Agosto 2003

LURRIE BELL

Tracce di Blues


Lorenzo Vecchiato

Dote fondamentale del bluesman dev'essere la sincerità, intesa come chiarezza d'ispirazione e motivazione. Credo sia comune, fra gli appassionati ed i conoscitori del genere, la sensazione che in esso non ci sia molto futuro per i semplici ripropositori, in altre parole per chi si limita a adottarne tecniche e linguaggi offrendone un'interpretazione sterile e didascalica. Stiamo parlando di una musica afroamericana che ha radici e tradizioni ben delineate e riconosciute, ma ciò non significa che per fare del buon blues sia necessario essere neri, poveri, sfruttati o abbandonati - meglio se dalle parti del Missisipi. Ciò che veramente conta, al di la' della provenienza geografica, è la capacità di trasmettere emozioni, magari racchiudendole nell'energia di una sola nota. Chi ha degnamente raccolto il testimone in tal senso è senza dubbio il chitarrista e cantante Lurrie Bell, la cui storia personale incarna pienamente la figura del bluesman per come la intendiamo. Nato nel 1958 a Chicago - città blues per eccellenza - e figlio d'arte dell'armonicista Carey Bell, comincia precocemente il suo viaggio musicale circondato dagli altrettanto talentuosi fratelli. In questo stimolante clima familiare, ed a contatto con figure leggendarie quali Eddie "Playboy" Taylor, Big Walter Horton, Eddie Clearwater e Pinetop Perkins, Lurrie matura uno stile originale guadagnandosi la considerazione ed il rispetto di molti dei suoi idoli, ed arrivando ad essere considerato il miglior chitarrista blues della sua generazione. Dopo l'iniziale gavetta che lo porta a suonare spesso col padre, fa il suo debutto discografico nell'album di Eddie C. Campbell "King of the Jungle", del 1977. Poco dopo, insieme all'armonicista Billy Branch ed al figlio di Wille Dixon, Freddie, forma i Sons Of Blues con i quali gira il mondo per diversi anni, raccogliendo consensi per la miscela di tradizione e modernità che il gruppo sa proporre. Seguirà un'altra importante esperienza come chitarrista della band di Koko Taylor in diversi tours mondiali. A questo punto la carriera del giovane ma già famoso bluesman subisce una brusca interruzione. L'insorgere di problemi psichici, aggravati dalla durezza e dagli eccessi della vita on the road, lo relegano ai margini della realtà musicale - e non solo. I demoni del blues cominciano a fargli visita ma, a differenza del suo leggendario predecessore Robert Johnson, Lurrie non riesce a scendere a patti con loro. È un periodo di isolamento e di stenti, durante il quale passa lungo tempo senza un posto fisso dove dormire e senza nemmeno possedere una chitarra; malgrado ciò la sua passione per la musica rimane intatta. Quando riesce a mettere le mani su di un qualsiasi strumento preso a prestito, il pubblico dei locali dove s'aggira rimane impressionato dalle sue interpretazioni dei classici, salvo dopo vederselo di fronte a mendicare i soldi per le sigarette. Tuttavia la considerazione nei suoi confronti come musicista rimane immutata, unita al profondo rispetto per il coraggio dimostrato nell'affrontare questi difficili e nebulosi anni. Il suo primo lavoro discografico come leader è "Everybody Wants to Win" del 1989, ma solo nella metà degli anni '90, con l'aiuto anche di alcuni amici e musicisti riesce a riaffacciarsi concretamente sulla scena, e tale ritorno è sancito nel 1995 dall'uscita di "Mercurial Son" che ci consegna una raccolta di brani limpidamente interpretati. Altrettanto validi seguono nel 1997 "700Blues" e nel 1999 "Blues Had a Baby", mentre il suo ultimo lavoro in ordine di tempo è "Cuttin' Heads" uscito nel 2001. Assistere ad un concerto di Lurrie Bell, che è stato in Italia varie volte negli ultimi anni, è un'esperienza coinvolgente. Si può cogliere nell'aspetto, nelle smorfie che sembrano scuoterlo e trasfigurarlo, la possessione di una musica profondamente radicata nel suo animo tormentato. Lo stile chitarristico, tagliente e penetrante, spicca per fantasia e singolarità. In pieno possesso della lezione dei grandi maestri, Lurrie ha sviluppato un fraseggio volto continuamente all'ispirazione del momento, ed è quindi raro sentirlo suonare due volte un brano nello stesso modo. Tali doti strumentali unite al canto evocativo, a volte strozzato, rappresentano al meglio la ricerca di un'espressività primordiale che rifugge da orpelli e compromessi. Ha detto: "Sono nato per essere un musicista blues, suonerò blues per tutta la mia vita. Il blues è parte della mia tradizione e della mia vita, parte della mia famiglia e di come sono cresciuto". Così Lurrie Bell continua oggi il viaggio fra chi ama questa musica, fronteggiando i suoi demoni blues. Alcuni giorni sono meglio di altri, la battaglia continua.