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L’arte del piccolo editore

Sara Sigona 14 giugno 2024


Operaincerta editore è una casa editrice indipendente, nata a Ragusa come la rivista su cui ci leggete. Meno Occhipinti ne è il cuore e la mente. Artefice di un modo “per giocare un gioco serissimo” come quello di scrivere o di pubblicare gli scritti degli altri, Meno crede che la parola sia sempre occasione di dialogo, di incontro e di riflessione vera e le opere strumenti per la crescita del pensiero e delle emozioni, sia a livello individuale sia sociale e culturale. È un editore d’altri tempi, capace di connettere autori e lettori in un progetto creativo di cui se ne assapora l’autenticità e la forza: un omaggio alla bellezza creata dall’uomo.

Da scrittore a giornalista e ancora ad editore: cos’è per te un libro?
Un libro, se vissuto da scrittore, è come un figlio che nasce… qualcosa che si origina naturalmente da dentro. Se lo si vive da editore, è come sostenere il figlio di un altro, curarlo all’inizio e accompagnarlo fino al compimento, quasi come in un rapporto familiare il cui legame è l’amore.

Da dove nasce l’amore per la scrittura?
Io ho sempre scritto. Prima di leggere con continuità, scrivevo. Ho avuto da sempre un’innata capacità di produrre temi a scuola, nonostante non fossi un grande lettore. Ricordo che giovanissimo insieme ai miei amici realizzavamo dei piccoli film: praticavamo un buco su un lato di una scatola di scarpe che magicamente diventava uno schermo. Su di esso passavamo delle strisce di carta su cui avevamo disegnato i fotogrammi della storia, che si dipanavano da un piccolo cilindro di plastica delle spagnolette. Successivamente la voglia di raccontare incontrò il periodo della fotografia e del fotoromanzo, in cui la narrazione avveniva attraverso delle fotografie. Infine ho iniziato a leggere con continuità quando avevo 25 anni e, qualche tempo dopo, sono arrivato alla scrittura e alla pubblicazione di due piccoli romanzi. Di seguito la fondazione della rivista Operaincerta e successivamente della casa editrice sono state tappe di una lenta consapevolezza di quello che potevo e volevo fare da grande.

Cosa significa oggi fondare una casa editrice?
Operaincerta Editore nasce dal piacere di un gruppo di amici che volevano restare nel mondo dell’editoria non più da scrittori ma da sostenitori di chi avesse avuto il desiderio di vedere pubblicato il proprio lavoro. È un’occupazione gioiosa che non ha come obiettivo il guadagno, quindi per noi non è un mestiere…

Quindi non esercitate alcuna pressione sugli autori…
No, anzi, in questi ultimi anni è cresciuto il numero di richieste di pubblicazioni con una conseguente dilatazione dei tempi di pubblicazione. Al contrario sono gli autori che, una volta accettato da parte nostra il loro manoscritto, vorrebbero che si passasse subito alla stampa, quando invece occorre preliminarmente fare l’editing sul testo a cui sommare i tempi più lunghi impiegati in tipografia.

Da dove nasce il progetto editoriale?
Operaincerta è nata nel 2003 come rivista, mentre la nascita della casa editrice è legata a un avvenimento del 2006, quando un nostro collaboratore, Lorenzo Vecchiato, morì improvvisamente. Così decidemmo, in accordo con la famiglia, di raccogliere e pubblicare tutti i suoi articoli legati alla musica che diedero corpo al primo libro edito da Operaincerta nel 2007, Tracce di blues. Quel libro per noi era come un figlio unico, non pensavamo di continuare e non avevamo assolutamente idea di quello che sarebbe successo dopo. Invece nel 2010 uscì il libro di Salvo Foti, anche nostro collaboratore, Come bere bene. Nel corso degli anni abbiamo continuato a pubblicare con la cadenza di un libro all’anno fino al 2017 quando, con dei colleghi di Operaincerta, decidemmo di iniziare nel tempo libero quest’avventura nella piccola editoria, spinti da tanta passione e da un forte legame amicale. La pubblicazione del mio libro sulla storia del Ragusa Rugby, di cui ero stato addetto stampa, ne segnò l’inizio.

