomia Artistica per l’insegnamento nelle Accademie di Belle Arti.
– Dal 1 Novembre 1999 è nominato in ruolo presso L’Accademia di Belle Arti di Palermo.
– Dall’anno accademico 2000/01 è docente presso l’Accademia di Belle Arti di Catania dove insegna Anatomia Artistica e Anatomia dell’Immagine.
– Dall’anno accademico 2008/09 è docente incaricato dei corsi di Fotografia per i Beni Culturali e Fotografia per l’Arte.
– è docente di Fotografia per i beni culturali nei PAS (Percorsi Abilitanti Speciali) presso l’Accademia di Belle Arti di Catania.
– Membro del Consiglio Accademico nel triennio 2014-17 e per il triennio 2017-20 Accademia di Belle Arti di Catania.
– Membro del Consiglio di Amministrazione in qualità di rappresentante docenti per il triennio 2022-25. Accademia di Belle Arti di Catania.

Progetti di Ricerca Università degli Studi di Catania in qualità di unità capofila, insieme all’unità di ricerca dell’Università degli Studi di Chieti e all’unità di ricerca dell’Accademia di Belle Arti di Catania ha vinto il bando PRIN nel Settore SH5 (Culture and Cultural Production)
– Premio Nazionale delle Arti XVIII edizione Comunità di insieme ad altri collaboratori
– Componente Collegio dottorale, XL ciclo 2024-27 dei Corsi di Dottorato di Ricerca AFAM
Attività e incarichi in ambito culturale
Nel 2011 è tra i fondatori del C.oC.A. Center of Contemporary Art/Archivio biblioteca specializzata in arti contemporanee di Modica (RG).
è stato membro del consiglio di amministrazione del Centro Studi Feliciano Rossitto di Ragusa
è membro della Commissione Diocesana per i Beni Culturali e l’Arte Sacra. Diocesi di Ragusa.
è stato membro del consiglio Direttivo direttivo dell’Associazione Insieme in città di Ragusa Laboratorio di Urbanistica Partecipata sul Centro storico di Ragusa Superiore.
è stato componente del Comitato scientifico del Ragusa Foto Festival

Attività artistica
Dai primi anni novanta ad oggi ha collaborato con diverse Gallerie partecipando a mostre ed eventi nelle maggiori città italiane ed europee. Sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private
È un tiepido pomeriggio di fine giugno, all’imbrunire, quando ci incontriamo in un bar della piazza San Giovanni a Ragusa. Ovviamente non c’è bisogno di presentazioni o convenevoli, visto che ci conosciamo da circa trent’anni. Stranamente, però, non gli ho mai chiesto approfonditamente dettagli sulla sua arte. Mi sono limitata ad ammirare le opere da lui create con un senso di stupore per come riescono ad essere vicine al mio gusto estetico. Così, mentre sorseggio io il mio tè freddo, lui un caffè, iniziamo la nostra chiacchierata in modo molto informale. Inizio con una prima domanda.
Quale è stata la prima percezione che quella sarebbe stata la “tua” strada? In In realtà non c’è un momento preciso in cui è scattata la consapevolezza, essendomi iscritto all’Istituto D’Arte e successivamente all’Accademia di Belle Arti, attraverso il percorso di studi via via si è chiarita in me l’idea che avrei, innanzi tutto, ipotizzato un’attività di scultore che nella peggiore delle ipotesi mi avrebbe portato comunque a tentare di inserirmi nell’ambito dell’insegnamento delle discipline artistiche.
Come nasce una scultura, o un’istallazione o una foto?
