La mia fidanzata del 1996 (non per vantarmi, ma era Laura Bellomia) in quell’anno pensò che era il momento di fare sul serio. Se non col fidanzamento, almeno con i puzzle, la passione con cui trascorrevamo ore davanti al camino, nei pomeriggi d’inverno. Sotto l’albero di quel lontano Natale del secolo scorso trovai “L’Ingresso di Roger de Flor a Costantinopoli”, che qualche operaio della EDUCA, operando su un misterioso macchinario tranciante, aveva diviso in 5.000 tessere. Roger de Flor è un magnifico ex templare, ora cavaliere di ventura, ritratto con le insegne di Mega dux su un cavallo bardato di tesori, scortato da un ufficiale in groppa a una bestia bianca e preceduto da un paggio che ne porta l’elmo in processione. Lo attorniano i terribili Almogavari, profili da irregolari e barbe da sicari, che pregustano bottini di donne, preziosi e reliquie, sotto le insegne catalane di San Giorgio. Andronico II Paleologo, inetto basileus dei romei, più vecchio del suo impero millenario, li osserva sfilare e già si accascia sul suo trono d’oro. Sa che pagherà un prezzo altissimo per quel soccorso. Il figlio Michele IX, infatti, elabora sullo sfondo di Santa Sofia il tradimento per assassinare Roger. Ma anche lui è assorto, come in un presagio di morte. Quella che lo coglierà ricolma di dolore per il figlio che gli morirà, ucciso dal fratello.

Oltre le magnificenze dei tesori, oltre le atrocità della storia, oltre i fidanzati che crescono e maturano sogni silenziosi e nostalgie, per quasi 20 anni il puzzle da 5000 pezzi è rimasto nella scatola da mostrare agli amici, come fosse un intraducibile libro di favole orientali. È venuto con noi in un’altra casa, accanto a un altro camino, ha trascorso 10 altri inverni, acquistando progressiva bellezza. È diventato, dicono su internet, un puzzle raro. Ma adesso che si trova finalmente sul suo ripiano e si ricompone lentamente, suscita pensieri di anni trascorsi che evaporano in spirali e capriole (un viaggio di nozze a Istanbul, una gita a Genova, un’altra in Catalogna) mentre il futuro si condensa in piccole mani accanto alle mie, piccole mani impensabili, che erano solo un’idea e che adesso crescono lavorando a costruire brandelli di storia, immani statue d’oricalco, spade d’argento, scettri, baldacchini, uniformi ricamate, uomini ricoperti d’oro, a Costantinopoli, Ragusa, in qualche parte del Tempo.

1 commento

  1. Tutto questo viaggio nel tempo di quella lontana storia non sarebbe mai avvenuto senza la tua compagna di cesellatura. Le tessere messe assieme nel tempo con la tua Laura hanno fatto autorelegare lo scomposto disegno nella propria scatola. Viva gli amori che si consolidano pezzo dopo pezzo. Ora i 4 angoli ci sono e il centro Dell immagine è in continua evoluzione.

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