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Centotredici

Federica Tribastone 14 febbraio 2024


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Centotredici sono state le vittime nel 2023. Violenza. Abusi. Dolore. Morte.
Alcune di queste vittime sono state uccise in un modo inumano, impensabile e inimmaginabile. La rabbia e l’ira scagliatisi su un corpo inerme, dopo un primo colpo, circondato da una pozzanghera di sangue, è raccapricciante. Non uno, ma molteplici colpi di pistola; non una, ma una miriade di coltellate; soffocate nel sonno; bruciate vive; avvelenate; strangolate. Queste sono le dinamiche delle uccisioni avvenute nel 2023.
Fino ad una cinquantina di anni fa, le donne erano vittime di uomini possessivi e dominatori, uomini che avevano o credevano di avere tutto sotto controllo anche la propria moglie, compagna, fidanzata, partner, ritenevano giusto sottomettere il gentil sesso e puntavano ad un sommario lavaggio del cervello per farsi che la donna poteva essere, sempre, ai suoi piedi. In una società patriarcale degli anni quaranta-cinquanta l’uomo veniva rappresentato come essere forte, virile, conquistatore, colui che portava i pantaloni a casa, ogni sua parola era LEGGE e dato che alle leggi, a volte, non ci si può opporre era bene fare silenzio e abbassare la testa. Erano gli anni del silenzio – assenso, erano gli anni in cui la donna, proprio perché era donna era relegata in una posizione marginale rispetto all’uomo e nonostante questo, non importava, andava bene così. Quante donne picchiate, massacrate dentro le mura domestiche? Quanti “non è successo niente, andiamo avanti” sono stati pronunciati? Quanti occhiali da sole o fondotinta sono stati utilizzati per camuffare i lividi?
Oggi la donna ha una voce, ha, quasi, gli stessi diritti dell’uomo dentro e fuori casa, ha accesso all’istruzione, ricopre cariche pubbliche, ha potere di decisione, non ha proibizioni ma..
Ovviamente c’è un ma. Nonostante la donna abbia conquistato tanto in questi anni, per la società è ancora vista come un soggetto debole, incompetente, facilmente influenzabile, da sottomettere e controllare, sottoposto ad abusi domestici e sul lavoro, vittima di relazioni tossiche e pericolose, perseguitata dai pregiudizi e dai preconcetti.
Nulla è cambiato rispetto al passato. Si è ancora lì ad aver paura di camminare per strada da sole, si sta in silenzio anche quando la bocca urla aiuto, si continua ad aver timore di raccontare cosa accade per non aver conseguenze e a coprire tutto con fondotinta e con un bel sorriso stampato in faccia.
L’uomo si è costruito una maschera sociale che fa a botte con il suo mondo interiore. Forte fuori, debole dentro. Debole, sì. Debole perché sembra che abbia paura delle azioni, del potere, della marcia in più che potrebbe avere il sesso opposto. Conseguenza: la miglior cosa da fare è togliere di mezzo il problema. Un problema, che ha/ aveva un nome, ha/aveva una vita, ha/aveva dei progetti, ha/aveva fiducia in qualcuno che le ha tolto la libertà e la vita.
Il silenzio non è la risposta ad ogni cosa. Stop alla violenza sulle donne.
Chiamate 1522 per parlare, per un consiglio, per chiedere aiuto.

 

Foto di semprepiusu03, Pixabay

Federica Tribastone

Classe 1994. Ragusana. Laureata in Mediazione Linguistica e Interculturale e con un master in Global Marketing e Made in Italy, è in procinto di specializzarsi in Scienze Linguistiche per l’intercultura e la formazione. Giornalista pubblicista dal 2020 e Vicepresidente della casa editrice “Operaincerta Editore”, da anni collabora con diverse testate giornalistiche e si impegna a promuovere la cultura nel territorio non solo Ibleo ma anche siciliano.

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