Questa possiamo dire che è la domanda centrale ma anche la più insidiosa. Il processo di nascita di una scultura o in generale di un’opera. Innanzi tutto dobbiamo dire che una scultura, o una installazione o una foto sono linguaggi diversi che richiedono una competenza tecnica diversa. Questo ci ricorda che è necessario conoscere le tecniche. Per la scultura i materiali in cui si toglie, il marmo, le pietre. Materiali in cui invece si aggiunge, l’argilla, le cere, da cui poi si desumono altri materiali, la terracotta, il bronzo etc. La stessa cosa per le fotografie. Con il passaggio, anche se ho utilizzato in parte la fotografia analogica e poi con l’avvento del digitale, soprattutto a quest’ultima. Le installazioni richiedono una relazione con l’ambiente, quasi sempre sono site specific nascono in funzione del luogo dove vengono installate. Tornando alla domanda occorrono, quindi le conoscenze tecniche e poi la consapevolezza, ormai ,che i linguaggi creano delle convergenze all’interno della mostra creando il dispositivo articolato dove sono molto spesso copresenti il disegno, la scultura, la fotografia. Quindi nel dispositivo mostra, molto spesso e sempre di più sono presenti i diversi linguaggi, tutto in funzione di un messaggio, della comunicazione, anche se l’arte non può essere appiattita alla mera comunicazione di un messaggio, perché ha in sé aspetti, se vogliamo, non dico esoterici, misteriosi, ma sicuramenti aspetti che sfuggono a una precisa e ineludibile classificazione. C’è sempre qualcosa di non detto che deve essere interno alle opere presentate nelle mostre. Sempre di più le opere nascono da una ricerca, da un insieme e da un percorso che via via si succede per gradi o per passaggi, attorno a un tema che è lo stesso. Un po’ come tutti gli artisti contemporanei sviluppano. È un tema che in genere ha un’apertura verso problematiche sociali, che riguardano l’uomo, il suo rapporto con il mondo e con sé stesso e con gli altri. Diciamo che è una linea tematica, un ambito di ricerca all’interno del quale, io stesso ritengo di andare a individuare le sollecitazioni che poi, ovviamente prevedono anche il momento dell’illuminazione, della lampadina che si accende dando uno scatto, un potente scossone al percorso di ricerca facendolo avanzare verso la realizzazione e la conclusione delle opere.


Quale parte di te trasfondi nelle tue opere?
Si dice che, in qualche modo ogni opera, ogni ritratto è un autoritratto, cioè è un riflesso e un’estensione del suo autore. Questo vale per tutto, per i romanzi, per la letteratura, per ogni opera musicale e artistica. Quindi in ogni opera c’è sempre una parte dell’autore e anch’io non credo di sfuggire a questa regola. Poi ci sono autori che, in qualche modo, sono più autobiografici cioè nella propria ricerca e nel proprio mondo espressivo esprimono in maniera più forte, più diretta, e più visibile se stessi. Altri che, e io ritengo di appartenere più a questo secondo gruppo, nel raccontare il mondo, nel guardare il mondo, nel trasformarlo, nel rileggerlo, nel ricrearlo attraverso le opere scultoree, fotografiche, installative, in qualche modo cercano una ricostruzione, una ricreazione di piccoli mondi dentro la quale mettono sé stessi, mettono, o perlomeno io mi sforzo di mettere i miei sentimenti, le mie emozioni, il mio modo di vedere il mondo, di sentirlo, di percepirlo. Talvolta anche di criticarlo, quindi mettendo dentro anche quelle sensazioni forti, anche negative se vogliamo, quindi non solo la bellezza, la ricerca e lo sguardo positivo verso il mondo ma anche ciò che di negativo ci arriva,ci sollecita, ci ferisce, ci colpisce,ci punge del mondo verso noi stessi Cosa provi quando sono esposte e patrimonio di tutti?
È un’emozione molto particolare, molto forte e per alcuni versi dà un senso, che potrebbe sembrare esagerato, di vertigine perché le opere sono, appunto un’estensione, qualcosa di vivo che addirittura va oltre il proprio autore. Effettivamente quando queste opere sono in mostra, quando sono visibili da tutti, quando fanno parte di una collezione o entrano in una pubblicazione o nell’abitazione di qualcuno si ha la sensazione di qualcosa di forte, di potente. Credo che sia la molla che ha spinto da sempre l’uomo e cioè, a differenza della donna che ha altre possibilità generatrici, di dare vita a qualcosa che è assimilabile, se vogliamo, ai figli. Che è diverso da noi stessi ma che al contempo ha le radici, che è parte di noi stessi. Quindi la sensazione che si prova con una creatura, con qualcosa che è il prolungamento di noi stessi, della nostra personalità.
Qual è l’ambiente culturale e ci sono spazi espositivi a Ragusa? L’ambiente culturale di Ragusa mi sembra, così come nelle città di provincia, a volte sonnolento. Però ci sono anche dei motivi, degli spunti di grande fermento dal punto di vista letterario, culturale e artistico. Ci sono non tantissimi spazi ma ricordiamoci che è una piccola città di provincia. Sicuramente ci sono la galleria Clou, la galleria Occhipinti. Se invece in un’ottica meno campanilistica guardiamo un po’ il contesto provinciale e io mi riferisco all’ambito artistico dove in realtà ci sono delle relazioni extracittadine vediamo che gli spazi, tra le gallerie di Ragusa,di Modica, di Scicli, costituiscono una realtà molto vivace a paragone con le province vicine, Siracusa, la stessa Catania dove esistono grandi istituzioni ma se guardiamo la proporzione fra abitanti e vivacità culturale, la realtà ragusana non sfigura e nel suo insieme rappresenta un contesto molto vivace, vivo e molto attivo.
