
UNICEF: 28 bambini al giorno muoiono a Gaza. Oltre 50 mila tra feriti e morti.
ISTAT : 150 casi l’anno di femminicidi in Italia.
INFN : Dall’inizio della pandemia fino al 31 dicembre 2022, il COVID ha causato in Italia 216 mila decessi (diretti ed indiretti) con un’incertezza di circa 7000 unità.
IL SOLE 24 ORE : Omotransfobia, salite del 53% le vittime di violenza.
The Sustainable Development Goals Report, UN: Si stima che nel mondo ci siano circa 750 milioni di adulti e 617 milioni di bambini e adolescenti che non sanno né leggere né scrivere.
Queste sono alcune statistiche, facilmente reperibili sul web, riguardanti eventi che hanno o stanno stravolgendo il mondo.
Hanno poco in comune, se non il fatto che spesso passano sotto silenzio. Non ci toccano.
Com’è possibile che la guerra, la morte, il futuro non ci suscitino nulla? Non una risposta, non una protesta.
Salvo sparuti tentativi di dissenso, questi fenomeni incidono nella nostra vita e nella nostra emotività meno di due sconosciuti fedifraghi ad un concerto dei Coldplay.
Approfondendo la questione, troviamo addirittura posizioni discordanti sugli argomenti citati.
Ma come può un essere umano, addirittura dichiarandosi seguace fervente di Cristo, augurarsi che un barcone affondi? Come può giustificare, arrivare a parteggiare per Israele, minimizzare un massacro, o provare in una qualche modo a giustificarlo?
Come può, davanti a processioni di morti, fantasticare su eventuali complotti mondiali? Come fa la sua mente anche solo ad immaginare una giustificazione per uno stupro o una violenza omofoba?
Con quale coraggio scrive insulti sui social nei confronti di un bambino che festeggia i propri nove anni con un costume dedicato ad un cartone animato femminile?
Perché siamo arrivati a tanto?
Le risposte possono essere diverse e di varia natura.
Ipotizziamo l’impoverimento cerebrale della società, nella quale il futile prende sempre più il sopravvento sull’ indispensabile.
Stando ai dati attuali già dall’anno scorso abbiamo superato la soglia di 5 miliardi di profili attivi sui social media, equivalenti a più del 62% della popolazione mondiale.
Il social network per sua natura, impoverisce l’emozione. Riducendo le interazioni a qualcosa di immateriale e trasformando il mondo in un semplice scrollare di link.
Ciò probabilmente non spiega la totale apatia verso le vicende, più o meno gravi, che accadono nel mondo. Potremmo aggiungere una costante infelicità, una frustrazione sempre più diffusa a causa di una società che non difende i giovani, una società che non garantisce un futuro ai ragazzi e nemmeno una serena pensione agli anziani.
Vige un malcontento generale che spesso si traduce in incapacità di provare emozioni o che viene espresso con insulti e indignazione, e nei casi peggiori con violenza.
In un contesto del genere come può un giovane proteggersi, come può un uomo di mezza età conservare valori autentici e tradizioni. Come restare ancorati al buon senso, all’essere saldi?
Quanto è difficile conservare la propria autonomia di pensiero in questa società così mutevole, in una condizione di perenne vulnerabilità? Siamo frutto delle nostre proiezioni, delle verità indotte o costruite oppure ci basiamo su verità oggettive?
Troppe domande a cui è complicato rispondere. In questa giungla valoriale conserviamo l’ideale dell’amicizia, e prima ancora il rispetto per ciò che l’altro porta con sé, ovvero la sua cultura e la sua diversità.
Analizzando le parole con-servare e con-tenere ci soffermiamo sulla parolina “con”, perché insieme è più bello, perché un semplice sorriso o il semplice esserci può generare tranquillità, e la serenità genera un istinto di conservazione.