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Tetti sconfinati

Maria Bruna Noto Giuseppe Scuderi 14 aprile 2024


Siamo educatori presso Centri di Accoglienza di ragazzi stranieri minori e neomaggiorenni.
Alla tematica sulla CASA non potevamo non pensare al nostro ambiente di lavoro e alla casa natia dei ragazzi che ci vengono affidati, lasciata alle spalle troppo presto.
Sono tantissimi gli ospiti che chiamano “casa” la comunità. Preferendolo ad un asettico “struttura”.
Anche se la parola “accoglienza” rimanda a un concetto di casa, purtroppo non è la stessa cosa.
I ragazzi ricevono una vita in prestito, vivendo in un luogo dove sono costretti a seguire un sistema di regole non dettate da loro, al quale non possono che aderire.
Il bisogno di ogni essere umano di fare ritorno a casa, viene colmato riducendolo nello spazio di una stanza, oltretutto condivisa con estranei (chiamati successivamente fratelli). Diventa di vitale importanza adattarsi alle differenti culture con le quali, successivamente, si crea una sana commistione.
Sovente osserviamo come queste dinamiche si realizzino facilmente, solo talvolta possono nascere delle incomprensioni prontamente sedate dagli operatori.
Nello spazio più intimo, che è appunto la loro stanza, permettiamo ai ragazzi la personalizzazione degli ambienti a patto che vengano garantiti l’igiene e il decoro.
Allorché fanno ingresso in comunità, in molti, abbracciano con interesse ed entusiasmo l’idea di riprodurre la bandiera del loro paese. Taluni aggiungono il proprio nome, per poi appendere alla porta della loro stanza il lavoretto ultimato, nel quale sono stati profusi impegno e speranza, conditi da un moto di fierezza.
Mostrare la bandiera come segno di riconoscimento alla vista di ospiti ed operatori, creata e colorata con tanta meticolosità, è il primo segno di personalizzazione e sviluppo di un senso di appartenenza. Quest' ultimo verrà arricchito da mille altre proposte didattiche e da attività grazie alle quali vedremo crescere questi ragazzi e svilupperemo insieme un percorso di integrazione. Ed è bello scoprire pure la nostra crescita in questo incessante lavoro di incoraggiamento.
Una delle caratteristiche del concetto di “casa” è proprio la sua individualità. La casa di ognuno ha un segno inequivocabilmente tutto nostro.
I ragazzi, per rivivere la loro casa, provano ad introdurre le loro usanze pur riscontrando notevoli difficoltà.
In tanti paesi africani e del Bangladesh, ad esempio, si usa mangiare da un unico grande piatto, spesso messo per terra al centro tra i commensali, e ognuno prende con le mani la propria parte (tra i tanti è degno di menzione il "Fufu").
Ovviamente a noi educatori spetta il compito di invitarli a mangiare composti, magari usando le posate! Ma non pensate che una cosa apparentemente così banale sia semplice. È complicato spiegare ai ragazzi che il pane lo mangiamo con le mani ma non la pasta, però la pizza sì ma guai a farlo con una fetta di carne...
Ancora più perplessi diventano alle feste, oppure ad un comune aperitivo tra amici, allorché vedono i commensali servirsi da un unico piatto posto al centro del tavolo, spesso usando le mani! Quindi qualcuno osa esclamare: “Guarda, loro come in Africa".
Come dargli torto?
Un’altra caratteristica della “casa” è la sua onnipresenza: possiamo ritrovarla ovunque.
Basta un semplice gesto, un oggetto, qualcosa fuori contesto, che la nostra mente in un attimo rievoca il profumo di casa.
Perché la casa non è solo una determinata disposizione di mattoni o un certo stile di arredamento; non si misura neanche nelle ore in cui la viviamo quotidianamente.
Casa è qualcosa che ci portiamo dentro.
Un ricordo, una nostalgia, un attimo.

Maria Bruna Noto

Maria Bruna Noto è nata a Ragusa il 19/08/1978. Laureata in Scienze della Formazione, svolge la professione di educatrice presso il Progetto SAI MSNA Comune di Ragusa-Kebama. Ha pubblicato un capitolo sulla rivista "Formazione psichiatrica" dal titolo La rieducazione nelle carceri. Autrice di vari articoli su mensili, ha pubblicato il volume Ragazzi Scalzi nell’ottobre 2023.

Giuseppe Scuderi

Giuseppe Scuderi è nato a Catania il 05.12.1985. Laureato in scienze dell'educazione e della formazione nel 2014, attivo nel campo sociale e umanitario da 9 anni. Attualmente lavora come educatore professionale in un centro di prima accoglienza con i minori stranieri non accompagnati. Ha lavorato in diversi capoluoghi siciliani, dove ha collaborato con le istituzioni e le associazioni a salvaguardia dei minori del territorio.

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