Quali collaborazioni hai con altri artisti?
È inevitabile la collaborazione, intanto insegno all’Accademia di Bella Arti di Catania, quindi in un contesto dove ci sono colleghi, storici dell’arte, curatori e naturalmente anche artisti. È inevitabile indipendentemente dal tipo di collaborazione, relazionarsi con gli altri artisti, con l’ambiente e con la scena dell’arte. Certamente nel ruolo di docente mi trovo anche a collaborare con i giovani, che studiano e che magari hanno intrapreso questo percorso, naturalmente non tutti, perché diciamo le aspettative o le intenzioni sono diverse, perché appunto ci sono giovani che studiano alle Accademie con l’intenzione di tentare la difficile attività artistica, per cui sicuramente questo è uno dei rapporti privilegiati per chi insegna nelle Accademie di Belle Arti. E poi naturalmente con i colleghi; ci sono stati dei momenti in cui la collaborazione con questi compagni di strada è stata più intensa e momenti in cui si fa meno profondo il processo di collaborazione. Confrontarsi anche nei momenti delle mostre collettive che rappresentano la stragrande maggioranza delle attività cioè esporre in mostre in cui si è invitati da storici dell’arte e curatori, insieme ad altri artisti inevitabilmente mi mette di fronte a un processo di collaborazione, di conoscenza, anche se molto spesso sono colleghi già conosciuti.

Quali sono i rapporti con i committenti?
Sono sicuramente rapporti particolari, perché per committenza intendiamo un ente, un privato che richiede una specifica opera. Nelle committenze che mi sono capitate devo dire che fino a ora ho avuto delle ottime esperienze, compresa l’ultima che è stata eseguire la sede, l’altare e l’ambone della Chiesa della Nunziata. Con entrambi i parroci, prima con Don Raffaele, purtroppo prematuramente scomparso e con l’attuale parroco, Don Filippo, ho avuto un confronto interessante per la problematica. In genere, poi, i committenti odierni sono soprattutto le gallerie, coloro che propongono le opere agli acquirenti. In questo caso è chiaro che c’è una dimensione che obbliga loro e di conseguenza investe anche il sottoscritto, a doversi confrontare con il tipo di richieste, di sensibilità che vengono veicolate attraverso il gallerista da coloro che acquistano opere d’arte. Quindi è paradossalmente, una sorta di confronto con il gusto di una società o di una parte di essa.
Le tue opere sono state comprese o hai avuto difficoltà?
Nella fase creativa, l’assillo che accompagna la creazione e accompagna l’autore e la domanda che ci si pone periodicamente è “ l’opera è comprensibile? È leggibile così come la intendo io?” Perché è importante non il fatto che sia comprensibile, perché l’opera d’arte io ritengo non essere come la pubblicità. Il pubblicitario ha un target, lo deve raggiungere e deve cogliere in maniera veloce e rapida questo bersaglio che deve essere chiaro e potente. L’artista non si limita a comunicare un messaggio. Parte della sua creazione, in qualche modo, deve sfuggire ai meccanismi della comunicazione. E un’opera, non a caso, è forte, potente quando aggiunge sempre qualcosa, quando non ha esaurito il suo potenziale di comunicazione. Quindi quando ci dice ogni volta qualcosa di nuovo. Questo deve spingere l’autore a non farsi schiacciare dal peso o dal timore che le opere possano non essere comprese. Certo deve riflettere perchè, come dico sempre ai miei studenti che importante quando si realizza un’opera, un progetto, avere chiaro il concept. Lavoro e l’idea, lo statement si relazionano allo sviluppo dell’opera, sono due parti che via via si integrano, si modificano nel processo e questi due elementi, idea del lavoro e lavoro, devono evolversi in maniera coerente, cioè arrivare alla soluzione finale in maniera coerente, cioè non possono essere conflittuali altrimenti l’opera non funziona. Nel momento in cui l’opera è realizzata e finita, a quel punto nemmeno l’artista può ritenersi unico depositario. L’autore ha certamente un’idea, ha la speranza che l’opera sia compresa così come è stata pensata da lui ma quell’opera diventa poi un organismo autonomo che quindi acquista una sua personalità ed è inevitabile che, come diceva Umberto Eco in Opera Aperta, è soggetta a letture che vanno oltre l’intenzione dell’artista.
