
Step by step, ormai va di moda l’inglesismo, rende tutto più smart, si ha l’impressione di essere “a passo” con i tempi moderni ed invece, talvolta, si rimane fermi o si fa un passo indietro o forse, più semplicemente, ciascuno va avanti “passo dopo passo” col proprio ritmo.
Ecco, a me piace di più la mia lingua: mi dà il sapore delle cose piene. Sento la sostanza, la consistenza viva del “passo dopo passo”.
Sono i passi di una marcia, “la marcia francescana”, sono i passi di uomini e donne in continua ricerca, alla ricerca di un proprio equilibrio.
Non sempre, durante il cammino, l’avanzare del passo è saldo. È un circolo continuo di alternanze tra vecchi equilibri che, da certezze, diventano squilibri per poi sorprendersi nello scoprire che, questi ultimi, diventano “i nuovi equilibri”. È possibile, quindi, cedere il passo al nuovo in maniera incerta e che, dopo un po’, questo, acquisisca sicurezza, fiducia, costanza, un ritmo cadenzato.
Una moltitudine di gruppi si mette in cammino, da ogni parte del mondo, con un obiettivo: raggiungere la meta, che è Assisi- città della Pace, lo stesso giorno, il giorno del Perdono.
Soltanto fisicamente si raggiunge quella meta comune; i frutti del cammino e i semi gettati avranno bisogno del loro tempo per germogliare. È la marcia non solo del cuore che, sede dell’intelligenza, riporta al suo centro tutte le operazioni umane ma anche della mente e del corpo, quest’ultimo diventa solo strumento per camminare, camminare e camminare.
Il cammino inizia nel pieno della notte. Si scorgono le prime luci dell’aurora. Lo sguardo si delizia con albe divine. L’aprifila ha il compito di mantenere un passo costante, che non sia né troppo veloce né troppo lento.
Ed in questi passi c’è l’intensità di una vita intera; la storia di ciascuno rivive.
Il percorso, a volte tortuoso, fatto di salite, discese, di sole cocente, sudore, (perché dimenticavo, questa marcia si svolge in piena estate), piedi gonfi, con zaini alle spalle che diventano la tua casa, diviene la rilettura del proprio essere, della propria esistenza!
È un viaggio più interiore che fisico, in cui riesci a sentire le infinite vibrazioni del cuore, con un’energia nuova, positiva, che sconoscevi di te, una linfa fatta di gioie e scommesse, sorprese ed abbondanti doni.
L’insieme di tanti piccoli passi traccia un cammino.
Nel viaggio, impari che ci sono passi necessari a costruire tratti di strada, più o meno brevi, più o meno affollati, dei quali, talvolta, fatichi a trovare il senso ma che, poi, col tempo si rivelano come quei passi imprescindibili per ogni futura e nuova esperienza, senza i quali, quel tratto di vita, non sarebbe stato uguale.
I passi sono infiniti come le costellazioni. Ci sono passi pieni di leggerezza e felici, altri più di fatica, altri ancora incerti che non sai dove ti porteranno. Lo stupore ti coglie quando ti accorgi dei passi a cui non presti attenzione: quelli inconsapevoli, invisibili come la polvere ma che possono farti brillare. Poi ci sono i passi più certi e consapevoli, quelli dell’adultità, pronti a farti viaggiare verso nuove mete. A me, se posso dire la mia, tra i tanti, piacciono i passi dal sapore lento, quelli fatti di introspezione, sì proprio quelli in cui riesci a “spiegare”, togliere le pieghe e chiarire le parti più profonde della coscienza, dell’anima. È in quelle pieghe che, se illuminate, trovi la risposta ad ogni dubbio e domanda, ad una sola condizione: avere il coraggio di guardarsi dentro.
Così, tratti e movimenti diventano operazioni: aggiungi, moltiplichi, sottrai, dividi. E alla fine raccogli ciò che rimane: “il resto” come in un’equazione che racconta il tuo percorso.
Passo dopo passo attraversi le stagioni della vita, tra operazioni umane e matematiche.
Ad un tratto penso: è dicembre ed è tempo di bilanci; quanti passi avanzati e vissuti e quanti ancora da percorrere. E allora a ciascuno il proprio cammino, la propria direzione, la propria meta. Perché, in fondo, tutti siamo esploratori instancabili: camminatori alla ricerca di un senso, di una luce, o semplicemente di noi stessi.