
E che cavolo, quanto ci voleva perché ci assegnasse ‘sto cazzo di rigore… almeno altre tre volte ci sono state situazioni per le quali ce lo poteva dare. E invece no, braccio alzato come per dire che non c’era niente, che si poteva continuare. E solo adesso, adesso che siamo già nei minuti di recupero, si è deciso a fischiare. Certo, questa volta il fallo era chiarissimo, troppo chiaro, non ci voleva mica chissà cosa a decidere per il rigore. Anche un arbitro incompetente lo avrebbe fischiato. Anche se siamo nei minuti di recupero. Anche se fischiare un rigore in questo momento della partita non è una cosa facile da fare. Ci vuole quanto meno un minimo di coraggio. Perché in un’altra situazione, leggermente più dubbia, nessuno avrebbe fischiato, soprattutto perché questo significa assegnare un rigore alla squadra ospite. In una situazione appena più dubbia nessuno si sarebbe sognato di dare un rigore agli ospiti a questo punto della partita. Ma questa volta il fallo è stato troppo evidente per non fischiarlo. Il capannello attorno all’arbitro vedo che comunque si è formato ugualmente. E certo, anche se il fallo è netto la squadra che subisce la sanzione deve protestare. Sempre così è. Ma di cosa si lamentano? Il fallo è stato così evidente che l’arbitro non ha avuto nessun dubbio, non ne poteva avere. Per questo ha indicato il dischetto. E anche il pubblico adesso fischia. Ma anche questo ci sta. Vuoi che nessuno protesti? Vuoi che nessuno, anche in malafede, per puro tifo, per pura fede calcistica, non sia sicuro che Marcus Striller si sia buttato o che, al limite, il fallo sia avvenuto fuori area? E adesso tocca a me, il rigorista della squadra. A tempo scaduto dovrò calciare il pallone cercando di far gonfiare la rete. Dopo, qualunque sia l’esito, ci sarà il triplice fischio. E adesso dipende da me il passaggio del turno. Se segno, si va; se sbaglio, anche per questa volta non andremo oltre il primo turno di questa benedetta coppa che cerchiamo di vincere ogni anno e che ogni anno ci dice di riprovare il successivo, quando saremo più fortunati. Io me ne sto con il pallone sotto il braccio, in attesa che torni la calma, che il pubblico la smetta di fischiare e urlare, anche se questo mi sembra difficile accada tanto in fretta, ma soprattutto che l’arbitro si decida a far tacere i giocatori avversari e mi inviti finalmente a poggiare il pallone sul dischetto.
Cazzo, ma Anton non poteva fare più attenzione? Gli sarebbe bastato contenere invece di affondare il tackle. Se lo avesse fatto, se fosse stato più attento, adesso non saremmo qui. E invece tra poco toccherà a me provare a salvare il passaggio del turno. Ci sarebbe bastato lo zero a zero per andare alla fase successiva. Boh, ormai quello che è fatto è fatto e non credo che l’arbitro cambierà idea, nonostante i fischi e le urla che arrivano dalle tribune e le proteste da parte dei miei compagni. Ormai ha deciso e nessuno gli farà cambiare idea. Il pallone ce l’ha in mano il loro centravanti, quindi sarà lui a calciare. Lo conosco. È bravo a tirare i rigori, ma io so come calcia e, con un po’ di fortuna, potrei anche pararlo, il suo tiro.
Finalmente le discussioni sono finite. Raccolgo il pallone e mi avvio verso l’area di rigore. Adesso tocca a me. E se la stagione è già un fallimento o meno dipenderà da me. Il loro portiere non è male. In settimana l’ho studiato, nei video che ho visto lui è riuscito a parare diversi rigori. E quindi devo fare attenzione, calciare bene. Ma come calcio? Tiro forte a mezza altezza? Angolato? A destra o a sinistra? E se provassi il famoso cucchiaio? No, meglio di no. Niente cucchiai. Se dovesse andar male, se dovesse parare il rigore, o se il mio tiro dovesse finire alto o fuori, è una cosa, sarei criticato, ma se dovessi fallire con un cucchiaio chi le sentirebbe le critiche? Niente cucchiaio. Intanto piazzo il pallone sul dischetto, prendo una buona rincorsa, guardo negli occhi il mio avversario e cerco di capire da che parte si tufferà. E io gli faccio gol tirando dall’altra parte. Ecco, il pallone è piazzato, adesso mi allontano di qualche passo e aspetto che l’arbitro fischi. E intanto lo guardo, con un sguardo di quelli che sono sicuri del fatto proprio, come per digli che è inutile che sta lì ad alzare le braccia come per farmi paura. Io non ho paura di te, io ti faccio gol e passo il turno.
