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Fiore non ancora dischiuso

Liliana Sinagra 14 febbraio 2024


“Piantiamola” mi ripeto. Rifletto. Ho bisogno di chiarirmi le idee e allora che posso fare se non abbandonare tastiera e PC per affacciarmi dal mio terrazzo?
Mi godo un panorama spettacolare, ma no, fermi, vi state sbagliando, il mio terrazzo non è quello di un palazzo in centro o nel sacco di Palermo, il mio terrazzo interseca il pendio di un monte che ricorda “un vecchio saggio”! Il monte che saldo e maestoso ha visto bruciare la gloriosa Himera e poi secoli e secoli dopo, la fine della chimera industriale in questa zona della Sicilia! Manco fosse l’unica!
Il mio sguardo chino sulle chiome degli ulivi lentamente cambia inclinazione, tra case sparse, bestie al pascolo, vegetazione mediterranea giunge sull’autostrada Pa-Ct, poi agli scheletri delle fabbriche e alle ciminiere dell’Enel. Finalmente incontra l’azzurro del mare e lì faccio un respiro a pieni polmoni, come se quelle ciminiere nel frattempo avessero tappato le mie narici.
Nelle giornate serene vedo le isole Eolie, la sensazione è di poterle toccare, non le distinguo ma segnano lo stacco tra il mare e il cielo. Ruoto lo sguardo e scorgo in lontananza il golfo di Cefalù, osservo ancora e mi imbatto in un altro grosso segno di umana presenza: un grande edificio bianco posto su un costone, meta di vacanze estive e festosi banchetti. La mia rotazione ormai è quasi completa, ai piedi delle imponenti Madonie: la valle del Torto.
Vi scorre in mezzo, dominato dal masso di Pietralunga, un fiumiciattolo a carattere torrentizio, lungo 64 km che ancora oggi sa stupirci per le sue improvvise esondazioni causate dalle violente piogge che a volte danneggiano anche i campi di carciofi. Un fiume che trascina lungo il suo tragitto la storia di tutti i paesi che vi si affacciano, storia e leggende.
In questo periodo gli agricoltori di questa vallata, come api laboriose, sono impegnati nella raccolta di sua maestà il Carciofo (ma non solo), un ortaggio di cui mangiamo la parte che fiorisce o meglio il fiore non ancora dischiuso, dopo averlo cucinato in mille modi diversi, anche “sbattutu o’ muru” ironizzo sempre io!
In origine qui da noi, si coltivava solo quello spinoso, ma per poter raccogliere il prodotto per un periodo più lungo, verso la fine degli anni novanta si cominciò a coltivare anche quello senza spine, che oggettivamente ha un sapore diverso dallo spinoso, è più dolciastro, meno inteso. Insomma come dice sempre mia mamma, per una frittata anche il carciofo senza spine va bene, ma se vuoi preparare un primo di gran gusto, ormai diffuso in tutte le trattorie, allora devi prendere lo spinoso e soprattutto mi raccomando “che sia quello di Sciara”!
Ora lo avete capito da dove sto scrivendo? Sì, proprio da un paesino della provincia di Palermo di appena 2.700 abitanti, che, ironia della sorte, per spiegare dove si trova, ci costringe a citare il paese che più di tutti nella storia del carciofo in questo territorio, ci ha fatto concorrenza: Cerda! Famosa anche per la Targa Florio, la più antica corsa automobilistica del mondo. Onore agli agricoltori di tutta la valle per questa strepitosa produzione agricola, ma devo riconoscere che i nostri dirimpettai con la data fissa per la sagra, che ricorre il 25 aprile e il trionfale monumento del carciofo ormai stabilmente nella loro piazza, sono stati più bravi a promuovere questo prodotto agricolo, facendolo conoscere in tutta Italia. Quindi in sintesi quando devo spiegare dove vivo e citando il nome del mio paese, il mio interlocutore mi guarda sbigottito, aggiungo: il paese di fronte Cerda! Detto questo nome, come fosse parolina magica, ho conferma che lor signori hanno capito dove si trova! Credo che a questo punto, più che continuare questo articolo con una mia noiosa e brevissima biografia, sia più utile tornare al primo di gran gusto: “pasta ricotta e carciofo spinoso di Sciara”.
Per prima cosa, procuratevi la quantità di carciofi che più vi piace, il cosiddetto “fascio” è composto da 20 fiori, compresi “pampini” e “trunzi” (occhio che poi dovrete smaltire gli scarti nell’umido, sono ingombranti!), poi limoni per acidificare l’acqua dove immergerli dopo averli ripuliti dalle foglie esterne e dalle punte, tagliandoli prima in quattro spicchi e poi a spicchietti. Non appena avrete tagliato il cuore del carciofo in quattro, verificate che non ci sia la barbetta interna, eventualmente rasatela ehmm toglietela! Mentre i carciofi sono immersi in acqua e limone, tagliate a pezzettini piccoli la cosiddetta “cipuddietta”, la stessa con cui si fanno i mangia e bevi per la grigliatona del 25 aprile, quando non siete impegnati ad andare alla sagra! Ecco, mi sento di affermare che questo è l’unico tipo di cipolla che accompagna bene il carciofo in tutte le sue preparazioni! Dunque, carciofi a spicchietti (sciacquati e ben scolati), cipuddietta tagliata a pezzettini piccoli, olio di oliva nostrale, tegame basso con coperchio e via tutti gli ingredienti in cottura con l’aggiunta di un fondo d’acqua. La fiamma non deve essere alta e di tanto in tanto bisogna girare i carciofi per non farli bruciacchiare, quando avranno raggiunto la croccantezza che più vi piace, bisogna solo aggiungere sale e pepe nero q.b.