Avere sposato una brava architetto e creativa è stato un caso o che?
È stato un caso sicuramente l’incontro, certamente uno non sposa volontariamente un architetto o un creativo. Essersi incontrati, essersi scelti, e il confronto sulla creatività, sull’architettura, che è la sorella della scultura e una sorella delle arti, certamente facilita alcuni aspetti della relazione. I viaggi, gli interessi, la condivisione, sono aspetti che creano un problema in meno nel rapporto di coppia che inevitabilmente ha sempre delle situazioni conflittuali. Però condividere il piacere di scegliere una città da visitare, sceglierla per lo stesso motivo, cioè le opere d’arte, l’architettura, i musei e così via, è chiaro che diventa motivo per condividere una parte importante delle proprie scelte, dei propri gusti, delle proprie passioni e quindi della propria vita. Quindi non so se è stato un caso, ma se è stato un caso possiamo dire che è stato un caso importante o vitale.
Cosa non ti ho chiesto e avresti voluto ti chiedessi?
Le domande mi sembrano abbastanza complete, coprono un angolo di 360 gradi, quindi non saprei dire. Io spero solo di non essere stato elusivo,di aver risposto alle interessanti domande in maniera ,anzitutto chiara e poi comprensibile per un lettore medio un non addetto ai lavori e che questo non si sia trasformato in una restituzione semplicistica o superficiale. Spero di essermi mantenuto nel giusto limite fra un approfondimento posto dalle domande e allo stesso tempo riuscire a essere chiaro e comprensibile anche a un ipotetico, come dicevo, a un lettore non addetto ai lavori.
Si chiude così la nostra piacevole conversazione.
Voglio ringraziare Saro (per gli amici) per la gentilezza ed esaustività con cui ha risposto alle mie domande, a volte probabilmente ingenue da,appunto , non addetta ai lavori ma da semplice fruitrice della bellezza espressa attraverso le opere d’arte. Con l’augurio che in tanti possano provare quel senso di meraviglia che accompagna le sue creazioni.
Tra le sue mostre personali ricordiamo:
– Marketplace Chiesa S. Maria del Gesù. Modica alta (Rg).
– Trattenere sapere Galleria Clou, Ragusa. Istallazione realizzata in Piazza S. Giovanni per la quarta edizione A tutto volume
– Conquiste CoCA, Center of Contemporary Art, Modica,
– Provvisorio Incontro con gli artisti. Arte Club Catania
– Sismografie Dietro le quinte Arte contemporanea, Catania.
Progetto fotografico – pubblicazione: Gomorra n.11 “Catania- Etnapolis”.
– Andata e Ritorno Galleria Arte contemporanea, Catania.
– Dove le persone lasciano segni Sogei, Ministero del Tesoro, Roma.
Slang Rassegna d’A. C.- Galleria Artecontemporanea, Catania.
Minima Natura Galleria degli Archi, Comiso (Rg) ;
Immagini Rosario Antoci / Sandro Bracchitta Galleria Il Bisonte, Firenze.
Tra le collettive:
Galleria Studio 71, Palermo – Identità siciliane. Contemporary artists from Sicily
Cantieri Culturali alla Zisa. Palermo. Imago Mundi
– Taoacademy Catania
Tonnara Florio, Favignana, Trapani.
Palazzo Sant’Elia, Palermo
Palazzo della Cultura, Catania. A cura di Vittorio Sgarbi.
– Molecole. La nuova sostanza dell’arte contemporanea siciliana
Farm Cultural Park. Favara (Ag). Ultrasuoni.
– Arte per Kamarina Millenaris Park, Budapest.
– Art factory_teachers
Istituto Cervantes. Palermo
– Kunstart 09 Galleria Artecontemporanea Catania –Bruxelles
Facultat de Belles Arts de Sant Carles. Valencia.
– Lo Spazio dell’arte. Guardando il volto di Artemide. Galleria Artecontemporanea. Catania-Bruxelles.
– Emerging Wor(l)ds Tina b. The Prague Contemporary Art Festival. Praga
– Opera unica venti x venti Galleria Beukers. Rotterdam
– Vergine d’oliva Parlamento Europeo. Strasburgo.
L’arte in tutte le sue forme proietta sia l’ artista che il fruitore verso l’eternità.
Questo è lo spunto di riflessione più forte e pregnante che emerge dall’articolo di Silvana.
Grazie all’autrice