
Rinnegata, che suono ha per voi questa parola? Terribile, ti rende sorda, poi ti acceca e toglie finanche il respiro!
“Prima di combattere la mafia devi farti un autoesame di coscienza e poi, dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combattere la mafia che c’è nel giro dei tuoi amici; la mafia siamo noi e il nostro modo sbagliato di comportarci. Borsellino sei morto per ciò in cui credevi, ma io senza di te sono morta”.
Lui era Zio Paolo, io la “picciridda”, da quando mi affidai alla giustizia era il mio tutto, il mio riferimento.
Mia madre mi voleva omertosa come da tradizione, mi condannò senza alcuna possibilità di replica, ma dopo aver visto mio padre trivellato di colpi e dopo aver seppellito anche mio fratello, la mia vita in quella famiglia che aveva accettato di vivere di mafia e per la mafia, non poteva andare avanti.
Provavo rabbia, sentivo il vuoto che la mafia mi aveva lasciato e doveva essere colmato. Accanto a zio Paolo nutrivo la speranza, era una certezza, luce nuova.
Non so dove trovai la capacità di recarmi di nascosto in procura, io non ci stavo più a quelle condizioni, zitta, immobile, lì a vedere sfilare altre bare, un susseguirsi di cortei silenziosi, intrisi di ossequi sanguinosi e parole fendenti “dette a bassa voce”.
Forse proprio fu proprio, nella solennità di quei funerali, mentre respiravo quell’aria malsana che aveva iniziato a soffocarmi, che decisi di cambiare le cose. I miei occhi fissavano il nero dell’abito talare, le mie orecchie sentivano solo il rumore dei sassolini sotto i piedi di tutti quegli infami: avevo paura, provavo ribrezzo nei loro confronti, pensavo che dovevo agire in fretta, andare via ma non pensavo potessi essere rinnegata!
Sapevo solo che nei miei occhi poteva risplendere la luce, i miei occhi sapevano dove fosse quella luce, gli andai incontro. Mi recai alla procura di Marsala, trovai un uomo, un padre. La nuova vita a Roma con le sue sporadiche visite scorreva serena, vivevo con Piera.
Poi un forte boato, assordante, fragoroso, polvere, fumo, urla: È finito tutto!
“Ora che è morto Borsellino, nessuno può capire che vuoto che ha lasciato nella mia vita.”
Il mio futuro era diventato incerto, non potevo più tornare indietro, non ebbi la forza di credere in un domani, non più in quello che avevo iniziato a costruire rassicurata dalla sua presenza..
Una settimana dopo con lucidità e coraggio mi buttai dalla balaustra di un appartamento romano al settimo piano. Si sentii solo un sommesso tonfo. Non avevo ancora 18 anni. Era il 26 luglio 1992.
Onora il padre e la madre, come avrei mai potuto farlo io?
Una madre non si deve abbandonare, neanche per combattere la mafia o per cercare giustizia dopo l’assassinio di un padre e di un fratello. Non potevo immaginarlo quello che sarebbe accaduto dopo la mia morte.
Mamma la collera, radicata nelle tue viscere, un tempo aggrovigliate per donarmi la vita, è stata capace di farti impugnare un martello per distruggere la mia lapide, la stessa che doveva brillare per le tue stesse lacrime!
Mi ha insegnato mia madre che la morte è ben poca cosa di fronte alla sua collera! Ero una ragazzina, il mio posto non era là, fuori dalla nostra casa, non a lottare contro la mafia seguendo mia cognata, il mio posto era accanto a lei, alla F A M I G G H I A che ho disonorato, io non dovevo scegliere, “dovevo essere” e invece: LA VERITA’ VIVE!
Pensieri liberamenti ispirati a Rita Atria e a sua madre. Giovanna Cannova, non era presente al funerale della giovane figlia.
Rita Atria è considerata la settima vittima della strage di via D’Amelio dove il 19 luglio 1992, persero la vita Paolo Borsellino, Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli e Claudio Traina.
Grazie per il tuo articolo, che ha dato voce a Rita Atria.
Alla sua voce, come a quella di altre vittime di mafia, daremo spazio il 23 novembre, alle 18.30, nel Teatro della Badia di Ragusa. Si va in scena con “Cose Nostre”, un testo lucidissimo, di Salvo Giorgio, che prova a sottolineare come certe storie non possono essere dimenticate ma pretendono di essere ricordate e comprese anche a distanza di tutti questi anni.
Grazie ancora per questo tuo articolo! E se ti andrà… ci si vede a teatro!