Le reunion, i ritorni, nel mondo della musica pop/rock sono abbastanza comuni. Tanti sono stati i gruppi che, dopo essersi sciolti, a volte anche in modo non proprio amichevole, hanno ceduto alle sirene dei dollari (o delle sterline, degli euro, fate voi) e si sono riuniti per uno o più concerti. Tanti, tranne uno. Stiamo parlando degli svedesi ABBA.
Formatisi nel 1970, Benny Andersson, Anni-Frid (Frida) Lyngstad, Agnetha Fältskog e Björn Ulvaeus ne erano i componenti, hanno suonato insieme fino al 1982 quando, probabilmente in seguito al fallimento dei loro matrimoni (Björn si era sposato con Agnetha, Benny con Frida), si sono sciolti.
In oltre cinquant’anni gli ABBA hanno venduto oltre quattrocento milioni di dischi e hanno più volte rifiutato ogni proposta di reunion, anche se allettati da compensi miliardari, come la proposta che ebbero nel 2000: 100 concerti in un tour mondiale, dietro un compenso pari a un miliardo di dollari.
Però, a voler fare i pignoli, anche gli ABBA hanno avuto la loro bella reunion, seppur solo “virtuale”. Nel senso che, se realmente i quattro componenti del gruppo non sono mai più saliti in carne e ossa su un palcoscenico, a farlo ci hanno pensato i loro avatar.
L’idea era venuta, nel 2017, a un imprenditore inglese, Simon Fuller, e il gruppo l’aveva accettata. «Della sua proposta ci piaceva l’idea di essere sul palco senza esserci veramente», aveva all’epoca dichiarato Benny Andersson.
E così ha preso il via il progetto “ABBA Voyage”, un progetto che ha coinvolto un migliaio di artisti specializzati in effetti speciali visivi, coordinati dalla Industrial Light & Magic (ILM) di George Lucas (quello di Guerre stellari, per intenderci) e che ha reso necessario la costruzione di un teatro, la ABBA Arena, realizzata al Queen Elizabeth Olympic Park di Londra.
Nel frattempo, il 5 novembre 2021, era uscito un nuovo album del gruppo svedese, Voyage, cosa che aveva messo in “preallarme” i fans di tutto il mondo.
Ma organizzare uno spettacolo del genere non è cosa semplice e non si realizza in due giorni. Sono stati quindi necessari mesi e tanto lavoro perché il progetto arrivasse al suo completamento.
Ad esempio, per superare i problemi relativi al montaggio, sulla volta dell’arena, del complicatissimo impianto luci (in un concerto se ne utilizza uno soltanto, in questo caso ne sono stati necessari venti), la struttura è stata riprogettata ben tre volte. La messa a punto degli avatar, denominati ABBA-tar, invece ha richiesto un impegno fisico non indifferente anche al gruppo: per circa un mese, tutti i giorni, i quattro ABBA si sono ritrovati ad esibirsi, indossando tute per la “motion capture”, di fronte a 200 telecamere. A 70 anni, però, sul palco non ci si muove come quando ne hai 30, così, terminate le sessioni con gli ABBA “originali”, a muoversi davanti alle telecamere sono stati chiamati i sosia dei quattro. Per replicare le performance ma con un’energia più giovanile.
E alla prima, il 27 maggio 2022, sul palco, a cantare le 22 canzoni scelte, c’erano i quattro ABBA in versione avatar, con una band in carne e ossa ad accompagnarli.
Naturalmente l’evento ha avuto un successo enorme e sono previste repliche fino alla fine di maggio del 2024, con la possibilità di ulteriore proroga fino all’aprile 2026, momento in cui scadrà la concessione rilasciata all’ABBA Arena.
Si tratta del progetto musicale più costoso portato in scena. Almeno fin ad oggi. Costo dell’operazione, circa 175 milioni di dollari.
E se volete acquistare un biglietto per andare a vedere lo spettacolo, e volete spendere poco, sbrigatevi perché i posti più economici, a 63 sterline l’uno, stanno per finire, non ne sono rimasti tanti e li troverete solo per i mesi di aprile e maggio 2024.
Noi, che non andremo, invece ci chiediamo: ma sarà questo il futuro della musica dal vivo? Speriamo di no!
Meno Occhipinti, giornalista e scrittore, è nato a Ragusa nel 1961. È tra i fondatori di questo mensile e ha collaborato con il quindicinale La Città e con il portale di informazione Italianotizie.it
Ha pubblicato i romanzi Le parole sono chiuse (1996) e Fragili legami (1998). È stato l’addetto stampa del Padua Rugby e ne ha raccontato la nascita nel libro Ragusa Rugby, genesi di una passione (2018). Nel 2021, insieme a ‘U Gaddru, ha pubblicato Ragusa grande di nuovo, una raccolta di articoli satirici, e nel 2023 ha pubblicato Interviste, i musicanti, i teatranti, gli altri.
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