
In questi tempi di guerra, in cui i potenti della terra giocano a distruggere città come fanno i bambini dell’asilo nel recinto della sabbia, parlare di costruire comunità sembra essere l’ultimo dei problemi. Siamo sull’orlo di una guerra, l’ennesima, che non porterà nessuna soluzione; solo altra distruzione, altra morte, la promessa che cambieremo, che non ripeteremo gli stessi errori ancora e ancora come in una giostra infinita. Ma saranno solo menzogne, perché noi umani abbiamo la memoria corta e continuiamo a cadere nelle stesse trappole, senza imparare nulla da secoli. Lo dimostra il conflitto Israelo-Palestinese, vecchio come il mondo, tanto antico da essere raccontato nella Bibbia nel libro dei Giudici. Al capitolo tredici si narra che Sansone, un giudice israelita, preferisca morire pur di uccidere i suoi nemici, che non a caso sono i Filistei, l’antico popolo che dà il nome alla regione della Palestina. Senza contare naturalmente le ostilità con l’Iran che, a più riprese, tormentano il Medio Oriente sin dalla costituzione dello stato ebraico nel 1948.
Che l’essere umano torni periodicamente alle proprie “sane vecchie abitudini” è evidente anche dall’operato di Putin sul fronte europeo, o dal grandissimo interesse politico ed economico su uno dei fronti africani. Qui dopo trent’anni di conflitto tra la Repubblica Democratica del Congo e il Ruanda, si è giunti ad una pace mediata dagli Stati Uniti d’America e dal Qatar. Ma la pace non è certo un dono di benevolenza, i due paesi puntano ad arricchirsi con l’estrazione delle così dette “terre rare”, che nell’est del Congo più nello specifico sono rappresentate dall’abbondante presenza di miniere di Coltan. Questo minerale è una materia prima preziosissima per le componenti elettroniche che soprattutto l’Occidente utilizza quotidianamente.
Occidente che pensa sia più impellente investire il proprio denaro nel riarmo, con grande soddisfazione del presidente americano, che ha ottenuto dagli stati europei la promessa di una nuova corsa agli armamenti. L’Italia naturalmente non ha fatto eccezione e si prepara ad ampliare il molto scarso, per non dire quasi inesistente equipaggiamento bellico, pensando sia questa la priorità di uno stato con un debito pubblico enorme e un sistema sanitario al collasso, per fare qualche esempio. Siamo davvero sicuri che per servire la comunità di cui parlavamo all’inizio sia necessario armarsi fino ai denti e trascurare le tante esigenze dei cittadini?
Papa Leone XIV raccomanda, sin dal suo discorso di insediamento dell’8 maggio scorso, di portare avanti messaggi di pace e non di odio, di costruire ponti (si sottolinea al ministro Salvini, che il pontefice non intendeva riferirsi a quello sullo Stretto, tra la Sicilia e la Calabria) che servano ad avvicinare popoli, perché infondo siamo tutti fratelli.
Papa Leone, non si riferisce però solo all’accordo tra popoli lontani e con culture diverse, ma anche ai vicini di casa, ai compagni di classe, agli sconosciuti che incontriamo per la strada. Perché è dalle piccole cose che si deve cominciare, dal dare aiuto a chi ne ha bisogno e ad accettarlo da chi ci è offerto, dall’andare al primo turno all’ultima interrogazione o dal sopportare lo scarico del piano di sopra in piena notte. Solo dopo questi piccoli passi, si può cominciare a modellare una comunità, scacciando la solitudine e l’egoismo che ci costringe a sentirci isole e non arcipelaghi. Allora si può passare ad esempi più impegnativi, come il volontariato presso le associazioni laiche e parrocchiali o i progetti Caritas, per fare un esempio. Ci sono moltissimi progetti sul territorio come la scuola di italiano per stranieri istituita da qualche anno alla “Badìa” a Modica, dove gli operatori si offrono di insegnare la nostra lingua agli adulti che giungono nel nostro Paese, specialmente alle donne che talvolta non lavorando restano escluse dal processo di apprendimento.
Costruire una comunità è senza dubbio un progetto faticoso, impegnativo, a volte persino impossibile, come lottare contro un gigantesco mulino a vento; eppure, è necessario. Non possiamo superare questo periodo buio, in cui la guerra è tornata di moda, senza la presenza dell’altro. Di chi la pensa come noi e ci sostiene ma anche di chi si dichiara assolutamente contrario e ci fa cogliere i punti ciechi delle nostre idee. E non posso che essere d’accordo con Monica Maggioni “Dobbiamo ricominciare a costruire insieme” che si tratti della pace di una sola casa o del mondo intero, altrimenti rischieremo di non avere più nulla da ricostruire.