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Ritorno alle origini

Baky Meïté 14 settembre 2023


Come forse sapete, la Coppa del Mondo di rugby si svolge in Francia dall'8 settembre al 28 ottobre 2023.
Dopo il fallimento del 2007 e soprattutto 3 finali perse (1987, 1999, 2011) la Francia ci riprova. Per la gioia dei suoi tifosi.
L'eccitazione è reale. E i risultati del team di Fabien Galthié, il selezionatore, ne sono in gran parte il motivo. In 39 partite prima della Coppa del Mondo, i Bleus hanno inanellato 31 vittorie e solo 8 sconfitte. Aggiungete il Grande Slam nel 2022 (cioè essere riusciti a battere tutte le altre squadre nello stesso Torneo delle Sei Nazioni) e capirete perché i tifosi sono così ottimisti e fiduciosi alla vigilia della “loro” Coppa del Mondo.
Un granello di sabbia, però, è venuto a inceppare la macchina che distribuiva allegria.
Per quanto mi riguarda, sarebbe addirittura da considerare un grosso sassolino nella scarpa della squadra francese.
Qualche giorno fa è scoppiato il cosiddetto “caso Chalureau”.
Bastien Chalureau è un giocatore del Montpellier che gioca in seconda linea. Ha debuttato in nazionale lo scorso novembre contro il Sudafrica. È stato uno dei 42 giocatori che hanno preso parte alla preparazione per questa coppa del mondo ma non è stato incluso nei 33 giocatori che prenderanno parte alla competizione. Però, l'infortunio di Paul Willemse, anche lui gioca a Montpellier, gli ha permesso di essere convocato in extremis.
Ed è qui che entra in scena il sasso. Bastien Chalureau è stato punito dalla giustizia francese per aggressione razzista nel 2020. Infatti, il tribunale penale di Tolosa lo ha condannato per atti di violenza con l’aggravante che questi ultimi sono stati commessi a causa della razza o dell'etnia della vittima. È stato punito con 6 mesi di reclusione con sospensione della pena. Bastien Chalureau ha fatto appello contro questa decisione. Se riconosce i fatti di violenza, ne nega il carattere razzista. Le sue vittime, Yannick Larguet e Nassim Arif (due ex rugbisti tolosani), lo accusano di aver pronunciato parole razziste prima dell'aggressione.
Secondo la legge francese, l'appello di Bastien Chalureau sospende per il momento la condanna. Come ogni cittadino francese beneficia quindi della presunzione di innocenza.
È in questa crepa che si è infilata la federazione francese. Permettendogli di indossare la maglia della nazionale sei volte in meno di un anno.
Bastien Chalureau non è un titolare fisso della Francia. È una buona seconda linea, ruvida e aggressiva sul campo. (E avremmo voluto che questa aggressività fosse limitata al terreno di gioco). La sua prima convocazione l'ha avuta al termine della stagione 2021/2022 conclusasi con la vittoria del campionato da parte del Montpellier. È utile ricordare che lo Stade Toulousain, il suo club all'epoca dei fatti che gli sono rimproverati, non aveva esitato a licenziarlo senza mezzi termini a causa dei suoi problemi giudiziari.
Quando, nel novembre 2022, è stato chiamato dai Bleus (1), si sono levate voci contro questa convocazione. Ma erano poche. I media non hanno messo in evidenza la notizia, si sono limitati ai trafiletti oppure l’hanno diffusa solo nel microcosmo del rugby. E nessuno ha ritenuto opportuno, all'epoca, porre domande alla nazionale francese sull’opportunità di selezionare di un giocatore condannato in primo grado.
L'effetto lente d'ingrandimento della Coppa del Mondo di rugby ha dato l’occasione ad alcuni di tirare fuori questo dossier dall'armadio. A cominciare dai politici di sinistra. Alla ricerca di un recupero di credibilità politica, hanno chiesto l'esclusione di Bastien Chalureau dal “gruppo Francia” al Ministro dello Sport Amelie Oudéa-Castera. Come spesso accade, la macchina mediatica è impazzita. A scoppio ritardato questa volta.
E a pochi giorni dall'inizio della Coppa del Mondo, Fabien Galthié e il suo capitano Antoine Dupont, in conferenza stampa, sono costretti a rendere conto rispetto alla selezione di Bastien Chalureau.
La Francia del rugby si infiamma. E si divide. Alcuni vedono una destabilizzazione per la squadra francese. Per loro è un argomento irrilevante, la più importante è la Coppa del Mondo. E Bastien Chalureau è innocente. Molti tifosi francesi lo sostengono e non ritengono che le sue parole e la sua condanna siano degli ostacoli alla sua selezione.
Altri considerano una vergogna assoluta che Bastien Chalureau indossi la maglia blu. Che dovrebbe essere escluso da questa squadra. Che il razzismo non è un argomento che si possa tollerare in rapporto alle qualità sportive dell'accusato.
I social giocano il loro ruolo in questa polarizzazione del pensiero. E spesso vediamo emergere il peggio di ciò che l'umano ha da offrirci.
Tutti coloro che hanno osato opporsi alla sua selezione e parlare del razzismo a cui si è attaccato il giocatore sono vilipesi da commenti... razzisti. Siamo al paradosso...
In questo contesto, l’Adidas, il futuro fornitore della squadra di rugby francese, ha lanciato il suo nuovo spot commerciale. Con i più importanti giocatori di questa squadra (Woki, Dupont, Penaud...) e i giovani scelti per la loro “diversità”. Nel video si vede anche una ragazza con il capo velato.
E, come previsto, una marea di commenti razzisti, sessisti e xenofobi. Alcuni tifosi pensano che non sia il loro rugby. Perché non ci sono né il basco, né le baguette, e nemmeno fisarmoniche, paesini e prodotti tipici. Perché il loro rugby non si gioca accanto a palazzi dove abbiamo parcheggiato gli immigrati arrivati a fine anni settanta. E perché il loro rugby non dovrebbe assomigliare al calcio... Da vomitare.
Per la cronaca, mio nipote Zaky, una delle persone di cui parlo nel mio libro Gli stracci blu, ha fatto parte di quello spot. Era felice e orgoglioso di essere stato accanto ai giocatori della squadra francese durante le riprese.
La Coppa del Mondo è iniziata subito per la Francia. Contro gli All Blacks. L'8 settembre, allo Stade de France. A Saint-Denis, città di periferia con una popolazione composta quasi per intero da immigrati.
Con questi due casi, il rugby francese, nel suo insieme, dovrà fare il suo esame di coscienza. Si dice spesso che la vittoria unisce e riunisce. Ad Antoine Dupont si augura di sollevare la coppa William Webb Ellis (il nome del trofeo) per poter riunire un paese sempre più diviso.

(Traduzione dal francese di Meno Occhipinti)

Baky Meïté

Baky Meïté è nato a Parigi 39 anni fa. Ha giocato a rugby a livello professionistico. Tra le altre, ha vestito le maglie del Massy, dello Stade Français e del Carcassone. Ha scritto, Les chiffons bleusGli stracci blu in italiano, nel quale ha raccontato la sua storia durante il primo lockdown. 

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