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La mente di chi legge fumetti

Giovanni Giampiccolo 14 settembre 2023


Ancora oggi (precisamente una settimana fa) una signora, vedendo che avevo dei fumetti in mano, mi ha detto: «Ancora leggi fumetti, alla tua età?» Possibilmente se avessi avuto in mano una rivista porno non avrebbe detto nulla (snort!) È ancora difficile in Italia superare un certo pregiudizio sul fumetto visto come opera di puro intrattenimento rispetto alla lettura più importante dei libri, anche se sono sicuro che chi la pensa così è uno scarso lettore e frequentatore di librerie, tout court. Eppure il fumetto, che è stato dato tante volte per morto, anche dagli addetti ai lavori, ha numeri di vendita notevoli, e nonostante la chiusura di tante edicole; anzi forse proprio per questo, ha trovato nuovi spazi nelle librerie, raggiungendo uno status forse più adulto.
Io ho sempre pensato che chi legge fumetti ha una marcia in più, perché impara da subito a unire e comprendere più linguaggi diversi contemporaneamente, scrittura e disegno, allargando e allenando la mente. Il fumetto, come forse anche la letteratura gialla anch’essa considerata minore, si presta molto bene a raccontare il presente, le nostre paure e incubi, le guerre che avvengono fuori dalla nostra Italia, il cambiamento climatico, come ha fatto Zerocalcare, raccontando la tragedia dei Curdi in Kobane Calling, e ancora meglio Joe Sacco con i suoi volumi sulla Palestina e gli aborigeni del Canada in Tributo alla Terra dallo stile tipico asciutto del grande reporter ma attraverso il linguaggio dei fumetti.
Tante volte mi capita di vedere a scuola alunni, non sono molti ma ci sono, che invece di giocare con lo smartphone durante la ricreazione, leggono fumetti, anzi i loro amati manga, opere che rispondono molto bene al loro bisogno di leggere i sentimenti di altri adolescenti della loro età. I Manga sono ormai il fumetto più venduto in Italia e non esiste libreria o fumetteria che non abbia uno scaffale con tutti i generi di questa produzione giapponese che è enorme e spazia in tutti generi. Uno dei grandi meriti del Manga, a mio parere, è quello di raccontare, come forse non si fa più in letteratura, grandi storie che si svolgono in migliaia di pagine, tenendo il lettore attaccato alla pagina per decine di volumi, come forse facevano i lettori dell’Ottocento leggendo a puntate i romanzi di Dickens o di Dumas (considerati anche loro all’epoca robaccia) o i nostri genitori le selezioni dal Reader’s Digest.
Penso che il fumetto ci mantenga più giovani senza alchimie farmacologiche e operazioni chirurgiche, mantenendo un legame più stretto con le nuove generazioni che sono molto più sensibili e attente di quello che possiamo pensare. Quando parlo con le mie alunne dei fumetti che stanno leggendo non esiste discontinuità tra le generazioni, ma solo ascolto e sorriso, perché diventa condivisione di un universo comune.
Leggendo e curiosando sul WEB si parla spesso di terapia del fumetto e di suo uso nella didattica a scuola. Non sono uno psicologo né un teorico della didattica, ma da sedici anni insegno “sostegno” nella scuola pubblica e vivo tra gli alunni da venti anni; posso dire con certezza che l’introduzione del fumetto nella scuola può servire se sono gli alunni stessi ad utilizzare questo linguaggio, come faceva già nei primi anni settanta la mia maestra Concetta Scribano alle elementari, trasformandoci in grafici e piccoli editori, dotati di ciclostili e colori a tempera in classe.
Il fumetto può essere molto utile anche nella didattica differenziata con gli alunni diversamente abili, se si propongono fumetti brevi con un linguaggio molto semplice, altrimenti diventa un tentativo inutile o anche dannoso, proprio per la sua complessità, che paradossalmente proprio l’alunno con problemi cognitivi avverte con più forza degli altri.
Non potevo concludere questo articolo senza condividere due proposte di fumetti che io ritengo molto attuali e adatti al tema di questo mese: la mente.
Proprio in questi giorni è venuto a mancare uno dei fumettisti italiani più geniali: Carlo Ambrosini, disegnatore dallo stile inconfondibile e creatore del personaggio di Napoleone Di Carlo, albergatore svizzero, investigatore dilettante, ma soprattutto tormentato da tre personaggi frutto del suo inconscio che vivono di vita propria e che rappresentano, accanto alla sua vita reale spesso segnata da omicidi e crimini efferati, il piano onirico e metaforico con cui è costretto a dialogare per non impazzire. Nelle sue cinquantaquattro storie edite da Sergio Bonelli Editore, piccoli capolavori che vado a rileggere sempre con piacere, Napoleone ci racconta l’importanza dell’immaginazione, della sensibilità e della ricerca personale sullo sfondo di una Ginevra sempre molto grigia e mortale.
La seconda proposta è molto diversa, a partire dalla sua creatrice Fumettibrutti, al secolo la catanese Josephine Yole Signorelli, forse la migliore della sua generazione di fumettari, che con la Trilogia Esplicita (Romanzo esplicito, P. la mia adolescenza trans e Anestesia – edito da Feltrinelli Comics) racconta la sua autobiografia, usando uno stile molto scarno ed efficace, ma soprattutto pieno di vita e totale onestà intellettuale.

Giovanni Giampiccolo

Giovanni Giampiccolo è nato a Ragusa il 31 marzo 1966. Laureato in Ingegneria, svolge la professione libera da 25 anni e insegna dal 1998. È autore di vari articoli sul mensile Operaincerta, dove ha tenuto una rubrica sui libri (“ex libris”), e interviste ad autori italiani del Jazz da Javier Girotto a Danilo Rea. Ha pubblicato insieme a Emanuele Cavarra il fumetto western La Carovana del Destino su soggetto dell’architetto Miccichè.

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