Ma che cosa crede, che mi stia impaurendo? In questi giorni ho visto come tiri i rigori, so che sei destro, che al momento di calciare farai la finta di tirare alla mia destra e che alla fine tirerai alla mia sinistra. Lo hai fatto spesso, lo fai quasi sempre. E so che anche questa volta sarà così: a mezza altezza alla mia sinistra. Che è anche il mio lato preferito. Se potessi scegliere da che lato tuffarmi, mi tufferei sempre alla mia sinistra. Non so se lo sai, spero di no. E magari, quando parti con la rincorsa, io provo ad avanzare di un passo, sperando che l’arbitro non ci faccia caso, così la porta ti si restringerà.
Ecco, l’arbitro ha fischiato. E io devo iniziare la rincorsa. Ma prima aspetto qualche secondo, per farlo stare sulle spine. E poi corro veloce, come se volessi tirare una cannonata ma all’ultimo momento rallento, faccio per calciare a sinistra e invece gli tiro il pallone a destra. E quando lo calcerò lui sarà già in volo dall’altra parte.
Che pensi, che questa tua attesa mi faccia deconcentrare? Ti sbagli, so che spesso usi questa tattica, ma io non ci casco. Io sto qui, ti guardo negli occhi e aspetto.
Mi stai guardando? Stai cercando di leggere nei miei occhi come tirerò e da che parte indirizzerò il pallone? Non ce la fai. Una sfinge sono, non capirai niente. E se pensi di aver capito qualcosa sono sicuro che hai capito male. Basta, adesso parto, rincorsa quasi dritta anche se parto da sinistra verso destra.
Lo so che tirerai a destra facendo finta di tirare a sinistra. E allora io ti frego. Faccio anche io una finta, ti faccio credere che mi sto per tuffare alla mia destra e all’ultimo ti frego e mi butto dall’altra parte. E vaffanculo, tu e la tua squadra di merda. A noi il pareggio basta, lo zero a zero è quello che ci basta per passare il turno. E io sarò l’eroe della serata.
Uno, due, tre, quattro passi e sono sul pallone. E se invece di fare la finta di tirare a sinistra e poi indirizzare il pallone a destra faccio la finta di tirare a sinistra e che però non è una finta e calcio veramente a sinistra? Perché lo so che mi ha studiato e sai che spesso calcio in questo modo. E io adesso ti frego. Finta a sinistra e poi pallone proprio a sinistra, con te che ti butti a destra facendo una figura di merda. Ti spiazzo. E vinciamo.
Un momento, un momento. Lui spesso calcia in questo modo, e certamente sa che io l’ho studiato. E sapendo questa cosa lui sa che io so che spesso fa la finta di calciare alla mia destra e poi mi calcia dall’altro lato. E siccome io non sono scemo, sai che faccio? Ti faccio credere di cascare nella tua trappola, faccio una prima finta di buttarmi a destra ma ti faccio credere che è una finta a cui non credo. Poi ne faccio una facendoti credere che mi butterò a sinistra, e invece, con un balzo, all’ultimo momento, proprio quando tu stai per calciare il pallone, mi butto alla mia destra. E ti paro il rigore.
Mario Rossi ha sistemato il pallone sul dischetto, ha preso la rincorsa, una rincorsa abbastanza breve. Aspettiamo che l’arbitro fischi. Ecco il fischio… Rossi parte… Calcia… ed è…