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Tutto col gioco, niente per gioco

Antonio Barone 14 maggio 2024


Negli anni che insegnavo nel Liceo Classico “Secusio” di Vizzini (eravamo nella metà degli anni novanta), ebbi modo di conoscere e di avvicinarmi allo Scoutismo Agesci. Questo grazie alla proposta che mi venne fatta da alcune allieve e alcuni allievi e al coinvolgimento di un caro collega e di una carissima amica che prestavano servizio nel gruppo Agesci di Vizzini come educatori.
Come mio solito decisi di “mettermi in gioco”, accettai senza esitazioni e con grande curiosità quell’invito. Iniziai così il mio iter formativo come educatore scout e a collaborare con la “comunità capi” nel Clan Vizzini 1.
Quello che mi conquistò da subito fu il poter vivere l’esperienza formativa scout fianco a fianco con dei miei studenti e altri adolescenti/giovani che continuavo ad incontrare fuori dalle aule scolastiche e che vedevano in me non solo il loro “prof.” ma, anche e soprattutto, un compagno di viaggio che condivideva con loro un tratto di “strada” nel percorso della vita che li avrebbe portati verso l’età adulta.
Nelle varie uscite, nelle attività annuali e nei campi formativi vissuti in quegli anni, anche come aiutante capo nella branca dei Lupetti, un motto del fondatore dello Scoutismo, il generale inglese Sir Robert Baden Powell, mi affascinò tantissimo: “Tutto col gioco, niente per gioco”.
Sperimentai così come il gioco veniva proposto e vissuto come uno dei metodi educativi privilegiati della branca Lupetti, sicuramente il più importante ed efficace. Quasi tutte le attività venivano svolte utilizzando il gioco come “Strumento attraverso il quale trasmettere un contenuto educativo”. Il gioco come l’applicazione più idonea dell’Imparare Facendo del Metodo Scout, quello che nella scuola primaria oggi viene definita con un anglicismo “Learning by doing”.
Provai con mano, rivedendomi in quelle bambine e quei bambini, come in quella fascia d’età si è particolarmente portati al gioco e come attraverso questo noi educatori potessimo contribuire alla crescita dei bambini.  Perché attraverso il gioco, essi imparano a conoscere, crescono come persone, sia fisicamente che intellettualmente.
Il gioco è, infatti, il metodo con il quale ogni bambino/bambina può conoscere “il mondo che ha intorno a sé”, oltre ad avere l’occasione di fare esperienza, mettendosi in gioco in prima persona.
Attraverso il gioco il bambino/lupetto scopre e comincia ad utilizzare le proprie abilità e capacità, acquisendo sempre più fiducia nelle proprie potenzialità e rafforzando la propria autostima. Inoltre, la crescita del bambino col gioco non avviene solo a livello emotivo, ma anche dal punto di vista più strettamente fisico. Il bambino comincia a percepire la scoperta del proprio corpo, comprendendone le caratteristiche, i limiti e cominciando a mettersi alla prova per superarli.
Ultimo aspetto del gioco, altrettanto importante, è la sua dimensione sociale, in quanto pone il bambino/bambina in un contesto che gli/le pone delle regole e nel quale ha un ruolo, che deve portare a termine utilizzando delle strategie, e che deve sapere condividere queste ultime con gli altri del gruppo. Così sempre attraverso il gioco il bambino comincia a comprendere “come va il mondo” ed il proprio ruolo all’interno di un gruppo di pari.

Antonio Barone

Vive a Licodia Eubea, piccolo centro della provincia catanese, nel comprensorio dei Monti Iblei. Da 35 anni lavora nel mondo della scuola come docente di materie umanistiche nei licei. Scopre la scrittura durante gli anni universitari, come naturale espressione del proprio mondo interiore e della relazione con l’Altro, alternando la scrittura poetica a quella dei racconti. Ha curato, inoltre, la prefazione e la presentazione di numerosi libri e la realizzazione di numerose mostre.

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