A cottura completata, si spegne il fuoco e si lascia il tegame con su il coperchio. Nel frattempo che la pasta che avete scelto cuoce (come formato vanno bene fusilli, casarecce, pennette rigate o tagliatelle), schiacciate con la forchetta la ricotta di pecora freschissima che vi sarete procurati sempre qui da noi, a Sciara, sì il paese di fronte Cerda! Prima di scolare la pasta mettete da parte un po’ di acqua di cottura, può servire se il vostro primo dovesse risultare asciutto! Io preparo questo piatto, condendo in primis la pasta ben scolata con i carciofi spadellando il tutto per pochissimo tempo e aggiungendo solo alla fine e a poco a poco la ricotta schiacciata con la forchetta; questo passaggio va fatto decisamente a fuoco spento. Prima di servire aggiungo anche un filo d’olio a crudo. Anche la mentuccia, specie se selvatica può dare un tocco in più a questo primo! Ci tengo a raccontare che a Sciara oltre ai carciofi, abbiamo tantissime bellezze naturalistiche come la Riserva Orientata del Monte San Calogero, in cui vi sono il sentiero della Suvarita, il sito archeologico di Mura Pregne, un dolmen, opere d’arte contemporanea come l’altare e il crocifisso della Parrocchia Sant’Anna dello scultore Arnaldo Pomodoro, il museo etnoantropologico e delle tradizioni che custodisce gli oggetti della civiltà contadina e una mostra fotografica di Nicola Scafidi dedicata a Salvatore Carnevale e a sua mamma Francesca Serio, dei recentissimi murales realizzati in tre punti del paese ed infine la Chiesa Madre e la piazza Castelreale su cui svetta il Castello di Sciara che fu dimora della famiglia Notatarbatolo Cipolla. L’omicidio del sindacalista Salvatore Carnevale, avvenuto il 16 maggio 1955, per varie vicissitudini ebbe risonanza in tutta Italia, il poeta Ignazio Buttita compose per lui, il famoso Lamentu pi la morti di Turiddu Carnivali, che affidò al grande cantastorie Ciccio Busacca. Anche Carlo Levi scrisse di questo omicidio nel suo libro Le parole sono pietre. I fratelli Taviani e Orsini nel 1962 girarono il film “Un uomo da bruciare”, in cui fu Gian Maria Volontè ad interpretare il ruolo di Turiddu, memorabile anche la partecipazione al film di Turi Ferru. Il paese durante le riprese divenne un gran set cinematografico e molti furono gli sciaresi che parteciparono come comparsa al film.
Il 3 febbraio scorso, i contadini di Sciara al volante dei propri trattori, hanno atteso i colleghi di Caccamo proprio in piazza Castelreale, per poi procedere lungo la provinciale e dirigersi al punto di incontro presso la zona industriale di Termini Imerese per la manifestazione di protesta contro le politiche europee in materia del “Green Deal” e contro le recenti manovre del Governo nazionale. Anche dagli altri paesi del circondario si sono mossi con i trattori, da Cerda, da Aliminusa da Montemaggiore, da Trabia, da Termini Imerese, tutti uniti e tutti infine raggruppati “agricoltori” e “allevatori” insieme per protestare. Sentire i clacson dei trattori in marcia, vederli sfilare con cartelloni, manifesti e bandiere, in questi anni dove il popolo resta a testa bassa a subire soprusi e restrizioni di ogni genere è stato importate, perché questa nostra terra vogliamo che continui ad essere coltivata garantendo la dignità dei suoi lavoratori e perché le nostre origini e il nostro futuro, non possono esseri cancellati da politiche scellerate che non si prendono cura dell’ambiente, che distruggono l’economia locale e che mirano a risultati strettamente legati a processi industriali e a business fuori controllo. Protesta dei trattori, così viene chiamata, in tutta Italia e anche in Germania! È bastato il rumoroso passaggio dei tanti trattori diretti alla zona industriale di Termini Imerese, per farmi pensare agli scioperi organizzati da Salvatore Carnevale per i diritti dei braccianti di Sciara, è stato come se il suo coraggio a distanza di quasi 69 anni si fosse manifestato ancora!
https://www.comune.sciara.pa.it/salvatore-carnevale/
https://www.comune.sciara.pa.it/luoghi/bellezze-naturali/riserva-naturale-orientata-monte-san-calogero/
https://www.comune.sciara.pa.it/luoghi/aree-archeologiche/sito-archeologico-di-mura-pregne/


Liliana Sinagra

Liliana Sinagra, classe '78, libera professionista nel campo dei servizi tecnici nella vita lavorativa, fin da ragazzina scopre la sua passione per il teatro in una compagnia amatoriale e nel tempo frequenta una scuola triennale di teatro contemporaneo presso il Teatro Zeta di Termini Imerese (Pa). Con all'Associazione Culturale Kairòs di Sciara (Pa) cura la regia di commedie dialettali portate in scena dagli adolescenti del proprio paese. Curatrice degli eventi del Festival del Torto Nella Valle dei Racconti fin dal 2019, nel 2021 viene nominata vice presidente dell'Associazione Culturale Nella Valle dei Racconti che si occupa dell'organizzazione dell'omonimo festival e della promozione culturale del territorio della valle del fiume Torto. Sensibile alle tematiche sociali, ha ideato vari progetti artistici, tra cui un video contro il femminicidio realizzato con gli attori del Teatro Zeta e la fotografa Olga Flaccomio. Coordinatrice delle ultime due edizioni del Dedalo Festival di Caltabellotta (AG) accanto al direttore artistico Ezio Noto.

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