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Professione ghostwriter

Gina Massari 14 giugno 2024


Fino a qualche anno fa era un mestiere che ignoravo quasi del tutto. Poi, come accade talvolta, la protagonista di un romanzo di Alice Basso mi ha aperto un mondo su un lavoro misterioso e, nel caso di quel libro, ricco di suspence, colpi di scena e avventure.
La protagonista di questa storia dal titolo “L’imprevedibile piano della scrittrice senza nome” si chiama Vani Sarca ed è al centro di vicende raccontate in una serie di libri, in cui si narra, tra amori e indagini, della sua professione di scrittrice fantasma.
La nostra eroina non è proprio quello che si definisce una persona simpatica: non sa cucinare, odia la socialità e ha gusti estetici discutibili ma… sa capire a fondo le persone e ovviamente sa scrivere molto bene. Scrivere infatti è il suo mestiere. Lavora per un’antica casa editrice torinese ed elabora testi per conto di altri, su commissione e dietro compenso economico. Se può evita anche di entrare in contatto con l’autore committente, utilizzando qualche scheda tecnica, alcune informazioni basilari e poche chiacchierate senza impegno. L’importante è fissare l’obiettivo da raggiungere e i tempi in cui farlo. La nostra ghostwriter, dunque, scrive per chi ha un’idea di romanzo ma ha bisogno di mettere ordine ai fatti e alla punteggiatura, per chi deve organizzare la propria autobiografia e deve renderla accattivante, drammatica o divertente, per chi magari è già un personaggio famoso in altri campi e vuole scrivere un testo leggero di aneddoti, nostalgico o di ricette tradizionali.
L’autrice di questa serie, come anticipato, è Alice Basso. Lei stessa è impegnata nel mondo dell’editoria, come scrittrice, redattrice, valutatrice di proposte editoriali. Racconta, infatti, con naturalezza e assoluta precisione i retroscena del mondo fatato dei libri, delle case editrici, degli autori famosi, del giro economico e delle logiche che sorreggono il mercato delle parole. Insomma una ghostwriter può e sa scrivere di tutto; si documenta, ascolta, pianifica, entra in empatia con l’autore che firmerà il testo. Ben presto il lavoro è fatto.
Leggendo le diverse storie di Vani Sarca si comprendono le ragioni per cui gli scrittori fantasma sono molto richiesti. Nei romanzi di Alice Basso il lavoro viene commissionato alla protagonista tramite la casa editrice “L’Erica” che di fatto compra il nome dell’autore, la sua popolarità, le conoscenze e poi incarica l’abile professionista di strutturare e scrivere un libro valido, non solo commercialmente, ma anche qualitativamente.
Va detto che Alice Basso, come le protagoniste dei suoi romanzi, scrive bene e questi suoi testi che hanno per protagonista Vani Sarca sono godibilissimi e assolutamente consigliati.
Al di là dei romanzi, però, cos’è esattamente un ghostwriter? Il profilo professionale si può riassumere come colui che non firma quello che scrive, ma lavora per conto di altri. Uno dei ghostwriter più famosi degli ultimi anni, Andrew Crofts, in un’intervista ha paragonato il suo modo di intendere il ghostwriting al giornalismo. Lo scrittore ha una storia o una vicenda e la racconta come meglio crede, riducendo al minimo le proprie emozioni, pensieri e opinioni.
Un ghostwriter svolge quindi essenzialmente attività di scrittura, di revisione, ricerca e rielaborazione di testi. Deve avere caratteristiche indispensabili come un’alta professionalizzazione, riservatezza, essere poliedrico, dotato di empatia, capace di armonizzare lo stile narrativo e pensare come l’autore; deve possedere una creatività camaleontica e metterla a servizio dello scopo.
Un ambito nel quale la scrittura fantasma è fortemente richiesta è quella delle produzioni seriali. In questi casi si ha che fare con un autore già affermato e ben voluto dal grande pubblico che per aumentare il numero di libri pubblicati ogni anno, e spesso le relative sceneggiature televisive, si fa dare una mano da uno o più scrittori ombra. Pare che gli ambiti prediletti siano le trame dei gialli, noir, mistery e storie per ragazzi. A chi ama le storie seriali, talvolta, sarà capitata la sensazione che la mano dello scrittore fosse diversa da quella originale.
Si potrebbe sollevare quindi un dibattito sulla scrittura fantasma: i lettori dovrebbero avere il diritto di sapere chi è il vero autore? In effetti le domande che questa professione suscita sono anche altre. Ad esempio, se poi l’opera che viene scritta diventa un successo, oltre le intenzioni stesse dell’autore committente? Qui inizia un capitolo controverso che ha a che fare con il diritto d’autore. Nel caso di un’opera commissionata, infatti, tutti i diritti vanno alla persona che richiede il lavoro e passa i contenuti e le idee al ghostwriter. Il committente si appropria della paternità dell'opera senza esserne l'autore originale grazie a un contratto che viene concordato tra le due parti. La legge italiana sul diritto d’autore prevede, infatti, che il ghostwriter venga regolarmente retribuito e, di contro, permette al committente di far liberamente uso dell'opera. Dunque il titolare effettivo del copyright è l’autore che “acquista” il lavoro altrui e che diventa l'unico proprietario dei diritti d'autore. Suoi, pertanto, sono gli eventuali guadagni derivanti dalla pubblicazione dell'opera, dalla vendita della sceneggiatura o da ciò che è stato commissionato. Al nostro scrittore fantasma restano però i diritti morali che la Legge italiana riconosce illimitati, irrinunciabili e inalienabili… in poche parole: impossibili da quantificare economicamente!  
Oltreoceano, invece, la professione del ghostwriter non necessita più di restare così tanto in ombra. Sono sempre più numerosi i committenti che hanno dichiarato di avvalersi di professionisti per elaborare i loro lavori. Avere a disposizione uno o più abili professionisti diventa un punto di onore e successo. Il caso più eclatante, anni fa, lo ha rappresentato Hillary Clinton che ha ringraziato pubblicamente le scrittrici ombra per aver prodotto la sua autobiografia.
Insomma in America i fantasmi, almeno quelli che sanno scrivere bene, non fanno più paura…

Gina Massari

Formazione tecnica, studi umanistici, lavoro sociale e, oggi, responsabile delle risorse umane di una Fondazione. Da oltre vent’anni professionalmente divisa tra numeri ed essere umani, parole e cifre, discipline artistiche e rendiconti. Ho collaborato con varie testate giornalistiche e faccio parte del consiglio di disciplina del CROAS. Operaincerta, dunque, ma stabile nei valori essenziali, primo su tutti, la famiglia. Scrivere, come leggere e viaggiare, sono passioni per condividere esperienze, impressioni e sogni.

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