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È fidanzamento o amore?

Salvatore Desari 14 luglio 2024


Fidanzamento e innamoramento, sono concetti che possono coincidere nella vita reale? Due definizioni che nel corso del tempo, nella pratica della vita, nel destino che ci è stato assegnato a volte facciamo coincidere. Il fidanzamento si mostra spesso come il massimo suggello dei sentimenti che proviamo, o pensiamo di provare nei confronti di un’altra persona, e che vanno al di fuori dai binari delle normali relazioni e a cui cerchiamo di dare spesso e a volte troppo velocemente una definizione, una impostazione, un’abitudine che ci fa stare bene, che ci rassicura, trasportandoci verso una dimensione che riesce a realizzarci, a soddisfarci, ad appagarci. Facciamo seguire ad una dichiarazione privata un riconoscimento pubblico, ad un sentimento intimo il carattere dell’ufficialità, diamo un seguito costruendoci sopra un piccolo progetto, una dichiarazione di fedeltà. Siamo trasportati in un mondo che ci sorride, costituito non da due, bensì tre protagonisti, l’amato, l’amata e la società che li circonda. Un’esperienza che ad un certo momento è capitata a tutti, o quasi. E non voglio sminuirla. Avere quello che noi definiamo un “fidanzato” o una “fidanzata” ci porta a sentirci cresciuti, cambiati, accompagnati da sensazioni nuove e spesso da buon umore. Riposiamo tranquilli nella certezza che vi è una spalla a cui poterci appoggiare nei momenti di sconforto, o gioire condividendo la nostra felicità. Rappresenta una fase della nostra crescita, un passaggio che capita a tutti coloro che hanno una vita sociale mediamente attiva. Il fidanzamento dunque è spiegabile, definibile, dimostrabile, comprensibile. Ma non sempre è un concetto che coincide con l’innamoramento. Certamente, e anche spesso, può essere la normale progressione dei nostri sentimenti, ma è altrettanto verosimile che potrebbe risultare intimamente staccato da sentimenti di amore e passione che sgorgano irrazionalmente e da sempre dentro di noi. Il fidanzamento è una scelta razionale, l’innamoramento no. A volte sono due concetti che coincidono altre volte no. E ciò nella misura in cui comprendiamo che la governabilità è l’antitesi della passione, del moto che muove la nostra mente e accelera i battiti del nostro cuore. Potrebbe essere estremamente probabile e legittimo fidanzarsi più volte, ma ciò non significa che sia possibile innamorarsi più volte, veramente e allo stesso livello nel corso della nostra vita. Lasciando da parte quella che potrebbe apparire una pura questione semantica, ciò su cui vorrei volgere la mia attenzione è il concetto di amore puro, la misura del senso della vita che non ha altro fondamento se non nella spontaneità e nell’autenticità, quell’intimità dei sentimenti difficilmente esprimibili in società. L’amore rifiuta lo scopo e la responsabilità, facendo spazio alla libertà e alla realizzazione dei nostri sentimenti, in una logica tutta interna in cui la nostra identità fa esperienza solo nella sua esposizione all’altro, una sorta di rottura dei nostri equilibri affinché il nostro, la nostra amante li attraversi. È proprio per questo che il fidanzamento, nel suo significato primo può ricomprendere la razionale realizzazione del sé attraverso l’altra, mantenendo la nostra integrità, mentre al contrario, la passione che sta alla base dell’inspiegabile innamoramento, è un’incondizionata consegna di sé all’alterità, incrinando la nostra identità. Una, se non la più bella e meravigliosa sensazione che possa essere provata da ognuno di noi, l’unica sensazione che ci espone al nulla che è dentro di noi, a vivere il momento presente, sconvolgendo le nostre certezze. Parlo della follia che si erge a delirio amoroso. Socrate, in Fedro, parla del “calore della passione che dilata i pori dell’anima per rimettere le ali che tutti noi possediamo per sollevarci nell’imitazione degli dei immortali”. La via del fidanzamento che coincide con l’amore puro, l’unica a mio parere riconoscibile, la ritrovo ancora in Socrate, nel suo Simposio: “Gli amanti che passano la vita insieme non sanno dire che cosa vogliono l’uno dall’altro. Non si può certo credere che solo per il commercio dei piaceri carnali essi provano una passione così ardente a essere insieme. È allora evidente che l’anima di ciascuno vuole altra cosa che non è capace di dire, e perciò la esprime con vaghi presagi, come divinando da un fondo enigmatico e buio”.

Salvatore Desari

Salvatore Desari, nasce a Vittoria, nel 1978. Frequenta il Liceo Scientifico a Vittoria e l'Università di Giurisprudenza a Catania. Da sempre libero appassionato di lettura e scrittura.

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