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"Mi vuoi sposare?"

Federica Tribastone 14 luglio 2024


“Mi vuoi sposare?” ed ecco che la sorpresa giunge negli occhi dell’interessat*, lacrime a fiumi, lui o lei inginocchiato dinanzi alla propria anima gemella con una scatoletta in mano, al cui interno vi è il sigillo di quell’amore, il fatidico anello in oro (bianco o giallo indifferente) con uno o più diamanti. La risposta a questa fatidica domanda, come da consuetudine, sarebbe: “Sì”, ma quello è a discrezione del ricevente.
Quindi per la proposta perfetta gli elementi principali sono: l’anello e un uomo o una donna - essendo nel 2024 non possiamo fare discriminazioni e si possono tranquillamente bypassare le convenzioni e i cliché – in ginocchio; ma perché regalare un anello? Perché inginocchiarsi?
Con certezza si può affermare che l’anello di fidanzamento è il simbolo per antonomasia dell’amore reciproco tra due persone e promessa di un futuro insieme. Viene fatto risalire all’antica Roma, ma in realtà si pensa che fossero stati gli egizi ad averlo inventato e che i greci si fossero appropriati di questa invenzione. All’epoca dei romani l’anello era fatto di ferro e, solo successivamente, vennero utilizzati materiali preziosi. Nel Medioevo comparve il primo anello di fidanzamento con un diamante, questo fu commissionato dall’arciduca d’Austria Massimiliano I per Maria di Borgogna. Più tardi, intorno al sedicesimo secolo, venne sostituito direttamente con la fede, che veniva donata direttamente nel giorno delle nozze.  Nei secoli successivi si ritornò all’anello di fidanzamento che sanciva l’amore dei due amanti e, al contempo, aumentò in modo esponenziale la produzione di diamanti, tanto che i nobili iniziarono a commissionare qualsiasi tipo di gioiello. Oggi l’anello, con un diamante o più diamanti di qualsiasi forma, colore e dimensione è quasi una prassi, niente anello? Niente matrimonio (convenzionalmente si pensa così), come se senza quel cerchietto posto all’anulare della mano sinistra con un bel brillante che fa da capolino, non si potesse passare allo step successivo, nonché il più importante, il matrimonio.
Si è parlato anche di un altro ingrediente che fa sì che la proposta sia del tutto “valida”, romantica ed emozionante: inginocchiarsi. Nel Medioevo, i cavalieri si inginocchiavano davanti al loro signore in segno di obbedienza, rispetto e lealtà e riproponevano questo gesto anche durante le cerimonie religiose. Quindi, quando un gentiluomo si poneva in ginocchio davanti alla dama, prometteva profonda fedeltà alla donna con cui avrebbe trascorso il resto della sua vita, inoltre, appoggiarsi su un ginocchio e far in modo che il proprio capo giungesse all’altezza del ventre della donna era considerato come un impegno nei suoi confronti nel poter generare prole e realizzare con lei una vera e propria famiglia. Oggigiorno si continua a compiere tale gesto poiché lo si reputa molto romantico, tenero e commovente.
I film ci insegnano a fare gesti plateali, soprattutto quando si parla di promesse. Posto perfetto, atmosfera giusta, tante o poche persone attorno, anello, momento in cui ci si inginocchia, “Sì, lo voglio”, abbraccio e applausi. Ma anche senza tutto questo è possibile sposarsi e stare per sempre con la persona amata, che ci sia o meno l’anello, che siano o meno determinate prassi tradizionalmente riconosciute.

Federica Tribastone

Classe 1994. Ragusana. Laureata in Mediazione Linguistica e Interculturale e con un master in Global Marketing e Made in Italy, è in procinto di specializzarsi in Scienze Linguistiche per l’intercultura e la formazione. Giornalista pubblicista dal 2020 e Vicepresidente della casa editrice “Operaincerta Editore”, da anni collabora con diverse testate giornalistiche e si impegna a promuovere la cultura nel territorio non solo Ibleo ma anche siciliano.

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