Quanti libri avete pubblicato? Ci sono delle collane?
Stamattina ho inviato in tipografia il libro numero 102. Agli inizi abbiamo pubblicato una decina di libri all’anno, poi negli anni il numero è cresciuto, nel 2023 ne abbiamo pubblicati 21. Quest’anno siamo già a quota sette.
Abbiamo appena coniato il nome delle cinque collane: ognuna ha un nome latino in sintonia con il nome Operaincerta che deriva da “opus incertum” che è la tecnica con cui si costruisce il muro a secco.
Fabula che raccoglie la narrativa, Fabrica i saggi, Iuvenilia i libri per ragazzi, Ludus tempo libero, sport, cultura e Carmina la poesia.

 

E poi ci sono gli autori e i loro sogni…
So perfettamente cosa significa, per un autore, inviare con una email il proprio manoscritto, so cosa significa mettere le mani a un sogno e affidarlo, con la speranza che abbia una propria strada. Sono stato anch’io un autore al tempo in cui il manoscritto si spediva dentro una busta e non potevo sapere cosa vivesse l’editore, animato dalla voglia di pubblicare qualcosa di bello e di valore, al momento della ricezione. Molto particolare è il rapporto che s’instaura con i nostri autori: inizia con una email, poi si passa a leggere qualcosa di qualcuno che non si conosce; successivamente, una volta accettata la proposta, ci si incontra per la firma del contratto, quindi si discute del libro e insomma, strada facendo, si diventa amici.

A quali principi vi ispirate?
Siamo partiti con l’obiettivo di divertirci nel fare questo lavoro, pubblicando libri belli, non solo sul piano estetico ma anche su quello sociale, che si potessero autofinanziare. Finora ci stiamo riuscendo…

Hai già un’idea di ciò che un’opera significa, di come funziona e del perché risulta piacevole?
Nonostante l’esperienza non abbiamo ancora un’idea ben precisa. Assunto che un libro può essere di successo se i lettori lo richiedono, non è sempre facile sapere in anticipo se quel libro sarà apprezzato. Il numero di copie che stampiamo dipende da quanto prevediamo che l’opera possa vendere, ma a volte è successo che dei libri stampati in un numero esiguo di copie siano stati molto letti, ed è accaduto anche il contrario. Le presentazioni sono molto partecipate ed è in quei momenti che si crea una triangolazione magica tra l’autore che racconta il proprio libro, il pubblico che ascolta assorto e che spesso interviene e dibatte, e l’editore che è sempre presente con il compito di distribuire localmente l’opera.

Qualità, coraggio e passione sono i pilastri di Operaincerta. Cosa aggiungeresti?
Aggiungerei due volte passione perché questo è il motore di Operaincerta. Senza di essa non si potrebbe andare avanti. Per ogni libro c’è un grande lavoro che richiede del tempo e che può essere sostenuto, in mancanza della spinta che potrebbe dare un guadagno economico, solo da una forte passione.  Più che coraggio, ci vuole una bella dose di incoscienza ad inventarsi editore. Siamo partiti senza esperienza, prima con la rivista poi con la casa editrice, andando avanti per prove e tentativi, a volte anche commettendo errori, che però alla fine si sono rivelati preziosi per essere quello che siamo adesso.

Quali obiettivi avete per il futuro?
Il nostro sogno sarebbe quello di fare diventare questa attività un vero e proprio lavoro. Per il momento ci accontentiamo di crescere, provando ad uscire fuori dall’ambito regionale: abbiamo iniziato a pubblicare anche autori non siciliani e a portare i nostri libri fuori dall’Isola. Tra qualche giorno saremo a Strasburgo, su invito del locale Istituto di Cultura Italiana, dove presenteremo Gli stracci blu, la versione italiana di Les chiffons bleus, il libro di Baky Meité che tanto successo ha avuto oltralpe. E sta per partire un partenariato con l’Università di Palermo perché degli studenti possano svolgere il loro tirocinio formativo presso la nostra sede.

Sara Sigona

Giornalista pubblicista e insegnante, scrivo con la luce e con l’inchiostro sin da bambina. Fonte di ispirazione il viaggio lungo paesi del mondo e paesaggi esistenziali della contemporaneità.

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