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Piantiamo la vita

Antonio Barone 14 febbraio 2024


Carissime lettrici e affezionati lettori,
non so quante e quanti di voi sappiano dell’esistenza e conoscano il contenuto di una legge dello Stato, la L. 113 del 1992, nota anche come la L. 113 Cossiga-Andreotti, dal nome, il primo, del Presidente della Repubblica e da quello, il secondo, del Presidente del Consiglio in carica quando la legge venne promulgata, con cui si impegnavano (e si impegnano ancora oggi) i Comuni a piantare degli alberi per ogni bambino nato o adottato nel corso dell’anno, allo scopo di incentivare i parchi urbani e le aree verdi all’interno delle città e dei piccoli centri e così contrastare il preoccupante fenomeno del disboscamento.
La legge, a differenza del panorama politico odierno, non era stata promossa e pubblicizzata dal clamore mediatico che oggi, invece, viene riservato ad ogni piccola o grande iniziativa anche solo progettata per la salvaguardia e l’incremento del verde pubblico.
La legge 113, per quei tempi fu, senza dubbio, rivoluzionaria, perché aveva il fine nobile di voler sensibilizzare tutti – amministratori lungimiranti e cittadini partecipi alla “cosa pubblica” – sul tema della qualità dell’ambiente, e quindi della vita, nella prospettiva di voler garantire un futuro migliore alle nuove generazioni. Secondo un calcolo statistico, se fosse stata applicata in maniera capillare in tutto il territorio nazionale e non “a macchia di leopardo”, come purtroppo è accaduto, e calcolando per quegli anni una media di 400mila nati all’anno, oggi nel nostro Paese dovremmo avere almeno 12 milioni di alberi già adulti, delle vere e proprie “piccole Amazzonie”.
Purtroppo, come spesso accade nel nostro Paese, ventuno anni dopo, cioè nel 2013, nello stesso anno in cui veniva istituita la “Giornata degli alberi”, la L. 113 venne modificata ma in senso peggiorativo, limitando l’obbligo della piantumazione degli alberi ai Comuni con una popolazione superiore ai 15mila abitanti. E, nonostante siano diminuite e continuino a diminuire le natalità (i dati Istat registrano, purtroppo, il preoccupante trend della denatalità: dai 400.249 nati registrati nel 2021 si è passati ai 393mila nel 2022), ci sono piccole e grandi realtà urbane che continuano a credere e a scommettere nel binomio bambini/alberi.
Ad una maggiore sensibilizzazione riguardo la salvaguardia del Creato ha dato un notevole contributo l’enciclica “Laudato si’” di Papa Francesco sulla “cura della casa comune” del 2015 e il Manifesto di Assisi, siglato nel 2021 nella città natale di San Francesco, patrono dell’ecologia, “per un’economia d’uomo contro la crisi climatica”.
A partire da quegli anni e tenendo come linee guida quei documenti, associazioni di cittadini, enti culturali, realtà ecclesiali hanno iniziato e continuano a lavorare per proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile del nostro fragile ecosistema, cercare inoltre di arrestare il degrado e la perdita delle molteplici biodiversità presenti nel nostro Paese, e contribuire così alla realizzazione di città e comunità sempre più “green”.
Dobbiamo acquisire la consapevolezza che i grandi cambiamenti possono avvenire partendo dalle piccole azioni. Quindi la realizzazione di questa iniziativa “Un albero per ogni bambino nato o adottato”, con il suo forte valore simbolico, può diventare un segno concreto e tangibile per le nuove generazioni, che vengono così educate sin dalla nascita alla cura del Creato.
Fermandomi al solo caso della nostra Sicilia, da alcuni anni una realtà ecclesiale come l’Ordine Francescano Secolare (OFS) sta portando avanti in sinergia con alcune amministrazioni comunali il progetto regionale “Un albero per ogni bambino neonato, adottato o affidato”, aggiungendo ai bambini nati e adottati anche quelli che vengono dati in affido temporaneo.
Nonostante la limitazione introdotta con la modifica della Legge 113 del 2013, questo non impedisce che si possa, comunque, proporla a ogni Comune dell’Isola, cercando di sottolineare alle amministrazioni locali l’importanza del legame tra “custodire il Creato” e “le nuove generazioni”. In quanto cittadini siamo chiamati a rispettare e prenderci cura dell’ambiente, soprattutto in nome e per conto delle nuove generazioni verso le quali abbiamo l’obbligo di consegnare “un Mondo migliore di come l’abbiamo trovato”, a partire proprio dal territorio in cui quotidianamente viviamo e operiamo.
Quindi, impegniamoci a piantare la vita!

Foto di Rommel Diaz, Pixabay

Antonio Barone

Vive a Licodia Eubea, piccolo centro della provincia catanese, nel comprensorio dei Monti Iblei. Da 35 anni lavora nel mondo della scuola come docente di materie umanistiche nei licei. Scopre la scrittura durante gli anni universitari, come naturale espressione del proprio mondo interiore e della relazione con l’Altro, alternando la scrittura poetica a quella dei racconti. Ha curato, inoltre, la prefazione e la presentazione di numerosi libri e la realizzazione di numerose mostre.

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