
Conosciamo e ammiriamo tutti la cultura greca classica, le commedie , le tragedie, la filosofia, le sculture, ma un po’ meno, almeno per quanto mi riguarda, il pensiero che tutte queste espressioni artistiche sottintendono. Tale pensiero è stato ampiamente trattato e approfondito da Umberto Galimberti nel suo libro “Cristianesimo , la religione dal cielo vuoto”, e faccio riferimento a lui per le considerazioni che seguono. È un pensiero che in Grecia non solo stava alla base di ogni forma artistica ma regolava la vita comune dei greci, la loro religione, la loro filosofia (sia di vita, sia di speculazione). Tale pensiero è totalmente diverso da quello occidentale. I greci accettavano il dolore, pensavano che facesse parte della vita e, con esso, quello che ne conseguiva cioè la morte. Per i greci il dolore non è una punizione ma una condizione naturale delle cose. Questo concetto è fondamentale e in questo il pensiero greco differisce profondamente da quello occidentale. La non accettazione del dolore genera la colpa che si concretizza nel volere perdurare oltre natura. Il ciclo della vita è fatto di nascita, crescita; la morte e il dolore fanno parte di questo ciclo perché ciclico è il senso del tempo per i greci. La visione del cristianesimo sul dolore è diametralmente opposta a quella dei greci. Per il cristianesimo esiste il peccato originale che è una colpa: l’uomo nasce già con questa colpa che genera dolore e da ciò nasce il bisogno di una redenzione. Si capisce la diversa concezione del tempo per i cristiani, non più ciclica ma lineare, non più nascita-crescita-morte ma peccato(il passato)-espiazione (presente) salvezza (futuro). I greci non hanno colpe da espiare, quindi non aspettano nessuna salvezza. Socrate accetta la morte, Gesù invoca Dio chiedendogli perché lo ha abbandonato, il differente atteggiamento testimonia quanto detto. Questa impostazione del pensiero greco la trovo semplicemente onesta e anche naturale: il tempo ciclico è quello delle stagioni estate, autunno, inverno, primavera (vero che non ci sono più le mezze stagioni ma forse è colpa dell’uomo di oggi che vuole essere superiore alla natura, ma questo è un altro discorso).
Nutro imbarazzo per coloro che devono difendere il cristianesimo a tutti i costi. Per coloro che devono convincerci che saremo ricompensati dalla vita eterna. In seguito a questa asserzione, non è giusto ma è ammesso tutto il dolore che abbiamo visto e patito nei secoli dei secoli e che vediamo anche in questi giorni. É giusta o quantomeno giustificata l’assenza di Dio che tacitamente osserva. Difficile mettersi negli ingrati panni di chi deve difendere questa visione e si arrampica sugli specchi, compresi i teologi più esperti e quelli meno ortodossi, quelli apparentemente più liberi. Sarebbe più onesto dire solo che per credere in Dio ci vuole la fede e basta, nessuna spiegazione può spiegare un miracolo, nessuna prova scientifica, solo la fede : “quello che ci vuole è amore senza spiegazione” (io ci ho scritto anche una canzone).
Galimberti cita Platone: “non pensare piccolo uomo che questo cosmo sia stato pensato per te, tu piuttosto sarai giusto se ti aggiusti all’armonia cosmica”, esattamente l’opposto di quanto dice la bibbia. “ Non è pensabile un uomo che domini con la tecnica” (Galimberti). Questo è un concetto che condivido in pieno: l’uomo ha perso il senso del limite, non rispetta il cosmo, la natura, si sente superiore e poi succedono i disastri! Questo succede in ogni campo e anche nell’arte, nella musica ”l’uomo si misura” con Dio e allora vediamo il destino che bussa alla porta (l’intro della 5° di Beethoven, o l’ingrandirsi a dismisura delle orchestre classiche nell’ottocento (fino a 120 elementi, per poter competere con la natura, per avere una potenza di fuoco), perché? Fino al seicento in musica c’era un limite, plausibile, per questo amo la musica barocca (ed anche per qualcos’altro, ma anche questo è un discorso ancora diverso). La democrazia poteva nascere solo in Grecia, perché li la libertà si fa “ a colpi di maggioranza”, all’interno di un contesto teocratico non può nascere alcuna democrazia: “se c’è la parola di Dio cosa vuoi discutere?”. Non esiste volontà creatrice per i greci ma solo ordine cosmico al quale tutto e tutti si devono conformare, anche gli astri. Gli dei in Grecia non hanno potere, “ non sono nient’altro che la grande fenomenologia delle passioni umane”. “Non c’è un Dio creatore, provvidente, non è un Dio che si prende cura degli uomini”. La natura é Dio in Grecia e sopra la natura non c’è nulla. Adesso capisco perché quando guardo il mare o la montagna mi viene restituito qualcosa che va oltre quello che io stesso cerco, un sollievo interiore, una pace, e mi piace pensare che forse sto guardando Dio.