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I Nostoi degli eroi greci

Marinella Tumino 14 settembre 2023


Per gli antichi greci i nostoi erano i viaggi del ritorno a casa dopo aver compiuto imprese epiche al termine di guerre travagliate e strazianti; i ritorni più noti sono quelli intrapresi dagli eroi greci al termine della guerra di Troia. Il ritorno viene percepito da loro come un sogno bramato a lungo, un miraggio che talvolta sembra irraggiungibile. Da una guerra, ovviamente, si torna diversi, segnati in profondità nell'io, con una percezione diversa dell'esistenza e dei valori connessi, a causa degli orrori e delle brutalità vissute. Non a caso Odisseo, quando alla corte dei Feaci sente il canto di Demodoco, che narra le imprese degli eroi a Troia, scoppia in lacrime, al ricordo di tanti dolori e sofferenze (Od. 8, vv. 521 e seguenti).
Quello di Ulisse è un viaggio (e un ritorno) fisico e interiore; è una metafora della vita. Il nostos, il ritorno a casa, si realizza attraverso un viaggio lungo e avventuroso attraverso l’ignoto, affrontando prove impegnative che portano a misurarsi con i propri limiti e a superarli, e consentono di sfidare le proprie ombre e i propri fantasmi.
Il viaggio di ritorno presenta una caratteristica ben precisa: la circolarità del percorso che ha la prerogativa di vivere il viaggio non come fine a se stesso, ma come funzionale per acquisire esperienze e conoscenze superiori. Si tratta di un progresso che si percepisce e si misura solo dal confronto con il punto di partenza, cioè facendo ritorno nel luogo in cui l’individuo possa conoscere la propria nuova identità.
Il nostos, in quest’ottica, implica anche la nostalgeia, la nostalgia, il “desiderio sofferto di tornare” a casa, per ritrovare il proprio mondo, i propri affetti, le proprie radici, ma soprattutto se stessi.
È un continuo muoversi in avanti per il desiderio di tornare indietro, indietro verso la patria, la nostra Itaca fisica e interiore. Indietro verso l’archè, l’origine del tutto.
Il viaggio di ritorno è anche quello nel tempo della memoria, nei ricordi che rendono vivo e presente il passato.
Ebbene, questi ritorni riguardano anche la nostra esistenza e non solo quella degli eroi epici; tali ritorni si ripresentano sul nostro cammino come prove da superare, nodi del passato ancora da sciogliere, conflitti rimasti troppo a lungo irrisolti.
Solo una conoscenza più spontanea e più approfondita di noi stessi e delle cose della vita ci consentirà di liberarci da vecchi schemi e vecchie interpretazioni, ci permetterà di rivivere uno stesso vissuto a un livello di consapevolezza e maturità superiori, segnando un nuovo percorso che getti nuova luce sul passato.
Probabilmente, nel nostro viaggio quotidiano alla ricerca della nostra perduta Itaca, come scrive la professoressa Paola Mastrocola, ci servono ali per raggiungere qualcosa di cui ci si è dimenticati, che fa parte di tante vite precedenti, l’antico, il remoto, quel che non conosciamo di noi, si tratta solo di tornare lì, in quei luoghi lontani dell’anima, riappropriarsi di un gesto, di un movimento, delle nostre radici.
Nell'interminabile circolarità del percorso di ciascuna vita, nei perpetui ritorni, ogni meta raggiunta non è che una tappa che segna l'inizio di un nuovo viaggio, che diventa indiscutibilmente un nuovo ritorno.

“Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga,
fertile in avventure e in esperienze (…)
Devi augurarti che la strada sia lunga.
Che i mattini d'estate siano tanti
quando nei porti - finalmente e con che gioia -
toccherai terra tu per la prima volta.

Sempre devi avere in mente Itaca,
raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull'isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada,
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
sulla strada: che cos'altro ti aspetti?”

Kostantin Kavafis

 

Marinella Tumino

Docente di Materie Letterarie presso l’istituto tecnico “Galileo Ferraris” di Ragusa, ricercatrice indipendente nel campo della Shoah, autrice di libri: “Frammenti d’anima”, Giovane Holden Edizioni (2014); “Trame d’inchiostro”, Kimerik Edizioni (2015); “L’urlo del Danubio”, Operaincerta Editore (2018); Profumi d’Istanbul, Operaincerta Editore (2022).

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