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Sentirsi a casa

Meno Occhipinti 14 aprile 2024


Tutti noi abbiamo almeno una volta cambiato casa, non fosse altro quando abbiamo lasciato quella dove siamo nati e cresciuti per andare a vivere, da soli o con la/il nostra/o compagna/o, nella “nostra”.
Una categoria che invece è “costretta” a cambiare spesso casa è quella degli atleti. Calciatori, cestisti, e quanti praticano uno sport a livello più o meno professionale, a volte, a ogni fine stagione agonistica, si ritrovano a cambiare casa insieme al cambio di casacca.
Uno di questi è Susanna Bonfiglio, ex campionessa di basket, con una lunga militanza in serie A1, una stagione nella Wnba americana, e tante presenze con la Nazionale italiana.

Susanna, tu sei nata a Savona, da piccolina, per giocare, ti sei trasferita a Genova e poi hai calcato i parquet di Catania, Priolo, Schio, Phoenix. Tra questi posti, dove ti sei sentita maggiormente a casa?
Per me “casa” è sempre stato un concetto relativo. Adesso, con gli anni, “casa” è il posto dove sono nata, dove ho la famiglia. Nonostante abbia comprato una casa in Sicilia la mia “casa” è quella dov’è rimasto il mio cuore. Quindi per me “tornare a casa”, nonostante lì non abbia fisicamente una casa, è tornare dove ci sono mia mamma e mio papà. Si è sempre trattato di una questione affettiva più che fisica. Quando giocavo, tornare a casa dei miei era il “tornare a casa”. In questi 36 anni di vita “fuori”, case ne ho girate tantissime, per tutte ho bei ricordi, sono stati momenti molto belli, ma la “casa” è sempre quella dove sono nata.

In questi anni di vita “fuori” immagino che tu abbia vissuto periodi in cui stavi in casa con una o più compagne e altri in cui vivevi da sola.
La maggior parte della mia carriera da giocatrice si è svolta a Priolo e lì la situazione era ideale perché la società aveva costruito, accanto al palazzetto, un residence, noi lo chiamavamo il “college”, dove ognuna di noi aveva un miniappartamento. All’inizio, da piccoline, vi si stava in due, poi, diventando più grandi, si viveva ciascuna nel proprio appartamento. In pratica vivevamo da sole ma, in un certo senso, tutte insieme. Era bello.

Ma tu preferivi stare da sola o vivere con le compagne?
Nel residence sono stata bene. Ma a me piace andare a dormire presto la sera, amo riposare nel pomeriggio, e capisci che vivere con le altre era complicato. Così quando ho potuto ho comprato un un piccolo appartamento a Siracusa e, con il permesso della società, sono andata a vivere lì. Nonostante vivere al residence fosse bello e divertente.

Tu hai vissuto al nord, al sud, negli Stati Uniti. Dove sei stata meglio, dove ti sei sentita più a casa?
Sono stata bene ovunque. Sarà per il mio carattere, ma in tutti posti in cui sono stata ho sempre vissuto delle belle esperienze. Anche quando le condizioni ambientali non erano il massimo. Per esempio a Schio c’era spesso la neve, io che l’avevo vista solo quando andavo a sciare in montagna, o a Phoenix dove, al contrario, il caldo era veramente eccessivo.

Tempo fa mi hai raccontato che, per un periodo, hai anche vissuto al palazzetto di Priolo. Com’è stata quell’esperienza?
È stata un’esperienza pazzesca. Quell’anno erano arrivate parecchie nuove giocatrici e al residence c’era un problema di spazio. In pratica, mancava un appartamento. La società ha così pensato di realizzare un miniappartamento all’interno del palazzetto ma l’ultima arrivata non se l’è sentita di andarci a vivere, aveva paura a stare da sola. Così lo hanno chiesto a me, che ero la più anziana del gruppo. Io, senza pensarci un attimo, ho accettato e sono rimasta lì per tre anni. È stato bellissimo. Da “casa” mi bastava uscire da una porticina per ritrovarmi direttamente sul parquet. In pratica casa e lavoro erano un tutt’uno ma questa cosa aveva un suo fascino. A volte la sera uscivo da “casa” e giravo per il palazzetto al buio, oppure andavo sul parquet a fare due tiri. È stato più bello che vivere al residence. Adesso, quando ci penso, mi chiedo come avrò fatto, ma all’epoca è stato meraviglioso.

Meno Occhipinti

Meno Occhipinti, giornalista e scrittore, è nato a Ragusa nel 1961. È tra i fondatori di questo mensile e ha collaborato con il quindicinale La Città e con il portale di informazione Italianotizie.it
Ha pubblicato i romanzi Le parole sono chiuse (1996) e Fragili legami (1998). È stato l’addetto stampa del Padua Rugby e ne ha raccontato la nascita nel libro Ragusa Rugby, genesi di una passione (2018). Nel 2021, insieme a ‘U Gaddru, ha pubblicato Ragusa grande di nuovo, una raccolta di articoli satirici, e nel 2023 ha pubblicato Interviste, i musicanti, i teatranti, gli altri.

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