Chiedo scusa per lo spunto autobiografico. Vedrete che sarà utile per arrivare ad una conclusione condivisa.

Quando mi iscrissi al Liceo Classico ero del tutto ignaro della fatica che imponeva lo studio del Greco antico. Pigrizia, spaesamento adolescenziale e altre paranoie mi impedirono, insomma, di affrontare la questione con la dovuta serietà. I primi due anni di pura grammatica costituirono per me una vera tragedia… greca per l’appunto.

Al triennio, invece, le cose si fecero più piacevoli, grazie al confronto con autori di livello stratosferico. L’epica omerica, ma anche la poesia di Saffo, Archiloco e le tragedie di Eschilo. Poi i frammenti di Empedocle e dei grandi filosofi presocratici. Insomma cominciavo a intravedere l’importanza di questa cultura per lo sviluppo di quella che ancora oggi è la nostra società. Tuttavia i miei limiti grammaticali permanevano e se la letteratura greca era da “8” in pagella, le mie traduzioni restavano da “4”, creando un certo spaesamento nella mia amata professoressa. Allora arrivammo ad un accordo matematico piuttosto arguto. Non avrei avuto mai “8” in letteratura e “4” in grammatica, ma un più modesto “7” contro bilanciato da un mediocre “5” in modo da raggiungere comunque la sufficienza a fine anno e rendere omaggio all’armonia apollinea.

Perché racconto tutto questo? Perché credo che possa dimostrare come la Grecia, intesa anche come tema del nostro mensile, non possa essere affrontata sotto gamba. Da qualunque parte la si osservi, lo sguardo raggiunge profondità insondabili. Le parole che popolano il nostro vocabolario sono ancora oggi in buona parte greche, il nostro modo di pensare, la prima costruzione della democrazia, il senso del teatro con la sua importanza sociale e persino religiosa affondano le radici proprio in quei luoghi.

Per chi vive nel sud Italia la Grecia è Paestum, Agrigento, Taranto e Selinunte. È greca la colonna dorica che resiste ai millenni. Sono greci i nostri profili e i nostri amati sofismi. Sono greche le lettere “Alfa” e “Omega” che vediamo ancora inscritte su alcune nostre tombe.

In Grecia si viaggia per le isole e si viaggia soprattutto col pensiero. Si danza il Sirtaki e si assaporano le olive più buone, dicono, del Mediterraneo.

Se si parla di sport, prima ancora di cercare campioni più o meno tatuati, occorre confrontarsi direttamente con la sacralità delle Olimpiadi. Anche un film italiano ambientato in Grecia raggiunse un inaspettato e meritatissimo premio Oscar.

Con la Grecia, insomma, non si scherza. Lo ricordo inutilmente a quel ragazzo che negli anni Novanta del secolo scorso iniziava i suoi studi liceali e lo racconto soprattutto a chi ci legge oggi per questo nostro mese greco. Tutto passa, “panta rei”… accidenti anche questo lo avevano detto i greci!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *