
Alla parola “Raccolta” nel mio immaginario si lega indissolubilmente il termine “figurine”. Chi è stato bambino in alcuni decenni del secolo scorso conosce bene queste piccole immagini plastificate dal retro adesivo. Si acquistavano i famosi pacchetti, buste chiuse da 5 o 6 figurine, al prezzo di circa 100 o 200 lire negli anni Ottanta. Poi il contenuto si attaccava negli album dedicati. Che meraviglia!
Esistevano raccolte su svariati argomenti: serie televisive, cartoni animati giapponesi, fantascienza ma c’erano album a tema storico, dedicati agli animali e alla geografia. La raccolta era difficoltosa e per completarla servivano dagli ottanta ai cento pezzi, al netto dei doppioni. Raggiungere l’obiettivo di riempire l’album stimolava la creatività nel trovare soluzioni più o meno efficaci: c’era chi faceva ricorso alla superstizione nell’acquisto di una bustina rispetto un’altra e chi, più ragionevole, optava per trattative e scambi tra collezionisti. L’ultimo tentativo era richiedere alla casa editrice di spedire le figure mancanti.
Insomma, non è difficile collegare aneddoti, ricordi o suggestioni proprio al mondo delle figurine.
Il mio personale ricordo risale ad un caldo e lungo pomeriggio dell’estate 1985. Finita la scuola io e i miei fratelli morivamo di noia in città. Venne a trovarci a casa uno zio autotrasportatore che in uno dei suoi viaggi aveva portato da nord a sud, o viceversa, un carico di giocattoli e materiale di cancelleria. Un collo si era danneggiato e dunque non era arrivato al suo domicilio designato ma faceva parte di un reso inservibile. Lo zio, allora, si improvvisò Babbo Natale fuori stagione e portò a me e ai miei fratelli un paio di borse ricolme delle mitiche figurine “Panini”. Per noi fu una gioia immensa e inaspettata. Un vaso di Pandora pieno solo di cose belle. Neanche a dirlo, oltre l’ottanta per cento era costituito da facce di giocatori del pallone…
Ebbene si, le figurine in quegli anni erano prevalentemente quelle dei calciatori. Giovani con i baffi, le basette o i capelli cotonati che mostravano un’età indefinita, ma sempre molto più avanzata di quella reale. Bomber di colore con chiome ricciolute, coppe, scudetti e formazioni assortite.
In quegli anni mi sono innamorata della maglia viola e della Fiorentina, ma questa è un’altra storia.
In quel dono ricevuto dallo zio le figurine dei calciatori erano una schiacciante maggioranza, ma non la totalità. Così, tra una casacca a strisce e un volto rude, ho cercato la mia personale collezione.
Il mio desiderio fu soddisfatto da due personaggi incantevoli che si giuravano amore eterno in svariati modi. L’album si chiamava “Love is” ed appariva davvero senza tempo. A cominciare proprio dall’età dei due protagonisti. La raccolta conteneva messaggi d’amore e di amicizia in senso ampio, trattava il tema dell’amore tra uomo e donna, ma anche il concetto stesso di relazione, di rispetto e amicizia. La grafica era essenziale e un po’ naif, ma erano presenti citazioni di film e di libri, che ovviamente allora non conoscevo. C’era in quei rettangolini dal retro appiccicoso un trionfo di buoni sentimenti e di valori universali. Credo che a sette anni, tanti ne avevo allora, non avrei mai scelto di acquistare un album del genere, ma fui felice di iniziare così la mia collezione. In breve mi appassionai e arrivai quasi a completare l’opera, se non fosse stato per quell’ultima introvabile figurina. Iniziai a credere davvero alla leggenda che narrava che alcune di esse fossero stampate in quantità inferiore per aumentarne il valore. Seppi solo molto tempo dopo che non si trattava proprio di una storia inventata, ma che negli anni Cinquanta e Sessanta c’erano davvero dei pezzi rari che addirittura facevano vincere dei premi a chi riusciva a trovarli. Ma non era il mio caso. Negli anni Ottanta, così dichiaravano gli editori, tutte le immagini avevano la stessa tiratura. La mia figurina forse non si trovava semplicemente perché non avevo nessuno con cui scambiare i miei doppioni e le edicole del tempo non erano così fornite di quei pezzi.
Quel posto vuoto mi perseguitò per settimane. Poi la svolta.
Ognuno, come sapete, è padrone della propria collezione così come del proprio destino e dunque perché non realizzare in autonomia il pezzo mancante? Così feci. Un doppione un po’ più anonimo degli altri, sapientemente ritoccato a mano è diventato il mio pezzo mancante. E così la collezione è terminata come anche questo articolo….
Aggiunga ciascuno di voi la figurina che sicuramente avrò dimenticato di evocare io in queste mie righe.